L'obiettivo è quello di dotare l'amministrazione di un sistema di valutazione preventiva, codificato, sulle nomine del personale interno del nostro corpo diplomatico e consolare. Il regolamento, spiega Margherita Amici di Repubblica Futura, rientra nel compito della segreteria agli Affari Esteri di “giocare un ruolo nel rilancio economico del Paese”. San Marino è troppo chiusa in se stessa, mentre altri Stati portano avanti politiche di integrazione e di internazionalizzazione. Il tema della sovranità, afferma, si misura su due grandezze, da un lato la solidità del meccanismo democratico, dall'altro la solidità dell'economia del Paese. Questo, per Pasquale Valentini della Dc, denota la precisa volontà di dover incrementar le figure di agenti diplomatici non di carriera perché abbiamo bisogno che diventino promotori per lo sviluppo economico del Paese. L'intendimento è sacrosanto, afferma, ma con dentro una marea di equivoci su cui rischiamo di scivolare. Per Valentini è molto difficile che diplomatici non di carriera, siano disposti a lavorare gratis per la Repubblica e che questo non coincida con interessi che non sono quasi mai quelli del Paese. Per questo, sottolinea, nella proposta di riforma della carriera diplomatica presentata nella precedente legislatura, si introduceva la figura dell'incaricato d'affari. Matteo Zeppa di Rete, esprime perplessità sul rischio che la Commissione esteri risulti esautorata rispetto alla nomina dei diplomatici per il fatto che la documentazione sui candidati resti riservata. Il richiamo alla non violazione della privacy è condiviso, dice, ma non ci può essere un atto di fede sull'assoluta discrezionalità della segreteria di Stato e del governo. Giuseppe Maria Morganti di Ssd giudica invece molto efficace il provvedimento per scongiurare spiacevoli interventi di revoca avuti in un recente passato, mentre Luca Santolini di Civico 10, assicura sulla volontà della maggioranza di arrivare a una riforma complessiva della carriera diplomatica. “Il regolamento- sottolinea- è un piccolo passo che serve a mettere dei paletti, prima mancanti, rispetto ai compiti dei diplomatici non di carriera”. Anche il Segretario agli esteri condivide la necessità di riforma complessiva, ma replica all'accusa di portare nuove nomine in Commissione: erano pratiche già avviate prima del suo insediamento. Questo regolamento, ricorda, poteva passare direttamente in Congresso di Stato e non in Commissione. Le nomine dei diplomatici, secondo la legge, sono proposte dal Segretario di Stato al governo e poi si arriva in Commissione per la presa d'atto. Questo regolamento, conclude, è una prova di trasparenza.
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