"La Centrale del latte in mano allo Stato ha manifestato le solite pecche: malagestione, troppi dipendenti, un CdA che non si capisce bene a cosa servisse, scarsi controlli di efficienza, nessun investimento.
Nonostante tutto la Centrale del Latte è sempre stata in utile: per il 2015 l’utile previsto è di €26.552,00.
Le maggiori voci di spesa (quelle che interessano a noi, per capire cosa conviene allo Stato) sono:
– 16 dipendenti con stipendi medio-alti, che prevedono 15 mensilità, pari a una spesa annua di €634.868,00 (per una media di €39.679,25 lordi a dipendente);
– 3 trasportatori, che effettuano le consegne, e costano ogni anno €196.103,00;
– il CdA, a nomina pressoché politica, che costa €18.500,00 all’anno.
Non è dato sapere quanto costi il dirigente che, visti gli esiti cui ha condotto la Centrale, a nostro avviso andrebbe rimosso, non ricollocato altrove, perché se come dirigente pubblico si hanno numerosi vantaggi, è anche necessario che ci siano corrispondenti responsabilità e si paghi personalmente per i propri fallimenti.
La Centrale del latte usufruisce della così detta “zona bianca”, ovvero un accordo di monopolio per cui ogni prodotto caseario venduto in Repubblica lascia una piccola percentuale alla Centrale del latte. Tale “zona bianca” garantisce un incasso di circa €200.000 all’anno.
Molte pressioni alla privatizzazione sono venute da parte dei commercianti, stanchi della “zona bianca” (che pagano loro in minori guadagni). Capiamo il loro disagio ma un governo deve fare gli interessi della collettività, non di una parte, per quanto forte sia: la zona bianca non è un costo per lo Stato.
Da calcoli velocemente fatti sul costo della privatizzazione alle condizioni di Valform (la ditta di Cuneo che dovrebbe acquistare la Centrale) che prevedono innanzitutto la riassunzione di solamente 6 dei 16 dipendenti, si può facilmente evincere che il ricollocamento in PA dei 10 dipendenti in esubero (sarà poi da verificare a che condizioni) oppure la loro sistemazione in mobilità, costerà allo Stato (direttamente o indirettamente, nel secondo caso, attraverso gli appositi capitoli di bilancio) da un massimo di €11,5 milioni a un minimo di €5milioni nei prossimi 30 anni. Facendo una media, diremmo che allo Stato l’operazione costerà almeno 8milioni, ovvero circa €280.000 all’anno!
Nel frattempo Valform avrà guadagni significativi.
Crediamo che in questo scenario sarebbe assolutamente auspicabile che lo Stato, e nel caso specifico la Segretaria competente, si prodigasse con ogni forza affinché si trovi una soluzione che assegni alla cooperativa di produttori di latte la gestione della Centrale, in cambio della riassunzione di tutti i dipendenti a condizioni economiche vantaggiose per ambo le parti.
In tal modo lo Stato potrebbe, e a nostro avviso dovrebbe, investire esso stesso il denaro necessario per fornire una sede e la ristrutturazione della stessa da dare poi in affidamento ai gestori sammarinesi, magari uniti in una società per azioni ad azionariato diffuso.
Lo Stato in tal caso spenderebbe diciamo 1,5 – 2 milioni? Bene, ne risparmierebbe comunque, nella migliore delle ipotesi, almeno 3 e manterrebbe a San Marino non solo i nostri prodotti, ma anche la maturazione di competenze che andando sempre a cercare “salvatori” esterni stiamo disperdendo.
Questo sarebbe un ottimo segnale di tutela della tipicità dei nostri prodotti, della filiera corta, del tipico, e solo in queste condizioni si potrebbe -e dovrebbe- pretendere qualità superiore a prezzi comunque vantaggiosi per i nostri concittadini.
Ora la palla, ovviamente, passa alla Segreteria di Stato (alla quale, se vorrà, saremo ben felici di esporre i calcoli previsionali di spesa cui sta dirigendo lo Stato) e ai produttori, ai quali richiediamo di avanzare la loro proposta in tempi brevissimi".
comunicato stampa
Movimento R.E.T.E.
