Le linee di riforma del sistema pensionistico al centro dell’incontro tra Governo e organizzazioni sindacali. Il Segretario di Stato Massimo Rossini ha ripresentato i calcoli attuariali e anticipato che, alla luce di questo confronto, preparerà un progetto di legge che in brevissimo tempo sarà presentato al Congresso di Stato. Una volta ricevuto l’okay dell’Esecutivo, il provvedimento sarà illustrato al sindacato e quindi presentato al Consiglio Grande e Generale.
Sul tavolo una combinazioni di ipotesi tutte riferite al sistema retributivo, con l’istituzione di un secondo pilastro di tipo complementare obbligatorio(vale a dire la creazione di fondi pensione accessori) che serviranno per arrivare a un tasso di sostituzione compatibile.
Novità anche sull’età pensionabile, aspetto in parte già affrontato. Chi infatti ha iniziato a lavorare dal gennaio 2002 sa già che andrà in pensione a 65 anni. Per gli altri si profila una gradualità a regime in 10 anni. Ad esempio per chi ha 30 anni di contributi la pensione scatta a 60 anni, per chi ne ha 29 a 61 e così via. Prima di dare giudizi, commenta Marco Beccari segretario della CDLS, attendiamo il progetto di legge. Le ipotesi emerse non sono lontane dalle previsioni che avevamo fatto come Confederazione. Ora c’è la necessità di approfondire tutte le variabile su una proposta di legge concreta. Dobbiamo parlarne coi lavoratori, conclude Beccari, e servono tempi lunghi. La riforma pensionistica non è come tutte le altre perché tocca nel vivo ciascuno di noi.
Ma il sindacato contesta l’intenzione del Governo di portare il progetto di legge in prima lettura entro giugno, senza avere prima la condivisione della CSU. Una riforma così decisiva, commenta il segretario Csdl Giovanni Ghiotti, deve essere concertata e non si possono imporre soluzioni unilaterali. Se ciò dovesse avvenire, aggiunge, ognuno si assumerà le proprie responsabilità e il sindacato non mancherà di fare la propria parte.
Sul tavolo una combinazioni di ipotesi tutte riferite al sistema retributivo, con l’istituzione di un secondo pilastro di tipo complementare obbligatorio(vale a dire la creazione di fondi pensione accessori) che serviranno per arrivare a un tasso di sostituzione compatibile.
Novità anche sull’età pensionabile, aspetto in parte già affrontato. Chi infatti ha iniziato a lavorare dal gennaio 2002 sa già che andrà in pensione a 65 anni. Per gli altri si profila una gradualità a regime in 10 anni. Ad esempio per chi ha 30 anni di contributi la pensione scatta a 60 anni, per chi ne ha 29 a 61 e così via. Prima di dare giudizi, commenta Marco Beccari segretario della CDLS, attendiamo il progetto di legge. Le ipotesi emerse non sono lontane dalle previsioni che avevamo fatto come Confederazione. Ora c’è la necessità di approfondire tutte le variabile su una proposta di legge concreta. Dobbiamo parlarne coi lavoratori, conclude Beccari, e servono tempi lunghi. La riforma pensionistica non è come tutte le altre perché tocca nel vivo ciascuno di noi.
Ma il sindacato contesta l’intenzione del Governo di portare il progetto di legge in prima lettura entro giugno, senza avere prima la condivisione della CSU. Una riforma così decisiva, commenta il segretario Csdl Giovanni Ghiotti, deve essere concertata e non si possono imporre soluzioni unilaterali. Se ciò dovesse avvenire, aggiunge, ognuno si assumerà le proprie responsabilità e il sindacato non mancherà di fare la propria parte.
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