Nonostante la possibilità di proseguire i lavori oltre la mezzanotte, è difficile che la riforma della pubblica amministrazione arrivi al voto. Corposi i provvedimenti, tante le richieste di parola per uno degli interventi più attesi. La contrapposizione tra maggioranza e opposizione è già evidente nelle relazioni presentate all’apertura del dibattito. Il Segretario agli Interni ricorda che dei 4.030 dipendenti pubblici gli amministrativi, la burocrazia in senso stretto, è di 800 unità. Sono queste persone, puntualizza Valeria Ciavatta, a garantire il funzionamento di tutti gli organi istituzionali, giustizia esclusa. Con questa riforma, ricorda, nasce un dipartimento economia molto importante per tutti. Perché serve una pa in grado di fare costantemente analisi. Per questo si crea un presidio che dovrà tenere sotto controllo la spesa. Per l’opposizione il provvedimento è frutto di una visione verticistica dello Stato, non tiene conto della crisi economica e non è accompagnato da un prospetto che elenchi i costi della riforma. Si costruisce una pa, accusano, in funzione dei dipendenti e non del servizio a cui sono destinati. La maggioranza punta il dito sulla situazione di degrado e incuria in cui si trova il settore pubblico, parla di ritardo trentennale, reso meno grave da piccoli, sporadici interventi. La responsabilità di questo stato di cose, è stato detto, non è solo dei governi e della politica, ma anche del sindacato. Nessuno ha avuto coraggio quando era il momento di intervenire. Qualche valutazione bipartisan c’è stata. E anche qualche provocazione. Faccio parte della schiera di vagabondi pubblici, ha premesso Giancarlo Capicchioni del psd. Per riformare davvero bisogna eliminare le raccomandazioni politiche e le pressioni degli amici.
Oggi la dirigenza è costituita, in gran parte, da burocrati passacarte, accondiscendenti con il potere politico. Invece si deve stabilire con certezza che se non si raggiungono i risultati si va a casa. Abbiamo il coraggio di licenziare mille dipendenti e ridurre così i costi della pa, chiede Maurizio Rattini di Nps all’Aula? La strada del decremento naturale e della riduzione degli sprechi, ottiene risultati ma richiede tempo. In un anno il personale, ricorda, è sceso di 96 unità e il totale degli stipendi si è ridotto di 4 milioni. L’ambizione di chi fa le norme, replica il Segretario agli interni, è tenere aggiornata la propria riforma davanti al mondo che cambia. Non è fondata, dice, la critica di essere in ritardo davanti a un nuovo scenario economico. La garanzia dei diritti acquisiti è sancita da un ordine del giorno approvato da maggioranza e opposizione, sottolinea Valeria Ciavatta. Se non va più bene allora dite con chiarezza, come fa l’Anis, che si devono licenziare mille persone.
Sonia Tura
Oggi la dirigenza è costituita, in gran parte, da burocrati passacarte, accondiscendenti con il potere politico. Invece si deve stabilire con certezza che se non si raggiungono i risultati si va a casa. Abbiamo il coraggio di licenziare mille dipendenti e ridurre così i costi della pa, chiede Maurizio Rattini di Nps all’Aula? La strada del decremento naturale e della riduzione degli sprechi, ottiene risultati ma richiede tempo. In un anno il personale, ricorda, è sceso di 96 unità e il totale degli stipendi si è ridotto di 4 milioni. L’ambizione di chi fa le norme, replica il Segretario agli interni, è tenere aggiornata la propria riforma davanti al mondo che cambia. Non è fondata, dice, la critica di essere in ritardo davanti a un nuovo scenario economico. La garanzia dei diritti acquisiti è sancita da un ordine del giorno approvato da maggioranza e opposizione, sottolinea Valeria Ciavatta. Se non va più bene allora dite con chiarezza, come fa l’Anis, che si devono licenziare mille persone.
Sonia Tura
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