Quando parliamo di rifiuti zero, strategie e bilanci partecipati, centri di riuso, blocco della cementificazione, banca delle sementi ecc di solito veniamo guardati come degli alieni. Per molti sembra impossibile che in un mondo guidato da consumismo e sfruttamento delle risorse ci sia qualcuno con una visione completamente diversa. Un’idea di società in cui emissioni, rifiuti, speculazioni sui beni agricoli e sull’economia reale e distruzione del valore/lavoro vengano progressivamente ridotti a zero. Un’idea che per San Marino sembra irrealizzabile ma che il nostro vicino di casa, l’Italia, sta già attuando con successo da alcuni
anni. Non a caso i Comuni Virtuosi italiani si sono costituiti in associazione e dato vita alla Scuola di AltRamministrazione, per divulgare le buone pratiche che li hanno resi, appunto, virtuosi. E anche il Movimento RETE ha preso parte all’ultima edizione, tenutasi a Parma, per imparare proprio da chi a questa visione non solo crede, ma l’ha già applicata ottenendo risultati concreti.
Come il caso di Capannori, comune toscano di 41mila abitanti in cui grazie al porta a porta spinto, accompagnato da una campagna informativa capillare e a sconti sulla bolletta, si è passati in un mese dal 45% al 75% di raccolta differenziata, e a un rifiuto indifferenziato di 29kg all’anno a persona grazie alle
iniziative messe in campo dal Comune proprio per incentivare il calo dei rifiuti (sorgenti d’acqua da private a pubbliche per disincentivare l’utilizzo delle bottiglie di plastica; distributori di detersivi sfusi; distributore di latte a km 0; isole ecologiche con centri di riuso per elettrodomestici da riparare e rivendere ecc).
O come il Comune di Desio che, dopo decenni di sfruttamento del territorio da parte delle passate Amministrazioni, ha dato vita a un progetto di città alternativo mettendo al centro del nuovo piano urbanistico l’arresto di consumo di suolo e il recupero degli spazi agricoli periurbani, la riqualificazione della città costruita, il miglioramento della qualità dei servizi esistenti. Quindi, da un lato tutela e salvaguardia del suolo, dall’altro una nuova concezione urbanistica che parla di vivibilità, di equilibrio, di una città in cui il costruito ed il non costruito hanno pari dignità e pari valore, con l’obiettivo di riattivare un circuito virtuoso tra attività edilizia e ripristino della natura.
Un filo conduttore lega queste due esperienze alle altre illustrate a Parma: la volontà di attivare un diffuso percorso partecipativo capace di coinvolgere la popolazione in tutte le fasi di formazione delle scelte. Una maniera efficace per attuare trasparenza, stimolare la partecipazione e sottrarre l’iter decisionale al terreno
scivoloso dell’esclusiva contrattazione tra operatore privato e vertici politici e tecnici. Non solo, le esperienze dei comuni virtuosi italiani insegnano anche che non è vero che l’aggettivo “pubblico” sia per forza sinonimo di “inefficiente” (come vogliono farci credere quando occorre giustificare la privatizzazione selvaggia). Al contrario, l’Italia è considerata tra le eccellenze sia a livello europeo che a livello mondiale per quanto riguarda le aziende pubbliche impegnate nella raccolta differenziata, ad esempio.
A tutte queste soluzioni, il Movimento RETE crede fermamente e le considera parte integrante delle proposte per il cambiamento del Paese. San Marino è grande quanto un comune italiano. Anzi, alcuni comuni sono ben più grandi della nostra Repubblica e devono scontrarsi con una politica nazionale distante, scostante, inaffidabile, che mina quotidianamente la loro sopravvivenza. Una situazione che ricalca, con le dovute proporzioni, la distanza delle nostre Istituzioni dagli enti locali, le giunte di castello, e dalla popolazione. Per questo diventa necessaria una pianificazione che sostituisca gli attuali criteri di valutazione finanziaria con criteri alternativi concreti e misurabili, come la qualità dell’ambiente, lo stato di salute dei cittadini e delle imprese, la prosperità della cultura, la sostenibilità dell’economia locale. E’ a questo che aspira, sin dalla sua nascita, il Movimento RETE. E’ per questo che abbiamo firmato la Carta di Arcevia; è per questo che stiamo progettando la Banca delle sementi; per questo ci siamo battuti
contro l’inceneritore e abbiamo denunciato la situazione dei rifiuti. Ed è per questo che continuiamo la nostra formazione, anche prendendo parte a iniziative come quella di Parma.
