Siamo felici che qualcuno, nel fronte della maggioranza, denunci l’iniquità della decisione presa in merito al premio ai dirigenti della Pubblica Amministrazione, alcuni dei quali sarebbero da declassare, altro che premiare!
Ci teniamo quindi a rivolgere ad AP i nostri ringraziamenti per aver contribuito a fare ciò di cui il paese ha bisogno: chiarezza, al di là dei giochi di partito o dei doveri di coalizione.
Come RETE ribadiamo che tale “premio di fedeltà”, che abbiamo più volte criticato mentre la maggioranza si giustificava definendolo legittimo e “a norma di legge” (come se una forzatura della norma coincidesse con il suo “spirito”), non solo è iniquo e disdicevole in un momento in cui a chi ha stipendi ben inferiori viene chiesto un sacrificio, ma è addirittura controproducente: una sciagura per la PA!
Cerchiamo di fare un ragionamento che potrebbe svolgere chi è abituato a ricevere promozioni non per meriti, ma per fedeltà politica (…i cani da guardia): se dandomi da fare diligentemente vengo equiparato retributivamente a fannulloni patentati… perché non adeguarmi a far niente come gli altri?
Anche questi sono i famosi “costi della politica” che da tempo denunciamo.
Facciamo due conti prendendo ad esempio l’ipotetico caso di un galoppino che a vent’anni, nel 1973, ha iniziato a fare favori politici al suo uomo di riferimento.
Poniamo che dopo 15 anni di onorata carriera di leccapiedi sia stato inserito in PA.
Senza fare conti sull’inflazione ma adattando i dati al valore del danaro odierno, e ipotizzando che per 5-6 anni abbia svolto ruoli di quadro semidirigenziale per poi approdare, come capita a tutti gli “uomini di fiducia dei capi di partito”, a un livello dirigenziale, nella sua vita lavorativa dal 1988 al 2012 avrebbe incassato (per meriti unicamente politici) poniamo €175.000 dal 1988 al 1992 (a €2.500 al mese), €490.000 dal 1993 al 2002 (quadro a nomina politica a €3.500 al mese) e dal 2003 al 2012 €630.000 (dirigente PA a €4.500).
Non è finita: dal 2013 va in pensione al massimo per 22 anni, fino agli 82 anni di aspettativa di vita (e chi lo fa morire prima!). Altri €1.144.000.
Quest’ipotetico omuncolo senza qualità (credete siano rari tali casi?) avrebbe portato a casa, non per meriti che non fossero unicamente politici e clientelari, €2.439.000.
Ma non è finita: volete che il suo politico di riferimento non se lo sia mai portato con una cordata in parlamento? O che non lo abbia mai messo in una commissione, authority, ente, c.d.a.? Ebbene, allora a forfait tale persona sarebbe costata allo Stato non meno di €2.700.000,00 nella sua vita!
A questa gente, crediamo sia arrivato il momento non di dare premi, ma di togliere ciò che hanno rubato agli altri.
Un futuro di benessere e di onestà!
Ci teniamo quindi a rivolgere ad AP i nostri ringraziamenti per aver contribuito a fare ciò di cui il paese ha bisogno: chiarezza, al di là dei giochi di partito o dei doveri di coalizione.
Come RETE ribadiamo che tale “premio di fedeltà”, che abbiamo più volte criticato mentre la maggioranza si giustificava definendolo legittimo e “a norma di legge” (come se una forzatura della norma coincidesse con il suo “spirito”), non solo è iniquo e disdicevole in un momento in cui a chi ha stipendi ben inferiori viene chiesto un sacrificio, ma è addirittura controproducente: una sciagura per la PA!
Cerchiamo di fare un ragionamento che potrebbe svolgere chi è abituato a ricevere promozioni non per meriti, ma per fedeltà politica (…i cani da guardia): se dandomi da fare diligentemente vengo equiparato retributivamente a fannulloni patentati… perché non adeguarmi a far niente come gli altri?
Anche questi sono i famosi “costi della politica” che da tempo denunciamo.
Facciamo due conti prendendo ad esempio l’ipotetico caso di un galoppino che a vent’anni, nel 1973, ha iniziato a fare favori politici al suo uomo di riferimento.
Poniamo che dopo 15 anni di onorata carriera di leccapiedi sia stato inserito in PA.
Senza fare conti sull’inflazione ma adattando i dati al valore del danaro odierno, e ipotizzando che per 5-6 anni abbia svolto ruoli di quadro semidirigenziale per poi approdare, come capita a tutti gli “uomini di fiducia dei capi di partito”, a un livello dirigenziale, nella sua vita lavorativa dal 1988 al 2012 avrebbe incassato (per meriti unicamente politici) poniamo €175.000 dal 1988 al 1992 (a €2.500 al mese), €490.000 dal 1993 al 2002 (quadro a nomina politica a €3.500 al mese) e dal 2003 al 2012 €630.000 (dirigente PA a €4.500).
Non è finita: dal 2013 va in pensione al massimo per 22 anni, fino agli 82 anni di aspettativa di vita (e chi lo fa morire prima!). Altri €1.144.000.
Quest’ipotetico omuncolo senza qualità (credete siano rari tali casi?) avrebbe portato a casa, non per meriti che non fossero unicamente politici e clientelari, €2.439.000.
Ma non è finita: volete che il suo politico di riferimento non se lo sia mai portato con una cordata in parlamento? O che non lo abbia mai messo in una commissione, authority, ente, c.d.a.? Ebbene, allora a forfait tale persona sarebbe costata allo Stato non meno di €2.700.000,00 nella sua vita!
A questa gente, crediamo sia arrivato il momento non di dare premi, ma di togliere ciò che hanno rubato agli altri.
Un futuro di benessere e di onestà!
Riproduzione riservata ©