Nonostante tutto la Centrale del Latte è sempre stata in utile: per il 2015 l’utile previsto è di €26.552,00.
Le maggiori voci di spesa (quelle che interessano a noi, per capire cosa conviene allo Stato) sono:
– 16 dipendenti con stipendi medio-alti, che prevedono 15 mensilità, pari a una spesa annua di €634.868,00 (per una media di €39.679,25 lordi a dipendente);
– 3 trasportatori, che effettuano le consegne, e costano ogni anno €196.103,00;
– il CdA, a nomina pressoché politica, che costa €18.500,00 all’anno.
Non è dato sapere quanto costi il dirigente che, visti gli esiti cui ha condotto la Centrale, a nostro avviso andrebbe rimosso, non ricollocato altrove, perché se come dirigente pubblico si hanno numerosi vantaggi, è anche necessario che ci siano corrispondenti responsabilità e si paghi personalmente per i propri fallimenti.
La Centrale del latte usufruisce della così detta “zona bianca”, ovvero un accordo di monopolio per cui ogni prodotto caseario venduto in Repubblica lascia una piccola percentuale alla Centrale del latte. Tale “zona bianca” garantisce un incasso di circa €200.000 all’anno.
Molte pressioni alla privatizzazione sono venute da parte dei commercianti, stanchi della “zona bianca” (che pagano loro in minori guadagni). Capiamo il loro disagio ma un governo deve fare gli interessi della collettività, non di una parte, per quanto forte sia: la zona bianca non è un costo per lo Stato.
Da calcoli velocemente fatti sul costo della privatizzazione alle condizioni di Valform (la ditta di Cuneo che dovrebbe acquistare la Centrale) che prevedono innanzitutto la riassunzione di solamente 6 dei 16 dipendenti, si può facilmente evincere che il ricollocamento in PA dei 10 dipendenti in esubero (sarà poi da verificare a che condizioni) oppure la loro sistemazione in mobilità, costerà allo Stato (direttamente o indirettamente, nel secondo caso, attraverso gli appositi capitoli di bilancio) da un massimo di €11,5 milioni a un minimo di €5milioni nei prossimi 30 anni. Facendo una media, diremmo che allo Stato l’operazione costerà almeno 8milioni, ovvero circa €280.000 all’anno!
Nel frattempo Valform avrà guadagni significativi.
Crediamo che in questo scenario sarebbe assolutamente auspicabile che lo Stato, e nel caso specifico la Segretaria competente, si prodigasse con ogni forza affinché si trovi una soluzione che assegni alla cooperativa di produttori di latte la gestione della Centrale, in cambio della riassunzione di tutti i dipendenti a condizioni economiche vantaggiose per ambo le parti.
In tal modo lo Stato potrebbe, e a nostro avviso dovrebbe, investire esso stesso il denaro necessario per fornire una sede e la ristrutturazione della stessa da dare poi in affidamento ai gestori sammarinesi, magari uniti in una società per azioni ad azionariato diffuso.
Lo Stato in tal caso spenderebbe diciamo 1,5 – 2 milioni? Bene, ne risparmierebbe comunque, nella migliore delle ipotesi, almeno 3 e manterrebbe a San Marino non solo i nostri prodotti, ma anche la maturazione di competenze che andando sempre a cercare “salvatori” esterni stiamo disperdendo.
Questo sarebbe un ottimo segnale di tutela della tipicità dei nostri prodotti, della filiera corta, del tipico, e solo in queste condizioni si potrebbe -e dovrebbe- pretendere qualità superiore a prezzi comunque vantaggiosi per i nostri concittadini.
Ora la palla, ovviamente, passa alla Segreteria di Stato (alla quale, se vorrà, saremo ben felici di esporre i calcoli previsionali di spesa cui sta dirigendo lo Stato) e ai produttori, ai quali richiediamo di avanzare la loro proposta in tempi brevissimi".
comunicato stampa
Movimento R.E.T.E.
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