Sempre più freddo l'inverno demografico in Europa: solo 1 famiglia su 4 ha figli. Una crisi inesorabile, un problema enorme “che andrebbe affrontato con logica sistemica” – si affannano a dire gli esperti.
In Italia la pandemia accentua il declino, i nuovi nati sono scesi nel 2021 dell'1,1%. La popolazione tra i 15 e i 29 anni registra un calo del 34% negli ultimi 20 anni, dati Eurostat.
Francia invece fuori dal trend, da anni il Paese con il più alto tasso di fecondità: 1,86 figli per donna contro 1,5 figli di media Ue. Il perché? Fisco amico delle famiglie, di TUTTE le famiglie, e puntuali politiche di conciliazione tra sfera lavorativa e familiare, tra i punti di forza a sostegno delle scelte genitoriali d'Oltralpe.
A San Marino nel 2022 appena 205 nascite, record negativo degli ultimi 25 anni. Al netto di opportune politiche di sostegno alla famiglia e alla genitorialità messe in campo nei mesi scorsi dal Governo (da continuare a rafforzare) e a prescindere dagli schieramenti, il tema suscita continue riflessioni alla politica. Che rilancia con percorsi e misure che allargano l'orizzonte e vanno oltre il breve periodo. Come l'ipotesi di introduzione di una sorta di reddito di maternità.
“Abbiamo tante situazioni dove notiamo degli investimenti fatti sulle persone che perdono il lavoro e che quindi sosteniamo economicamente, - afferma Gian Nicola Berti, NpR - forse potremmo liberare dei posti di lavoro e fare assumere queste persone che il lavoro lo hanno perso magari dando quella stessa indennità in favore delle famiglie che invece fanno la scelta di crescere dei bambini. Questo potrebbe essere un modo per dare un sostegno economico importante, duraturo ma soprattutto sostanzioso alle persone che effettivamente finiranno per essere il futuro della nostra società”.
D'impatto l'idea di una politica immigratoria pianificata come antidoto alla denatalità, sospinta – si pensa - ormai da motivi tanto economici quanto culturali nei Paesi occidentali.
“Sarà necessario – evidenzia Giovanni Maria Zonzini, Rete - puntare su una forma di immigrazione controllata e regolamentata in base alle nostre necessità demografiche ed economiche. Infatti una popolazione sempre più ridotta nei numeri e soprattutto più anziana è una popolazione che incontro strutturalmente ad uno squilibrio strutturale-strategico che ne impedisce in qualche modo lo sviluppo nel medio-lungo periodo. E gli effetti già li stiamo cominciando a vedere oggi, sia sul problema della scuola, quindi che bisogna chiudere plessi, sia sul problema previdenziale per lo sbilancio tra lavoratori e pensionati”.
Inevitabili i raffronti con i modelli di welfare delle democrazie nordiche, come il modello Svezia, capaci di fornire servizi pubblici avanzati per dare impulso alle nascite.
“La legge approvata – dichiara Andrea Zafferani, Repubblica Futura - ha sicuramente migliorato la situazione però sempre all'interno del modello oggi esistente, tipicamente basato sul welfare familiare, sulla necessità che ci sia qualche componente della famiglia che sta a casa ad accudire i figli. Non esiste una rete di servizi pubblici, efficace, allineata alle esigenze delle famiglie che hanno anche necessità di lavoro o nel caso in cui nessuno riesca a rimanere a casa, come invece avviene in altri Paesi più evoluti, dove la natalità è stimolata in maniera maggiore”.
Rammarico per la bocciatura dell'emendamento in Finanziaria che chiedeva l'istituzione di una Commissione speciale mista tecnico-politica sull’andamento demografico, “per studiare – ricorda Zafferani - misure su almeno tre fronti: natalità, sistema pensionistico e welfare per la terza età. Tutte tematiche legate alle problematiche demografiche che oggi viviamo. E se non pensiamo a riforme a lungo termine su ciascuno di questi tre ambiti, il Paese rischia di non stare in piedi”.
Nel video le interviste a Gian Nicola Berti, NpR; Giovanni Maria Zonzini, Rete; Andrea Zafferani, Repubblica Futura.