Monti non si sente come Andreotti, e non intende tirare a campare. Davanti alle spaccature nella maggioranza, specie nel Pd, che dopo l’ok alla riforma del mercato del Lavoro potrebbero essere fatali al suo governo, da Seoul il presidente del Consiglio lancia ai partiti un avvertimento chiarissimo: «Se il Paese non si sente pronto per quello che noi riteniamo un buon lavoro non chiederemmo di continuare» a restare, dice, sottolineando però che l'Italia si è mostrata più pronta del previsto. E citando la celebre frase del “divo Giulio” secondo cui per un politico sarebbe "meglio tirare a campare che tirare le cuoia”, il professore sbotta: “Per noi nessuna delle due espressioni vale perché l'obiettivo è molto più ambizioso della durata ed è fare un buon lavoro”.
Il monito di Monti, dopo l’appello del ministro Fornero a “non fare a polpette” in Parlamento la riforma varata venerdì che incassa un sostanziale plauso dai vescovi italiani, si abbatte sulla direzione del Pd. Bersani prova a compattare un partito spaccato, invitando a dare “sostegno convinto al governo” e risposte al “malumore e all'ansia di tanti cittadini soli davanti alla crisi”. Certo, rileva, nella riforma Fornero di lacune da colmare ce ne sono; ma, come osserva D’Alema, “chi voleva spaccare finisce come Willy Coyote”. E anche Alfano, pur ammettendo che il Pdl con Monti paga “un conto salato”, dice no ad un governo a termine, inserendosi sulla scia di Casini, che aveva chiesto ai partiti di darsi una calmata perché “la crisi non è finita”. Anche se Sacconi invoca una “verifica” con i partiti “contro il Vietnam parlamentare”.
Da Roma Francesco Bongarrà
Il monito di Monti, dopo l’appello del ministro Fornero a “non fare a polpette” in Parlamento la riforma varata venerdì che incassa un sostanziale plauso dai vescovi italiani, si abbatte sulla direzione del Pd. Bersani prova a compattare un partito spaccato, invitando a dare “sostegno convinto al governo” e risposte al “malumore e all'ansia di tanti cittadini soli davanti alla crisi”. Certo, rileva, nella riforma Fornero di lacune da colmare ce ne sono; ma, come osserva D’Alema, “chi voleva spaccare finisce come Willy Coyote”. E anche Alfano, pur ammettendo che il Pdl con Monti paga “un conto salato”, dice no ad un governo a termine, inserendosi sulla scia di Casini, che aveva chiesto ai partiti di darsi una calmata perché “la crisi non è finita”. Anche se Sacconi invoca una “verifica” con i partiti “contro il Vietnam parlamentare”.
Da Roma Francesco Bongarrà
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