anni. Non a caso i Comuni Virtuosi italiani si sono costituiti in associazione e dato vita alla Scuola di AltRamministrazione, per divulgare le buone pratiche che li hanno resi, appunto, virtuosi. E anche il Movimento RETE ha preso parte all’ultima edizione, tenutasi a Parma, per imparare proprio da chi a questa visione non solo crede, ma l’ha già applicata ottenendo risultati concreti.
Come il caso di Capannori, comune toscano di 41mila abitanti in cui grazie al porta a porta spinto, accompagnato da una campagna informativa capillare e a sconti sulla bolletta, si è passati in un mese dal 45% al 75% di raccolta differenziata, e a un rifiuto indifferenziato di 29kg all’anno a persona grazie alle
iniziative messe in campo dal Comune proprio per incentivare il calo dei rifiuti (sorgenti d’acqua da private a pubbliche per disincentivare l’utilizzo delle bottiglie di plastica; distributori di detersivi sfusi; distributore di latte a km 0; isole ecologiche con centri di riuso per elettrodomestici da riparare e rivendere ecc).
O come il Comune di Desio che, dopo decenni di sfruttamento del territorio da parte delle passate Amministrazioni, ha dato vita a un progetto di città alternativo mettendo al centro del nuovo piano urbanistico l’arresto di consumo di suolo e il recupero degli spazi agricoli periurbani, la riqualificazione della città costruita, il miglioramento della qualità dei servizi esistenti. Quindi, da un lato tutela e salvaguardia del suolo, dall’altro una nuova concezione urbanistica che parla di vivibilità, di equilibrio, di una città in cui il costruito ed il non costruito hanno pari dignità e pari valore, con l’obiettivo di riattivare un circuito virtuoso tra attività edilizia e ripristino della natura.
Un filo conduttore lega queste due esperienze alle altre illustrate a Parma: la volontà di attivare un diffuso percorso partecipativo capace di coinvolgere la popolazione in tutte le fasi di formazione delle scelte. Una maniera efficace per attuare trasparenza, stimolare la partecipazione e sottrarre l’iter decisionale al terreno
scivoloso dell’esclusiva contrattazione tra operatore privato e vertici politici e tecnici. Non solo, le esperienze dei comuni virtuosi italiani insegnano anche che non è vero che l’aggettivo “pubblico” sia per forza sinonimo di “inefficiente” (come vogliono farci credere quando occorre giustificare la privatizzazione selvaggia). Al contrario, l’Italia è considerata tra le eccellenze sia a livello europeo che a livello mondiale per quanto riguarda le aziende pubbliche impegnate nella raccolta differenziata, ad esempio.
A tutte queste soluzioni, il Movimento RETE crede fermamente e le considera parte integrante delle proposte per il cambiamento del Paese. San Marino è grande quanto un comune italiano. Anzi, alcuni comuni sono ben più grandi della nostra Repubblica e devono scontrarsi con una politica nazionale distante, scostante, inaffidabile, che mina quotidianamente la loro sopravvivenza. Una situazione che ricalca, con le dovute proporzioni, la distanza delle nostre Istituzioni dagli enti locali, le giunte di castello, e dalla popolazione. Per questo diventa necessaria una pianificazione che sostituisca gli attuali criteri di valutazione finanziaria con criteri alternativi concreti e misurabili, come la qualità dell’ambiente, lo stato di salute dei cittadini e delle imprese, la prosperità della cultura, la sostenibilità dell’economia locale. E’ a questo che aspira, sin dalla sua nascita, il Movimento RETE. E’ per questo che abbiamo firmato la Carta di Arcevia; è per questo che stiamo progettando la Banca delle sementi; per questo ci siamo battuti
contro l’inceneritore e abbiamo denunciato la situazione dei rifiuti. Ed è per questo che continuiamo la nostra formazione, anche prendendo parte a iniziative come quella di Parma.
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