La nascita del governo Monti “non è stata una sospensione della democrazia”. Giorgio Napolitano difende la propria scelta di non sciogliere le Camere, consegnando Palazzo Chigi ai tecnici, con le loro “decisioni impopolari ma necessarie”. Il presidente della Repubblica rivendica la propria imparzialità. Sottolinea che la nomina di Monti «non è stata uno strappo istituzionale». E ricorda: «Con Berlusconi la sostenibilità internazionale era al limite», invitando anche il Parlamento e le forze politiche a fare “i necessari sacrifici finanziari” per contrastare la crisi. «La strada – rileva Napolitano - è lunga e in salita, e l’Italia può farcela solo con un grande sforzo collettivo. E davanti al dilagare dell’antipolitica, il presidente della Repubblica chiede che “in tempi così difficili, si blocchi sul nascere ogni esasperazione polemica”, evitando “battute sprezzanti” nel confronto politico. Ma, alla vigilia dell’esame in Aula al Senato della manovra economia, resta alta la tensione sull'articolo 18 dopo le dichiarazioni del ministro del Welfare, Fornero, che punta ad una riforma del mercato del lavoro. Una posizione che ha scatenato la reazione dei sindacati che, con Bonanni, rilevano come una riforma del genere “metterebbe a rischio la coesione sociale”. Ma contro questa riforma si schierano anche il Pd e la sinistra, inducendo la Fornero ad aggiustare il tiro, indicando l’obiettivo dell’innalzamento dei salari. E Berlusconi conferma che resterà in politica “perché l’Italia è in difficoltà”. Tuttavia, il leader del Pdl non si ricandiderà più a palazzo Chigi, lasciando il campo ad Angelino Alfano.
Da Roma Francesco Bongarrà
Da Roma Francesco Bongarrà
Riproduzione riservata ©