Una volta, qualcuno davvero interessato ai bisogni educativi, un certo Jean-Ovide Decroly (pedagogista, neurologo e psicologo belga della fine dell’800) criticò i metodi d'insegnamento delle scuole tradizionali. Secondo lui non rispondevano alle capacità ricettive ed elaboratrici dell'alunno oppure le sviluppavano separatamente. Così, per permettere agli alunni di coltivare tutti gli aspetti della propria individualità e facilitarne l'adattamento naturale e sociale, sostituì le aule di insegnamento con l'ambiente esterno all'edificio. Decroly inoltre non faceva distinzione tra l'insegnamento dei bambini con difficoltà e dei bambini normodotati: l'educazione è un fenomeno unico che può essere differenziato nel metodo, in base alle necessità dell'alunno. Ma è la scuola che insegna a vivere mediante la vita stessa e i bambini devono adeguare i loro bisogni individuali alle loro esigenze naturali e sociali. Il suo pensiero, rivoluzionario per l’epoca, venne accolto con non poche resistenze ma ancora oggi trova applicazione in molte realtà scolastiche, anche italiane.
Così come trovò tantissime resistenze la scuola di Don Milani a Barbiana, uno sperduto paesino della montagna toscana, in cui intorno agli anni ‘60 venne introdotto per la prima volta il tempo pieno. L’obiettivo era quello di permettere ai ragazzi, provenienti da famiglie povere, di conciliare l’insegnamento delle materie scolastiche classiche con le materie tecniche (insegnate dai paesani professionisti nelle varie mansioni) per cui i ragazzi si formavano per entrare poi nel mondo del lavoro specializzato Fu proprio Don Milani ad adottare il motto “I CARE” letteralmente mi importa, mi interessa, ho a cuore ; motto che riassumeva le finalità educative di una scuola orientata alla presa di coscienza civile e sociale.
E’ appunto partendo dall’esperienze di questi personaggi, che hanno messo i bisogni degli studenti al centro delle proprie proposte educative, che RETE parla della Scuola nel proprio programma politico. E lo fa sottolineando le esigenze di rinnovamento, come quella di ripristinare l'obbligo del diritto/dovere allo studio fino ai 18 anni, soprattutto per chi nella scuola non crede.
Non a caso RETE parla di rinnovamento del Centro Formazione Professionale - istituto nato per i ragazzi che vogliono dare una forte impronta ai loro studi e lanciarsi subito nel mondo del lavoro - dando davvero la possibilità a tutti di costruire un futuro sulle proprie capacità e attitudini. RETE parla di cambiamento nella scuola a tempo pieno, nelle attività didattiche pomeridiane, per dare spazio alle espressività, allo sport, alla musica ed evitare di alimentare la competizione e le differenze, amplificate da giudizi di una pagella quasi universitaria. RETE parla di un rinnovamento che trova origine nella scuola "bassa", vuole riportare a galla quello che è la scuola: un’opportunità, un’occasione formativa ed educativa. La scuola non è solo per gli studenti più meritevoli ed è lo Stato prima di tutti a dover garantire che l’istruzione, attraverso la formazione e il corpo insegnante, favorisca la crescita di chi da solo non ce la fa.
Scuola non è solo Università, borse di studio e stages per entrare nelle aziende. Scuola è convivere, collaborare, imparare. E’ un luogo dove imparare il senso civico, il piacere di scegliere e la soddisfazione che nasce dell’esperienza.
Per diventare persone consapevoli e cittadini responsabili.
Così come trovò tantissime resistenze la scuola di Don Milani a Barbiana, uno sperduto paesino della montagna toscana, in cui intorno agli anni ‘60 venne introdotto per la prima volta il tempo pieno. L’obiettivo era quello di permettere ai ragazzi, provenienti da famiglie povere, di conciliare l’insegnamento delle materie scolastiche classiche con le materie tecniche (insegnate dai paesani professionisti nelle varie mansioni) per cui i ragazzi si formavano per entrare poi nel mondo del lavoro specializzato Fu proprio Don Milani ad adottare il motto “I CARE” letteralmente mi importa, mi interessa, ho a cuore ; motto che riassumeva le finalità educative di una scuola orientata alla presa di coscienza civile e sociale.
E’ appunto partendo dall’esperienze di questi personaggi, che hanno messo i bisogni degli studenti al centro delle proprie proposte educative, che RETE parla della Scuola nel proprio programma politico. E lo fa sottolineando le esigenze di rinnovamento, come quella di ripristinare l'obbligo del diritto/dovere allo studio fino ai 18 anni, soprattutto per chi nella scuola non crede.
Non a caso RETE parla di rinnovamento del Centro Formazione Professionale - istituto nato per i ragazzi che vogliono dare una forte impronta ai loro studi e lanciarsi subito nel mondo del lavoro - dando davvero la possibilità a tutti di costruire un futuro sulle proprie capacità e attitudini. RETE parla di cambiamento nella scuola a tempo pieno, nelle attività didattiche pomeridiane, per dare spazio alle espressività, allo sport, alla musica ed evitare di alimentare la competizione e le differenze, amplificate da giudizi di una pagella quasi universitaria. RETE parla di un rinnovamento che trova origine nella scuola "bassa", vuole riportare a galla quello che è la scuola: un’opportunità, un’occasione formativa ed educativa. La scuola non è solo per gli studenti più meritevoli ed è lo Stato prima di tutti a dover garantire che l’istruzione, attraverso la formazione e il corpo insegnante, favorisca la crescita di chi da solo non ce la fa.
Scuola non è solo Università, borse di studio e stages per entrare nelle aziende. Scuola è convivere, collaborare, imparare. E’ un luogo dove imparare il senso civico, il piacere di scegliere e la soddisfazione che nasce dell’esperienza.
Per diventare persone consapevoli e cittadini responsabili.
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