In un clima di tensione per l’attentato ad Alberto Musy, il consigliere comunale del Terzo Polo a Torino, la Camera conferma la fiducia al governo sulle liberalizzazioni, e prosegue il confronto sulla riforma del mercato del lavoro. Dopo la fumata nera di ieri a Palazzo Chigi, con la Cgil pronta allo scontro che marcia verso lo sciopero generale contro le norme sull’articolo 18, domani pomeriggio ci sarà l'incontro decisivo fra il ministro Fornero e la parti sociali. Mario Monti non si sbottona ancora sulla forma in cui la riforma approderà in Parlamento: toccherà all’esecutivo scegliere se presentare un decreto legge o un decreto legislativo, in questo caso con tempi più lunghi per il confronto, sottolinea il presidente Napolitano. Mentre Monti sostiene che “nessuno ha poteri di veto”, il Quirinale invita ancora una volta tutte le forze politiche alla “moderazione e alla misura” su una riforma “complessa ed attesa” che per il capo dello Stato “non può essere identificata con la sola modifica dell'articolo 18”, il quale si applicherà anche agli statali, “ma va vista nell’insieme”. Tuttavia il percorso parlamentare non sarà semplice. “Siamo pronti ad un Vietnam”, ammonisce Di Pietro, mentre Bersani appare in forte difficoltà. “Non so se si può parlare di accordo”, sottolinea il leader del Pd, che teme una spaccatura nel partito sulla ricetta Monti tra chi si schiererà con la Cgil, che punta i piedi, e chi la riforma Fornero invece la vuole. Casini sostiene che in Parlamento si può “migliorare la riforma, ma non svilirla o annacquarla”, mentre per Alfano “è stato trovato un buon punto di equilibrio sul quale non si deve arretrare in Parlamento” rispetto a una riforma che piace all’Unione europea.
Da Roma Francesco Bongarrà
Da Roma Francesco Bongarrà
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