Cogliamo l'occasione lanciata dalla CDLS nella giornata di ieri per fare il punto della situazione sulla riforma IGR.
È senz'altro vero che dal primo testo della riforma tributaria ad oggi ci sono stati miglioramenti. Non sono però vere le diverse affermazioni della CDLS.
Ricordiamo le date, perché le date sono importanti: quando la CsdL ha pubblicato il suo comunicato in cui definiva “inaccettabile e inemendabile” la riforma tributaria, era il 6 novembre. La quasi totalità dei “passi avanti” elencati nel comunicato CDLS di ieri erano già presenti nel testo, e ciononostante quel testo era, lo ripetiamo, inaccettabile e inemendabile, tanto che il sindacato ne chiedeva il RITIRO!
Scriveva la CsdL: “Tutta la pressione fiscale è concentrata solo sui lavoratori dipendenti e i pensionati. Niente tasse per le banche con pacchetti azionari esteri, per i prodotti finanziari e per gli utili ridistribuiti a società; in tal modo si privilegia la finanza a scapito dell’economia reale e produttiva. La CSdL rinnova la richiesta avanzata la scorsa settimana dalla CSU: il progetto va ritirato!”.
Il giorno dopo, il 7 novembre, a sorpresa la CSU trova un accordo con il governo.
Tuttavia dei significativi passi in avanti elencati dalla CDLS nel comunicato di ieri, solo 3 sono stati inseriti tra il 6 e il 7 novembre, e cioè: 1) un ulteriore abbassamento delle aliquote per lavoratori dipendenti e pensionati (tassazione che comunque aumenta di circa il 300%); 2) la creazione di un tavolo di confronto tra sindacati e governo che dovrebbe vigilare (come, poi, dovranno dircelo) su eventuali distorsioni ed evasioni; 3) una tassazione progressiva per il lavoro autonomo (che comporterà una riduzione delle imposte per chi dichiara cifre limitate).
Le altre modifiche al testo di luglio sono invece il frutto di una logica perversa con cui il Segretario Felici ha inteso “sparare alto” per poi avere margini di “contrattazione”.
Si sapeva già a luglio che quel testo di riforma sarebbe stato significativamente rivisto. Questa “sparata” serviva forse proprio a fornire alle controparti l'alibi di un'eventuale accordo, motivato con generici passi avanti che evidentemente non ci sono.
Non esiste alcuna “no tax area” fissa, ma si introduce un meccanismo di calcolo che esenterà i redditi inferiori a 9.000 euro, e consentirà alcune deduzioni aggiuntive che aumentano (cosa incomprensibile) con l'aumentare del reddito: più guadagno più posso dedurre!
Ma il punto è che tale “no tax area” variabile, come tutte le altre “conquiste” escluse le tre elencate sopra, c'erano già prima del 6 novembre, e la CsdL considerava nonostante ciò la riforma inaccettabile e inemendabile.
Nulla è stato introdotto sulla lotta all'evasione: i furbi continueranno impuniti a evadere alla faccia di lavoratori “più realisti del re”! Cercare ora di stravolgere la realtà di come le cose sono andate equivale a fare disinformazione verso i lavoratori, proprio ora che si dovrebbe fare di tutto per rendere tutti consapevoli della situazione reale in cui versa il paese!
Peccato, dopo lo sciopero del 24 settembre (ma ricordiamo anche le altre due manifestazioni che hanno portato in piazza della libertà complessivamente circa 3000 persone) il sindacato aveva un potere significativo nelle proprie mani per pretendere un vero ripensamento della riforma. Su richiesta sindacale l'opposizione ha richiesto in aula il ritiro della riforma, salvo poi trovarsi spiazzata dal solito dietrofront che tanto male ha fatto e continua a fare a chi la crisi la subisce davvero!
Invece di usare “la spinta della fortissima protesta popolare” di cui la stessa CDLS parla, ha deciso di lasciar passare, accettando che a fronte di aumenti certi della tassazione dal 1° gennaio per i lavoratori e i pensionati, non corrispondano accertamenti né aumenti di tassazione per le imprese.
Ora già la CDLS guarda oltre la riforma tributaria, perché evidentemente sta chiedendo ai lavoratori di ingoiarla così com'è! Guarda alla finanziaria contro cui farà fuoco e fiamme, con comunicati colmi di sdegno... per poi riallinearsi come al solito, come si conviene. Esorta i lavoratori a mezzo stampa di “non ripetere il tragico errore... di far naufragare una riforma da troppi anni attesa”.
Noi crediamo che fintanto che non si darà seguito fino in fondo ai propri mandati, e finché si dovrà ricorrere a mortificazioni della realtà pur di addomesticare, o disinformare i nostri concittadini, questo paese non farà passi avanti.
