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Marco Nicolini: "Democrazia latente in Russia ma Navalny non è un eroe"

A confronto i componenti della delegazione all'Assemblea del Consiglio d'Europa. Per Marika Montemaggi Mosca soffoca il dissenso e la società civile che lo sostiene ma ci sono casi anche in paesi europei, come quello di Julian Assange

di Luca Salvatori
20 feb 2024
Sentiamo in collegamento Marco Nicolini e Marika Montemaggi
Sentiamo in collegamento Marco Nicolini e Marika Montemaggi

Il caso Navalny fa discutere e il capodelegazione sammarinese all'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa, l'indipendente del Pdcs Marco Nicolini, ha espresso la sua opinione con un post su facebook affermando, tra l'altro, che il dissidente, in realtà, avesse un seguito irrisorio in patria. “La morte di Alexey Navalny è un evento drammatico, tragico, ed è anche un indicatore di una democrazia sempre più latente nella Federazione Russa. Non ci sono, ad oggi, prove che sia stato assassinato ma le condizioni detentive erano davvero dure e paragonabili a quelle dell'Unione Sovietica.

Questo però non deve fare di Navalny un eroe. Non ve n'è la necessità. E' una tendenza tutta occidentale che però instupidisce e polarizza l'opinione pubblica: dire che la ragione è al 100% da una parte e zero dall'altra....In questo caso la ragione non c'entra ma non occorre santificare Navalny, per dire che subito una grave ingiustizia dalla Russia. Navalny non era un eroe...era un imperialista, nazionalista...Era sicuramente d'accordo con l'annessione della Crimea e in gioventù aveva avuto sfumature 'xenofobiche'”.

Diversa rispetto a quella di Nicolini, l'opinione, su Navalny, di Marika Montemaggi, di Libera, l'altra rappresentante di San Marino all'Assemblea del Parlamentare del Consiglio d'Europa. “La morte di Navalny si aggiunge purtroppo alla lunga lista di politici, giornalisti, attivisti, che pagano con la vita il semplice diritto di dissentire ed esprimere una visione diversa. La Federazione Russa ed altri paesi soffocano non solo il diritto di espressione dei leader di opposizione ma soffocano anche la possibilità per la società civile di esprimere sostegno, alimentando un clima di paura e tensione. E' facile pertanto per la propaganda e per qualcuno sostenere che c'è poco seguito per queste persone, quando è impossibile esporsi pubblicamente. I numerosi arresti, parlando da soli.

Come Navalny ci sono tanti altri attivisti e prigionieri politici nel mondo, dall'Iran, alla Cina, al Brasile, al Venezuela ma, ahinoi, anche in paesi occidentali ed europei. Ed è per questo che la nostra attenzione e pressione devono tenersi altissime nelle istituzioni e negli organismi internazionali di cui facciamo parte, per la difesa dei diritti umani. Come ad esempio si cerca di fare per un altro caso che scuote l'opinione pubblica e mi riferisco a Julian Assange”.





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