Giorgio Napolitano dice il suo “non ci sto”. Il presidente della Repubblica reagisce duramente a quella che definisce senza mezzi termini come “una campagna di insinuazioni e sospetti basata sul nulla”, che punta a coinvolgere lui e i suoi collaboratori nella presunta trattativa fra stato e mafia dopo le stragi del 1992.
Alla festa della Guardia di Finanza, il Capo dello Stato conferma di “essere sereno e trasparente”, e che continuerà ad impegnarsi perché su quei fatti la verità venga accertata. Tutte le forze politiche si schierano al fianco di Napolitano. Fini dice no alla “irresponsabile delegittimazione” del Capo dello Stato; Frattini invoca uno “stop immediato alla campagna di veleni” e Casini sottolinea la “correttezza istituzionale del Quirinale”. Unica voce fuori dal coro è quella di Di Pietro: “Non è al di sopra della legge e deve spiegare”, sbotta l’ex Pm. E mentre alla Camera arriva l’ok all’esame sprint, con quattro voti di fiducia la prossima settimana, sulla riforma del lavoro chiesto da Monti in vista del Consiglio europeo di fine mese, sul vertice di domani a Roma tra Hollande, Merkel e Monti, che indica nella lotta all’evasione fiscale la via maestra, e sul governo pesano come macigni le parole di Silvio Berlusconi, che non considera “una bestemmia l'ipotesi che l'Italia esca dall'euro e torni alla lira”, ed attacca il cancelliere tedesco. “Dirlo significa dare un colpo alla schiena a Monti”, sostiene Casini, lasciando intendere l’intenzione del Cavaliere di staccare in qualche modo la spina al governo dei tecnici. Se per il ministro Passera la proposta di Berlusconi “manca di buon senso”, Bersani sottolinea che “per la gente normale tornare alla lira sarebbe un disastro”.
Da Roma Francesco Bongarrà
Alla festa della Guardia di Finanza, il Capo dello Stato conferma di “essere sereno e trasparente”, e che continuerà ad impegnarsi perché su quei fatti la verità venga accertata. Tutte le forze politiche si schierano al fianco di Napolitano. Fini dice no alla “irresponsabile delegittimazione” del Capo dello Stato; Frattini invoca uno “stop immediato alla campagna di veleni” e Casini sottolinea la “correttezza istituzionale del Quirinale”. Unica voce fuori dal coro è quella di Di Pietro: “Non è al di sopra della legge e deve spiegare”, sbotta l’ex Pm. E mentre alla Camera arriva l’ok all’esame sprint, con quattro voti di fiducia la prossima settimana, sulla riforma del lavoro chiesto da Monti in vista del Consiglio europeo di fine mese, sul vertice di domani a Roma tra Hollande, Merkel e Monti, che indica nella lotta all’evasione fiscale la via maestra, e sul governo pesano come macigni le parole di Silvio Berlusconi, che non considera “una bestemmia l'ipotesi che l'Italia esca dall'euro e torni alla lira”, ed attacca il cancelliere tedesco. “Dirlo significa dare un colpo alla schiena a Monti”, sostiene Casini, lasciando intendere l’intenzione del Cavaliere di staccare in qualche modo la spina al governo dei tecnici. Se per il ministro Passera la proposta di Berlusconi “manca di buon senso”, Bersani sottolinea che “per la gente normale tornare alla lira sarebbe un disastro”.
Da Roma Francesco Bongarrà
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