Un’ondata di protesta praticamente ignorata dai media nostrani, eppure è esplosa nel cuore della più grande potenza economica mondiale. Migliaia di americani sono scesi in piazza in difesa della spesa sociale e a favore dei diritti sindacali. All’origine di tutto il proposito - espresso tempo fa dal governatore repubblicano del Wisconsin - di imporre una serie di tagli ai dipendenti pubblici, alle guardie penitenziarie e agli insegnanti per far quadrare i conti dello Stato, impedendo anche la contrattazione collettiva per diverse categorie. Dal Wisconsin la rivolta ha contagiato l’Ohio, la Pennsylvania, la Georgia, l’Indiana, il Tennesse, l’Idaho e così via. Cortei colorati, sit-in nei palazzi pubblici, una protesta dura ma senza violenze. Ieri notte la doccia gelata. Con un colpo di mano il Senato del Wisconsin ha approvato il pacchetto normativo anti-sindacato. Per impedire che venisse raggiunto il quorum alcuni senatori democratici avevano addirittura lasciato lo Stato. Non è servito; dal testo del provvedimento sono state stralciate le misure fiscali ed è stata così sufficiente una maggioranza semplice. Fortissime le proteste. E che gli Stati Uniti siano in fibrillazione, a causa del forte debito pubblico, è dimostrato anche dalla decisione presa dal Parlamento dello Utah. Lo Stato si è riappropriato del potere di battere moneta, rendendo legale il conio di monete d’argento e d’oro a livello federale. Un atto di sfiducia nei confronti del dollaro e della Federal Reserve.
Gianmarco Morosini
Gianmarco Morosini
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