Aspettare con pazienza che l'Italia riconosca alla Repubblica di San Marino la sempre più legittima uscita dalla black list, per riprendere un normale corso economico senza la zavorra imposta da Tremonti ben 4 anni fa, sta diventando ogni giorno più difficile da accettare. Il futuro del Titano continua a dipendere da un vicino che sempre meno brilla per autorevolezza e che diventa sempre più ingombrante come tutor del piccolo Stato, designato dall'Unione Europea. Il parlamento italiano è stato, di fatto, delegittimato dalla Corte Costituzionale, che ha dichiarato illegittima la legge elettorale con cui le camere si sono insediate. Tecnicamente, quindi, tutti gli atti politici sarebbero nulli e i parlamentari, sostanzialmente, abusivi. Più o meno la stessa sorte è toccata alla giunta regionale piemontese, dopo che il Tar ha annullato le elezioni regionali del 2010 a causa di irregolarità nel voto. Poi ci sono le 700 firme fasulle raccolte per la lista Formigoni, il cui processo è ancora aperto, anche se nel frattempo alla guida della Regione c'è arrivato Roberto Maroni. Ma l'elenco delle furberie elettorali non si ferma qui. Ci sono i ballottini di Mantova, quelli per i referendum a Milano, che vedono indagata la più giovane assessore provinciale d'Italia, Silvia Garnero, nipote di Daniela Santanchè. E ancora l'indagine sul consigliere provinciale di Monza, Giuliano Beretta della Lega Nord, per 900 firme sospette a sostegno di Maroni. Inciampo sulle firme elettorali anche a Torino e poi a Lodi o per la Regione Lazio. E l'elenco degli imbarazzi potrebbe continuare spostandosi sulle più recenti vicende di intercettazioni del ministro De Girolamo, o altre cadute di stile. Pesante la vicenda Oliverio, che preoccupa anche San Marino. Il commercialista romano con frequentazioni illustri, avrebbe infatti consegnato ai servizi segreti un elenco degli italiani con depositi a San Marino. Stando all'inchiesta condotta dal PM della Procura di Roma, Giuseppe Cascini, Oliveiro sarebbe stato in rapporti riservati con alti prelati, funzionari dell'intelligence e di Equitalia, militari della Guardia di Finanza, politici e imprenditori. Insomma, con l'Italia che conta. Quell'elenco lo avrebbe consegnato nel 2009, guarda caso lo stesso anno in cui Tremonti bolla San Marino come paese non collaborativo. Intrecci, irregolarità, atti non legittimi, tentativi di truffe elettorali. Ma siamo sicuri che sia proprio l'Italia il Paese più adatto a tenere ancora in scacco San Marino ritardando quell'uscita dalla black list che il Titano si è guadagnato sudando le proverbiali sette camicie, come la stessa comunità internazionale ha ripetutamente riconosciuto? Meglio concentrasi sulle rinnovate condizioni e approfittarne per voltare pagina guardando insieme al futuro con maggiore serenità.
Sergio Barducci
Sergio Barducci
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