San Marino Bene Comune, coalizione nata dalla collaborazione fra il PSD e una consistente fetta del Patto, ha dato forma ad una necessità palesatasi negli ultimi tempi: la politica, a fronte delle difficoltà che generano nuove forme di disagio e che ancora non paiono superate, deve trovare punti di unione per governare il cambiamento con autorevolezza, consenso ed esperienza.
Le scorse elezioni del 2008 hanno assegnato a DC PSD ed AP il ruolo di partiti più rappresentativi del paese; come tali abbiamo avviato da tempo una collaborazione costruttiva su temi di assoluta importanza per il futuro, in primis la legge sulla scambio di informazioni e la riforma tributaria, rinunciando ciascuno a qualcosa pur di trovare una sintesi.
La campagna elettorale, a fronte di questo blocco scaturito dalle premesse dette, sta mostrando al contrario una frammentazione mai vista. 11 liste, quasi 400 candidati e una comunicazione decisamente “contro”, per dividere i cittadini: epiteti, accuse, livore, che lasciano presagire che dal 12 novembre in Consiglio lo scontro sarà aspro e acceso.
Il nostro Paese non può permettersi barricate fra categorie, fra anziani e giovani, nuovi e vecchi, lavoratori autonomi e dipendenti, dipendenti pubblici e privati, stabilizzati e precari, perché lo scontro si trasferirebbe per osmosi ovunque, dai luoghi di lavoro alle famiglie, provocando effetti deprimenti per tutti.
Ecco perché dal 12 novembre chiunque sia scelto per governare è chiamato ad un’ulteriore svolta rispetto al passato: impostare una politica nuova, non autoreferenziale ed aperta all’ascolto, che consideri la minoranza come una risorsa e le forze sociali come partner fondamentali per condividere il cambiamento e che soprattutto offra ai cittadini, oggi così attivi e ricettivi nel partecipare alla campagna elettorale, occasioni di aggiornamento, informazione e confronto, perché solo attraverso un nuovo contesto politico e sociale, più consapevole, vinceremo le sfide poste dal presente.
Le scorse elezioni del 2008 hanno assegnato a DC PSD ed AP il ruolo di partiti più rappresentativi del paese; come tali abbiamo avviato da tempo una collaborazione costruttiva su temi di assoluta importanza per il futuro, in primis la legge sulla scambio di informazioni e la riforma tributaria, rinunciando ciascuno a qualcosa pur di trovare una sintesi.
La campagna elettorale, a fronte di questo blocco scaturito dalle premesse dette, sta mostrando al contrario una frammentazione mai vista. 11 liste, quasi 400 candidati e una comunicazione decisamente “contro”, per dividere i cittadini: epiteti, accuse, livore, che lasciano presagire che dal 12 novembre in Consiglio lo scontro sarà aspro e acceso.
Il nostro Paese non può permettersi barricate fra categorie, fra anziani e giovani, nuovi e vecchi, lavoratori autonomi e dipendenti, dipendenti pubblici e privati, stabilizzati e precari, perché lo scontro si trasferirebbe per osmosi ovunque, dai luoghi di lavoro alle famiglie, provocando effetti deprimenti per tutti.
Ecco perché dal 12 novembre chiunque sia scelto per governare è chiamato ad un’ulteriore svolta rispetto al passato: impostare una politica nuova, non autoreferenziale ed aperta all’ascolto, che consideri la minoranza come una risorsa e le forze sociali come partner fondamentali per condividere il cambiamento e che soprattutto offra ai cittadini, oggi così attivi e ricettivi nel partecipare alla campagna elettorale, occasioni di aggiornamento, informazione e confronto, perché solo attraverso un nuovo contesto politico e sociale, più consapevole, vinceremo le sfide poste dal presente.
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