Mentre Berlusconi da un drizzone al Pdl in cui vorrebbe una "rivoluzione", il Partito democratico è contro tutti sulla legge elettorale. Il partito di Bersani pretende che si cambi la soglia per il premio di maggioranza approvata al Senato bollandola come una "truffa". E, mentre il governo lavora al decreto per impedire le candidature dei condannati ed incassa la fiducia a Montecitorio sulla stretta alle risorse a disposizione degli enti locali che scatena la reazione di comuni, province e Regioni in difficoltà nel garantire i servizi essenziali, si susseguono gli incontri tra le forze politiche per riuscire a cambiare il sistema di voto dicendo addio al "porcellum" come reclama il presidente Napolitano. Il sentiero è stretto, ed è probabile che si andrà al braccio di ferro direttamente in aula, incrociandosi con la rottura sfiorata tra Governo e partiti sulla legge di stabilità. E mentre Di Pietro perde pezzi con l'addio all'Italia dei Valori di due deputati tra cui il capogruppo a Montecitorio Donadi, e Casini cerca di lasciarsi le mani libere da Pd e Pdl strizzando l'occhio a Montezemolo che ancora non si scopre, i partiti continuano a lavorare alle primarie. Berlusconi non vorrebbe quelle del Pdl. Ma benché le consideri nè salvifiche nè premianti nei sondaggi, non riesce a fermarle per non delegittimare Alfano che non intende rinunciarvi. E allora il Cavaliere vuole uno choc, una rivoluzione dei vertici che porti anche a cambiare il nome del Pdl. E nel centrosinistra Renzi annuncia che se vincerà le primarie non cercherà alleanze nè con Casini nè con Vendola: una prospettiva, quella indicata dal sindaco di Firenze, che Bersani considera irrealistica e fa reagire il governatore Pugliese.
Da Roma Francesco Bongarrà
Da Roma Francesco Bongarrà
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