Dal voto all’invito ad andare al mare. Ci sono tutte le opzioni nelle scelte dei partiti per i referendum di domenica e lunedì su cui in gioco è soprattutto il raggiungimento del quorum. Dopo una campagna elettorale serrata e non priva di colpi di scena le forze politiche sono tutte schierate. Fuori dalla mischia, invece, il presidente della Repubblica: Napolitano si è definito come un "elettore che fa il suo dovere", con una chiara allusione all'intenzione di recarsi comunque al seggio. Di segno opposto la scelta di Berlusconi: "Non vado a votare", ha annunciato il presidente del Consiglio che aveva bollato come “inutili” i referendum. Tuttavia, il Pdl lascia libertà di coscienza. A votare non andrà Bossi, che inizialmente appariva “interessato” al quesito sull’acqua. Nel Carroccio e nel Pdl non mancano comunque i favorevoli al referendum: dal governatore del Veneto Zaia al ministro dell’Ambiente Prestigiacomo. Tra i più impegnati per il voto c’è certamente Di Pietro, che invita a non politicizzare la consultazione. Gran parte dell'opposizione è comunque schierata per il sì a tutti i quesiti. In prima fila Sinistra e libertà, i Verdi e il Pd, il cui leader Bersani contesta l’astensione di Berlusconi e si dice “convinto” del raggiungimento del quorum: un risultato che, a suo dire, sarebbe “a portata di mano”. Al voto spinge anche Gianfranco Fini, anche se Futuro e libertà lascia libertà di coscienza ai suoi elettori. E a partecipare alla consultazione popolare spinge anche l’Udc, anche se Casini dice no al referendum sull’acqua, sì a quello sul legittimo impedimento e non prende posizione sul nucleare.
Da Roma Francesco Bongarrà
Da Roma Francesco Bongarrà
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