Le intercettazioni telefoniche delle conversazioni tra Berlusconi ed i faccendieri Lavitola e Tarantini ma anche quelle sul caso Unipol, su cui il premier rischia un processo, invadono la scena della politica italiana. L’ok definitivo alla manovra sembra quasi dimenticato malgrado le proteste dei sindaci, l’Ue che annuncia crescita zero per l’Italia, Confindustria che si lamenta per l’eccessiva tassazione e il presidente Napolitano che invita a “non farsi atterrire da dati e problemi negativi”. A tenere banco è la Giustizia, con il governo che vorrebbe proibire le intercettazioni per decreto ma si scontra con lo stop del Quirinale. Il Pdl chiede un’ispezione del ministero della Giustizia al tribunale di Napoli e l’opposizione insorge. Berlusconi non ha nessuna intenzione di farsi sentire dai giudici che indagano su Tarantini, Lavitola e un giro di prostituzione legato a serate a palazzo Grazioli che per i suoi legali erano solo “momenti conviviali”. Mentre la maggioranza trema all’idea che venga pubblicata anche parte delle 100mila intercettazioni sul premier, alcune delle quali potrebbero persino dar la stura a crisi diplomatiche, Berlusconi prova a uscire allo scoperto con un memoriale che sostituisca il proprio interrogatorio. Da Berlino, Bersani chiede una “cesura”: dimissioni del presidente del Consiglio e un governo di transizione che guidi il Paese fino al 2013, “per riconquistare- dice - credibilità di fronte all'opinione pubblica interna ed internazionale”. Una posizione condivisa nell’opposizione, che secondo un sondaggio oggi avrebbe il 6% in più del centrodestra. Il Terzo Polo è d'accordo ma non da Di Pietro che invece reclama elezioni subito.
Da Roma Francesco Bongarrà
Da Roma Francesco Bongarrà
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