Movimento R.E.T.E.
È senz'altro vero che dal primo testo della riforma tributaria ad oggi ci sono stati miglioramenti. Non sono però vere le diverse affermazioni della CDLS.
Ricordiamo le date, perché le date sono importanti: quando la CsdL ha pubblicato il suo comunicato in cui definiva “inaccettabile e inemendabile” la riforma tributaria, era il 6 novembre. La quasi totalità dei “passi avanti” elencati nel comunicato CDLS di ieri erano già presenti nel testo, e ciononostante quel testo era, lo ripetiamo, inaccettabile e inemendabile, tanto che il sindacato ne chiedeva il RITIRO!
Scriveva la CsdL: “Tutta la pressione fiscale è concentrata solo sui lavoratori dipendenti e i pensionati. Niente tasse per le banche con pacchetti azionari esteri, per i prodotti finanziari e per gli utili ridistribuiti a società; in tal modo si privilegia la finanza a scapito dell’economia reale e produttiva. La CSdL rinnova la richiesta avanzata la scorsa settimana dalla CSU: il progetto va ritirato!”.
Il giorno dopo, il 7 novembre, a sorpresa la CSU trova un accordo con il governo.
Tuttavia dei significativi passi in avanti elencati dalla CDLS nel comunicato di ieri, solo 3 sono stati inseriti tra il 6 e il 7 novembre, e cioè: 1) un ulteriore abbassamento delle aliquote per lavoratori dipendenti e pensionati (tassazione che comunque aumenta di circa il 300%); 2) la creazione di un tavolo di confronto tra sindacati e governo che dovrebbe vigilare (come, poi, dovranno dircelo) su eventuali distorsioni ed evasioni; 3) una tassazione progressiva per il lavoro autonomo (che comporterà una riduzione delle imposte per chi dichiara cifre limitate).
Le altre modifiche al testo di luglio sono invece il frutto di una logica perversa con cui il Segretario Felici ha inteso “sparare alto” per poi avere margini di “contrattazione”.
Si sapeva già a luglio che quel testo di riforma sarebbe stato significativamente rivisto. Questa “sparata” serviva forse proprio a fornire alle controparti l'alibi di un'eventuale accordo, motivato con generici passi avanti che evidentemente non ci sono.
Non esiste alcuna “no tax area” fissa, ma si introduce un meccanismo di calcolo che esenterà i redditi inferiori a 9.000 euro, e consentirà alcune deduzioni aggiuntive che aumentano (cosa incomprensibile) con l'aumentare del reddito: più guadagno più posso dedurre!
Ma il punto è che tale “no tax area” variabile, come tutte le altre “conquiste” escluse le tre elencate sopra, c'erano già prima del 6 novembre, e la CsdL considerava nonostante ciò la riforma inaccettabile e inemendabile.
Nulla è stato introdotto sulla lotta all'evasione: i furbi continueranno impuniti a evadere alla faccia di lavoratori “più realisti del re”! Cercare ora di stravolgere la realtà di come le cose sono andate equivale a fare disinformazione verso i lavoratori, proprio ora che si dovrebbe fare di tutto per rendere tutti consapevoli della situazione reale in cui versa il paese!
Peccato, dopo lo sciopero del 24 settembre (ma ricordiamo anche le altre due manifestazioni che hanno portato in piazza della libertà complessivamente circa 3000 persone) il sindacato aveva un potere significativo nelle proprie mani per pretendere un vero ripensamento della riforma. Su richiesta sindacale l'opposizione ha richiesto in aula il ritiro della riforma, salvo poi trovarsi spiazzata dal solito dietrofront che tanto male ha fatto e continua a fare a chi la crisi la subisce davvero!
Invece di usare “la spinta della fortissima protesta popolare” di cui la stessa CDLS parla, ha deciso di lasciar passare, accettando che a fronte di aumenti certi della tassazione dal 1° gennaio per i lavoratori e i pensionati, non corrispondano accertamenti né aumenti di tassazione per le imprese.
Ora già la CDLS guarda oltre la riforma tributaria, perché evidentemente sta chiedendo ai lavoratori di ingoiarla così com'è! Guarda alla finanziaria contro cui farà fuoco e fiamme, con comunicati colmi di sdegno... per poi riallinearsi come al solito, come si conviene. Esorta i lavoratori a mezzo stampa di “non ripetere il tragico errore... di far naufragare una riforma da troppi anni attesa”.
Noi crediamo che fintanto che non si darà seguito fino in fondo ai propri mandati, e finché si dovrà ricorrere a mortificazioni della realtà pur di addomesticare, o disinformare i nostri concittadini, questo paese non farà passi avanti.
Movimento R.E.T.E.
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