Si è chiuso il congresso dei Socialisti e dei Democratici che ha dato vita, all'unanimità, alla nuova forza politica del PSD. Nessuna defezione anche nelle votazioni sugli altri documenti congressuali: lo statuto e il Consiglio di Direzione, adottata la mozione conclusiva. Unanimità assoluta anche per la nomina del Presidente, Giuseppe Morganti e del Segretario, Mauro Chiaruzzi.
Fissata al 25 marzo del 2006 la data del primo congresso politico del Partito dei Socialisti e dei Democratici.
La cronaca dell'ultima giornata di lavori congressuali
Ha saputo toccare le corde dell’emozione, della passione, della commozione. Patrizia Busignani, presidente uscente dell’ormai ex partito dei Democratici, in pochi minuti ha sintetizzato tre giorni intensi di confronto ma soprattutto 4 anni di duro lavoro per raggiungere un obiettivo inizialmente sognato, poi auspicato e oggi raggiunto: la nascita di un grande partito della sinistra, la casa comune dei riformisti dove trovano alloggio i due partiti storici della sinistra sammarinese che rinunciano alle rispettive identità per aprire quella che definiscono una fase nuova della politica. “Un risultato grandissimo – dichiara - che abbiamo inseguito per anni. Nessuno ce lo ha regalato ma è il frutto della nostra dedizione della nostra lungimiranza, dell’impegno comune di due partiti che iniziano oggi un nuovo cammino. Fin da domani – aggiunge – dipenderà dal gruppo dirigente proporsi come forza per qualcosa e non contro qualcuno. Non serve discutere rispetto a chi siamo alternativi. Fissiamo noi – rimarca – l’ordine del giorno del dibattito politico nel paese e lasciamo che siano gli altri a dichiararsi alternativi alle nostre proposte”.
E’ un’assise che ha visto una larga partecipazione di giovani, che segna quindi anche un riavvicinamento alla politica dopo un periodo di disaffezione. Lo evidenziano in molti nelle relazioni dal podio, che vede un susseguirsi di riflessioni e di considerazioni, con qualche differenza ma senza alcuna tensione, senza divergenze, senza spaccature; quelle spaccature che invece, alla vigilia, qualcuno si attendeva. A sintetizzare la ritrovata unità le parole di Francesca Michelotti, esponente carismatica di Zona Franca, la corrente interna dell’ex partito dei Democratici, che a sua volta ci si spinge a considerare archiviata: non esistendo più il partito è difficile considerare attiva la sua corrente, a meno che intenda ricostituirsi nella nuova forza politica. Francesca Michelotti non solo smorza i toni, ma manifesta condivisioni e apprezzamenti e ritratta le accuse della prima ora , di una operazione verticistica. “Lo abbiamo pensato – ha detto – quando la sparuta avanguardia era costituita dai alcuni dirigenti ma abbiamo scoperto in seguito che così non era”. Ma il consigliere Michelotti mette in guardia la nuova forza : “L’unità – dichiara - è un mezzo non un fine. Se fosse funzionale solo al consolidamento di esauste alleanza, rischierebbe di bruciare una questione storica per una piccola bega di condominio. E rilancia con decisione il progetto della democrazia dell’alternanza magari – dice – una alleanza con un centro laico, non conservatore, che condivida obiettivi e metodo”. Diversi i messaggi e le aperture dichiarate negli interventi: verso Alleanza Popolare, da Maurizio Rattini e Paolo Bollini, che auspica anche un dialogo con Nuova San Marino, poi dallo stesso ex presidente socialista, Alberto Cecchetti, che elogia AP e invita a considerarla un interlocutore importante. Ad Augusto Casali un messaggio non tanto cifrato arriva da Claudio Felici “Perché – si chiede dal palco del Congresso - non essere qui oggi ed entrare dalla porta principale nel partito unitario e aspettare magari un domani per entrare, inevitabilmente, da una porta di servizio?” Nessuno – rimarca Stefano Macina - è qui per chiudere bottega o per rinnegare il passato; nasce un partito in cui culture diverse convivono e si fondano per creare una società più giusta.
Apprezzamenti all’indirizzo del Governo Straordinario arrivano da molti degli intervenuti. Fabio Berardi li estende alla Democrazia Cristiana per aver saputo affrontare – spiega - insieme ai due partiti della sinistra questa fase complicata e difficile. 'La sfida è notevole ma questo governo – aggiunge - dimostra la volontà di affrontarla positivamente'. Berardi ha invitato Alleanza Popolare a tralasciare polemiche e personalismi e a collaborare, a portare il proprio apporto al cambiamento già avviato. 'Da domani – ribadisce Fiorenzo Stolfi - le nostre responsabilità saranno accresciute. Ci attende un duro lavoro con una maggiore presenza nel paese. A chi ci chiede cosa faremo in futuro – spiega – possiamo solo rispondere che prima si dovranno portare a termine gli obiettivi del Governo Straordinario, poi registrare le convergenze sul progetto San Marino, capire chi condividerà la nostra visione delle cose, e ancora definire la nuova legge elettorale. Solo allora potremmo rispondere. Oggi – conclude Stolfi – possiamo solo dire con chiarezza che il PSD dovrà cercare delle alleanze al centro, ma nulla di più”. Una mozione conclusiva – quella del Congresso - adottata all’unanimità, che adotta il Progetto San Marino, come base programmatica impegnandosi ad aggiornarlo periodicamente con una conferenza annuale e invita a dare piena operatività all’Osservatorio del patto Politico, l’organismo pensato per il rispetto degli aderenti agli obiettivi prestabiliti, definendo anche un codice etico. Sul tema dell’Europa una posizione decisa per un percorso di adesione negoziata e un referendum popolare una volta valutati tutti i pro e i contro. Confermati i passaggi politici già indicati nel programma del Governo Straordinario definito una prova di responsabilità per portare il paese fuori dall’emergenza determinando una decisa inversione di rotta.
