Un nuovo round di negoziati, il decimo, ed è tuttora stallo nel processo di riforma del Consiglio di Sicurezza. "La riforma di per sè non è una soluzione. L'unica soluzione è una riforma efficace che può essere ottenuta solamente attraverso l'accordo più vasto possibile, senza scadenze artificiali e nell'ambito dei negoziati intergovernativi avviati nel 2008 dagli Stati membri delle Nazioni Unite", ha detto il Rappresentante permanente dell'Italia all'Onu Sebastiano Cardi. Cardi è intervenuto, a nome del gruppo Uniting for Consensus, alla nuova tornata negoziale che si e' conclusa in questi giorni al Palazzo di Vetro. Il tema e' quello che da decenni divide la membership: come adeguare alle esigenze del mondo di oggi il massimo organo di governo dell'Onu fermo su schemi nati dalle ceneri della Seconda Guerra Mondiale. Secondo L'Italia, e secondo il gruppo di Paesi che condividono la posizione italiana, occorre arrivare a un accordo su una riforma che "rifletta gli interessi di una vasta maggioranza degli Stati membri e non aggiunga altri livelli di gerarchia alla comunità internazionale o finisca per esacerbare, anzichè riconciliare, grandi differenze e divisioni". In novembre il presidente dell'Assemblea Generale John Ashe aveva cercato di imprimere una accelerazione al processo, anche in vista della scadenza simbolica dei 70 anni dell'Onu nel 2015, nominando un gruppo consultivo di cinque Paesi: Belgio, Liechtenstein, San Marino, Sierra Leone e Papua Nuova Guinea. La scorsa settimana Ashe aveva trasmesso al coordinatore del processo, l'ambasciatore afghano Zahir Tanin, un "non-paper" di sintesi delle posizioni della membership acccompagnato da una ferma lettera di dissenso del rappresentante permanente sanmarinese Daniele Bodini. Nel corso del negoziato, in cui e' stato approfondito anche il tema del "non-paper", una maggioranza di paesi (Uniting for Consensus, molti africani, Gruppo Arabo, Russia e Cina) si e' pronuciata contro la metodologia e i contenuti di quel documento. Il ragionamento, espresso anche nella lettera di Bodini a Ashe, e' che la riforma del Consiglio deve essere il risultato dei negoziati intergovernativi a cui prenda parte tutta la membership: "L'advisory group deve avere ruolo soltanto consultivo e, non essendo rappresentante di alcuna parte negoziale, non ha ruolo nel negoziato ne' mandato per redigere bozze o semplificare documenti negoziali", aveva scritto il rappresentante sanmarinese.
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