“E’ una legge che non piace: ora speriamo che tutti coloro che hanno manifestato le nostre stesse preoccupazioni le rendano pubbliche”. Così Pasquale Valentini sul giro di confronto che il suo partito, la Democrazia Cristiana, assieme alle forze di opposizione, ha condotto con categorie economiche e sindacati per sapere come la pensano sulla nuova legge di vigilanza sulle attività economiche che arriverà in prima lettura al prossimo Consiglio.
E la minoranza sta valutando l’opportunità di adottare iniziative proprio prime della sessione consiliare di martedì. Nella sede della Dc si sono presentate Anis, Osla, Unas, Usc, Usot e Compagnia delle Opere, seguite dall’Ordine dei Dottori Commercialisti, dal Collegio dei Ragionieri Commercialisti e dai Sindacati, con questi ultimi che ancora non avevano nemmeno ricevuto il provvedimento. Quindi, le associazioni bancarie e finanziarie.
“Le piccole imprese, in particolare –rincara Valentini– si sentono svantaggiate rispetto alle grandi, più aumenta la burocratizzazione più è difficile operare”.
Le preoccupazioni maggiori sono riguardo all’organo di controllo che è diretta emanazione della politica, e il grande potere di intervento che gli è concesso, finanche all’attività bancaria.
“Il dato emerso –conclude Valentini– è che da anni non si vedono investimenti significativi a San Marino, perché l’autonomia dell’economia rispetto al potere politico sono fattori cui gli investitori guardano con attenzione. Con questo provvedimento andiamo nella direzione opposta a quella che abbiamo sempre detto di voler intraprendere”.
E la minoranza sta valutando l’opportunità di adottare iniziative proprio prime della sessione consiliare di martedì. Nella sede della Dc si sono presentate Anis, Osla, Unas, Usc, Usot e Compagnia delle Opere, seguite dall’Ordine dei Dottori Commercialisti, dal Collegio dei Ragionieri Commercialisti e dai Sindacati, con questi ultimi che ancora non avevano nemmeno ricevuto il provvedimento. Quindi, le associazioni bancarie e finanziarie.
“Le piccole imprese, in particolare –rincara Valentini– si sentono svantaggiate rispetto alle grandi, più aumenta la burocratizzazione più è difficile operare”.
Le preoccupazioni maggiori sono riguardo all’organo di controllo che è diretta emanazione della politica, e il grande potere di intervento che gli è concesso, finanche all’attività bancaria.
“Il dato emerso –conclude Valentini– è che da anni non si vedono investimenti significativi a San Marino, perché l’autonomia dell’economia rispetto al potere politico sono fattori cui gli investitori guardano con attenzione. Con questo provvedimento andiamo nella direzione opposta a quella che abbiamo sempre detto di voler intraprendere”.
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