Dopo l'accoglimento del referendum sulla legge elettorale la politica tenta di introdurre anche altri cambiamenti per migliorare il provvedimento che dovrà essere sottoposto al voto dell'aula per l'approvazione.
Primo incontro oggi, nella sede di Civico 10, tra tutti i partiti rappresentati in Consiglio, per tentare di trovare un accordo 'bipartisan', sulla modifica della legge elettorale, fermo restando che, in ogni caso, il provvedimento dovrà contenere i dettami del quesito referendario.
Intanto, mentre si cerca l'intesa, l'iter per la traduzione in legge del referendum è partito. Il Congresso di Stato ha infatti già trasmesso al Collegio Garante il progetto di legge di recepimento e l'esame è atteso il 23 luglio.
Per il 30 luglio è invece fissata la data per l'esame in Consiglio di due distinti progetti di riforma elettorale, presentati, precedentemente, dall'opposizione e dalla maggioranza. Qualora nel frattempo si trovasse l'accordo entrambi i progetti di legge verrebbero ritirati per votare, con procedura d'urgenza, il provvedimento che dovrebbe contenere le modifiche di origine strettamente referendaria – attualmente 'sub judice', in attesa della decisione dei Garanti – e quelle aggiuntive.
Nonostante il comitato promotore del referendum abbia chiesto anche in sede istituzionale di non apportare altre modifiche, oltre a quelle espressamente previste dal quesito, i partiti ci provano e i cambiamenti su cui si ragiona riguarderebbero l'innalzamento del numero delle preferenze ad un massimo di 3; l'eventuale voto di preferenza per gli elettori esteri; l'elevazione della soglia di sbarramento dal 3,5% al 5%; le cosiddette “norme anti-ribaltone”.
Al momento si registrano, tuttavia, sensibilità diverse, sia tra maggioranza e opposizione, che all'interno delle stesse.