“Un intervento che non si può più rimandare”. Lo aveva detto qualche giorno fa la maggioranza, rilanciando condivisione, ma anche auspicando scelte decise e urgenti, laddove “aspettare vorrebbe dire porre l'intero sistema previdenziale al collasso” e lo ripete, all'indomani dell'incontro con il segretario Santi sul tema e dopo l'apertura dello stesso responsabile della Sanità ai sindacati, con la garanzia di una intesa sul testo, prima dell'approdo in Aula. Linea della maggioranza che tiene con Luca Boschi - Civico 10 - che circoscrive le scadenze: “Siamo alla fase del rilancio del dialogo, il confronto entra nel vivo. Ma non possiamo dilatare troppo i tempi” dice, e fissa i termini per la prima lettura entro l'autunno.
“Una riforma che arriva tardi, ma che a questo punto non si può improvvisare” per Emanuele Santi, di DIM, che però sposta il tiro e boccia con forza il metodo: “Ancora una volta ci confrontiamo su un testo già scritto; una riforma importante, per la quale non sono state condivise le linee guida con politica e parti sociali”. Entra nel merito, in particolare sulla proposta di accorpamento dei due enti di gestione dei fondi pensione (I e II pilastro) in un solo organismo, sì tecnico, ma di nominato dal Congresso. Se plaude, nell'ottica di ottimizzazione dei costi, ad un solo ente, ma chiede sia mantenuta la più ampia rappresentatività nella gestione fra politica, forze sociali, datoriali e sindacali.
Richiesta reiterata da Alessandro Cardelli, capogruppo Pdcs, che accanto all'impianto generale della riforma, guarda con preoccupazione al suo impatto sulla capacità di spesa dei sammarinesi, alle ripercussioni sui consumi interni, rispetto anche agli altri provvedimenti messi in atto dal governo – soprattutto in ambito fiscale - che definisce “recessivi”.
“Nel dialogo, anche costruttivo, le distanze restano” – ammette il capogruppo SSD Giuseppe Maria Morganti – che parte però proprio dalla necessità di inquadrare anche questa riforma nell'ambito dei provvedimenti che il governo sta adottando per lo sviluppo. “E' questo il senso dello stesso piano di stabilità – dice – Un impianto generale, per distribuire il peso dei sacrifici su tutte le categorie”.
AS
“Una riforma che arriva tardi, ma che a questo punto non si può improvvisare” per Emanuele Santi, di DIM, che però sposta il tiro e boccia con forza il metodo: “Ancora una volta ci confrontiamo su un testo già scritto; una riforma importante, per la quale non sono state condivise le linee guida con politica e parti sociali”. Entra nel merito, in particolare sulla proposta di accorpamento dei due enti di gestione dei fondi pensione (I e II pilastro) in un solo organismo, sì tecnico, ma di nominato dal Congresso. Se plaude, nell'ottica di ottimizzazione dei costi, ad un solo ente, ma chiede sia mantenuta la più ampia rappresentatività nella gestione fra politica, forze sociali, datoriali e sindacali.
Richiesta reiterata da Alessandro Cardelli, capogruppo Pdcs, che accanto all'impianto generale della riforma, guarda con preoccupazione al suo impatto sulla capacità di spesa dei sammarinesi, alle ripercussioni sui consumi interni, rispetto anche agli altri provvedimenti messi in atto dal governo – soprattutto in ambito fiscale - che definisce “recessivi”.
“Nel dialogo, anche costruttivo, le distanze restano” – ammette il capogruppo SSD Giuseppe Maria Morganti – che parte però proprio dalla necessità di inquadrare anche questa riforma nell'ambito dei provvedimenti che il governo sta adottando per lo sviluppo. “E' questo il senso dello stesso piano di stabilità – dice – Un impianto generale, per distribuire il peso dei sacrifici su tutte le categorie”.
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