Fissata al 25 marzo del 2006 la data del primo congresso politico del Partito dei Socialisti e dei Democratici.
La cronaca dell'ultima giornata di lavori congressuali
Ha saputo toccare le corde dell’emozione, della passione, della commozione. Patrizia Busignani, presidente uscente dell’ormai ex partito dei Democratici, in pochi minuti ha sintetizzato tre giorni intensi di confronto ma soprattutto 4 anni di duro lavoro per raggiungere un obiettivo inizialmente sognato, poi auspicato e oggi raggiunto: la nascita di un grande partito della sinistra, la casa comune dei riformisti dove trovano alloggio i due partiti storici della sinistra sammarinese che rinunciano alle rispettive identità per aprire quella che definiscono una fase nuova della politica. “Un risultato grandissimo – dichiara - che abbiamo inseguito per anni. Nessuno ce lo ha regalato ma è il frutto della nostra dedizione della nostra lungimiranza, dell’impegno comune di due partiti che iniziano oggi un nuovo cammino. Fin da domani – aggiunge – dipenderà dal gruppo dirigente proporsi come forza per qualcosa e non contro qualcuno. Non serve discutere rispetto a chi siamo alternativi. Fissiamo noi – rimarca – l’ordine del giorno del dibattito politico nel paese e lasciamo che siano gli altri a dichiararsi alternativi alle nostre proposte”.
E’ un’assise che ha visto una larga partecipazione di giovani, che segna quindi anche un riavvicinamento alla politica dopo un periodo di disaffezione. Lo evidenziano in molti nelle relazioni dal podio, che vede un susseguirsi di riflessioni e di considerazioni, con qualche differenza ma senza alcuna tensione, senza divergenze, senza spaccature; quelle spaccature che invece, alla vigilia, qualcuno si attendeva. A sintetizzare la ritrovata unità le parole di Francesca Michelotti, esponente carismatica di Zona Franca, la corrente interna dell’ex partito dei Democratici, che a sua volta ci si spinge a considerare archiviata: non esistendo più il partito è difficile considerare attiva la sua corrente, a meno che intenda ricostituirsi nella nuova forza politica. Francesca Michelotti non solo smorza i toni, ma manifesta condivisioni e apprezzamenti e ritratta le accuse della prima ora , di una operazione verticistica. “Lo abbiamo pensato – ha detto – quando la sparuta avanguardia era costituita dai alcuni dirigenti ma abbiamo scoperto in seguito che così non era”. Ma il consigliere Michelotti mette in guardia la nuova forza : “L’unità – dichiara - è un mezzo non un fine. Se fosse funzionale solo al consolidamento di esauste alleanza, rischierebbe di bruciare una questione storica per una piccola bega di condominio. E rilancia con decisione il progetto della democrazia dell’alternanza magari – dice – una alleanza con un centro laico, non conservatore, che condivida obiettivi e metodo”. Diversi i messaggi e le aperture dichiarate negli interventi: verso Alleanza Popolare, da Maurizio Rattini e Paolo Bollini, che auspica anche un dialogo con Nuova San Marino, poi dallo stesso ex presidente socialista, Alberto Cecchetti, che elogia AP e invita a considerarla un interlocutore importante. Ad Augusto Casali un messaggio non tanto cifrato arriva da Claudio Felici “Perché – si chiede dal palco del Congresso - non essere qui oggi ed entrare dalla porta principale nel partito unitario e aspettare magari un domani per entrare, inevitabilmente, da una porta di servizio?” Nessuno – rimarca Stefano Macina - è qui per chiudere bottega o per rinnegare il passato; nasce un partito in cui culture diverse convivono e si fondano per creare una società più giusta.
Apprezzamenti all’indirizzo del Governo Straordinario arrivano da molti degli intervenuti. Fabio Berardi li estende alla Democrazia Cristiana per aver saputo affrontare – spiega - insieme ai due partiti della sinistra questa fase complicata e difficile. 'La sfida è notevole ma questo governo – aggiunge - dimostra la volontà di affrontarla positivamente'. Berardi ha invitato Alleanza Popolare a tralasciare polemiche e personalismi e a collaborare, a portare il proprio apporto al cambiamento già avviato. 'Da domani – ribadisce Fiorenzo Stolfi - le nostre responsabilità saranno accresciute. Ci attende un duro lavoro con una maggiore presenza nel paese. A chi ci chiede cosa faremo in futuro – spiega – possiamo solo rispondere che prima si dovranno portare a termine gli obiettivi del Governo Straordinario, poi registrare le convergenze sul progetto San Marino, capire chi condividerà la nostra visione delle cose, e ancora definire la nuova legge elettorale. Solo allora potremmo rispondere. Oggi – conclude Stolfi – possiamo solo dire con chiarezza che il PSD dovrà cercare delle alleanze al centro, ma nulla di più”. Una mozione conclusiva – quella del Congresso - adottata all’unanimità, che adotta il Progetto San Marino, come base programmatica impegnandosi ad aggiornarlo periodicamente con una conferenza annuale e invita a dare piena operatività all’Osservatorio del patto Politico, l’organismo pensato per il rispetto degli aderenti agli obiettivi prestabiliti, definendo anche un codice etico. Sul tema dell’Europa una posizione decisa per un percorso di adesione negoziata e un referendum popolare una volta valutati tutti i pro e i contro. Confermati i passaggi politici già indicati nel programma del Governo Straordinario definito una prova di responsabilità per portare il paese fuori dall’emergenza determinando una decisa inversione di rotta.
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