Le accuse di essersi sottratti al confronto, di aver rinunciato a svolgere il loro ruolo di controllo le rispediscono al mittente: “A quella riforma – dichiarano compatte le opposizioni – avremmo voluto portare il nostro contributo ma la maggioranza non ce lo ha consentito”. Si erano preparati meticolosamente, avevano messo a punto una serie di emendamenti nell'intento di migliorare il testo di legge, ma si sono scontrati con quello che chiamano “il muro della maggioranza”. “Una riforma blindata – sostengono – che ha costretto al silenzio tutti i commissari della coalizione governativa, nella paura – affermano – che potessero emergere tutte le divergenze che covano sotto questa riforma”. Annunciano una battaglia dura in aula consigliare, dove ripresenteranno tutti gli emendamenti che il regolamento consente di riproporre e si preparano a serate pubbliche per un confronto con la popolazione. Puntano il dito sul Governo e sulla maggioranza, a cui contestano di non aver ascoltato la voce di quel 49,2 per cento di popolazione che le minoranza rappresentano, ma si dicono sconcertati anche per l'atteggiamento delle due confederazioni sindacali: “Prima – dichiarano – la CSU aveva definito inemendabile la riforma fiscale, poi – aggiungono – si è accontentata della promessa di un tavolo di concertazione per spegnere tutte le proteste manifestate dalla piazza”. E proprio quel tavolo di concertazione fiscale li disorienta. “Praticamente – dicono – la riforma tributaria del futuro si farà a quel tavolo, a suon di decreti delegati. Questo – sostengono – non garantirà alcuna certezza del diritto e neppure quella stabilità delle norme fondamentale per favorire lo sviluppo”. Nel merito ritengono il nuovo impianto fiscale carente di misure concrete per contrastare l'evasione fiscale, insufficiente ad assicurare il gettito necessario, incapace di favorire lo sviluppo e la competitività del sistema. “Un prelievo – aggiungono – che graverà in grandissima parte su dipendenti e pensionati”.
“Nessuno – concludo - ha negato l'importanza e la necessità di mettere in atto la riforma del sistema fiscale, ma proprio per questo un confronto reale sarebbe stato doveroso, ma il governo ha scelto i suoi interlocutori e fra questi non c'erano le forze di opposizione”.
Sergio Barducci
“Nessuno – concludo - ha negato l'importanza e la necessità di mettere in atto la riforma del sistema fiscale, ma proprio per questo un confronto reale sarebbe stato doveroso, ma il governo ha scelto i suoi interlocutori e fra questi non c'erano le forze di opposizione”.
Sergio Barducci
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