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Riforme Istituzionali: ok unanime dell'Aula alla creazione della Commissione Consiliare Speciale

Un dibattito acceso ha poi preceduto la votazione dell'OdG di Maggioranza sulle linee di indirizzo del prossimo Piano sanitario. Opposizioni all'attacco sul dossier Bevere

16 gen 2025
Riforme Istituzionali: ok unanime dell'Aula alla creazione della Commissione Consiliare Speciale

Ripresi nel primo pomeriggio i lavori del Consiglio Grande e Generale; sempre dal comma relativo al progetto di legge per l'Istituzione di una Commissione Consiliare Speciale per le Riforme Istituzionali. Molto partecipato, fino ad ora il dibattito; ieri non erano mancate a livello bipartisan perplessità riguardo tempistiche e ambito di intervento. Pur essendovi generale condivisione sull'obiettivo di restituire maggiore centralità al Consiglio limitando la decretazione. Approvata, come è noto, la procedura d'urgenza: si andrà così all'approvazione in una sola lettura. Diversi i Consiglieri iscritti a parlare in questa fase preliminare del confronto.

Primo a prendere la parola oggi Filippo Tamagnini, PDCS; le regole si possono cambiare senza paura perché si basano su principi solidi, ha rimarcato. Altro discorso la modifica dei principi; che richiede un'approfondita analisi dell'impatto. San Marino, ha premesso Matteo Rossi, PSD, ha mantenuto nel corso del tempo il suo status, grazie anche al proprio apparato istituzionale. Vi è però l'esigenza ora – a suo avviso - di Istituzioni più adeguate al mondo che cambia. “Ben venga”, allora, la procedura d'urgenza. “Cambiare periodicamente serve”. Poi un invito a tutti i Consiglieri a prendere contezza del proprio status e dignità; senza denigrarsi sempre. Riflessioni poi sui temi della fiducia, dell'appello in Aula, e sull'esigenza che in Parlamento siedano i “migliori”; cosa che a suo avviso non si verifica al momento. Il cambiamento non deve mettere paura. Giovanna Cecchetti, indipendente di Maggioranza, ha ribadito come sia necessario fare un'analisi e fare delle proposte. Sostenendo come la Commissione debba lavorare ad una riforma elettorale e affinché si ripristini la centralità del Consiglio Grande e Generale. Posto l'accento anche sulla difficoltà di mantenere un equilibrio fra la professione lavorativa e l'attività politica, insistendo sulle differenze fra pubblico e privato. Gian Carlo Venturini, PDCS, ha ricordato il coinvolgimento di tutte le forze su questo PdL. Ringraziamenti al Segretario di Stato Belluzzi e alla Segreteria Istituzionale per il loro lavoro affinché si giungesse alla definizione di un testo condiviso. Segnale importante anche la condivisione dell'Aula sulla necessità di una procedura d'urgenza. Quanto alla composizione della futura Commissione ha rimarcato il dato della rappresentatività ed il requisito dei 2/3 per le deliberazioni. Un'apertura alle Opposizioni data anche “dal mio Partito”, ha rimarcato.

Poi Gian Matteo Zeppa, RETE; che ha dichiarato di non credere nei “buoni intenti” di questa Commissione, che “nasce male”. A suo avviso infatti non è paritetica; il “buon senso” avrebbe richiesto la salvaguardia della pariteticità, e invece sono previsti 12 consiglieri di Maggioranza e 6 di Opposizione. Riflessioni anche sull'implementazione dell'Accordo UE; “sono a favore del negoziato”, ma le istituzioni vanno salvaguardate a prescindere dall'appartenenza al contesto europeo. Quanto al regolamento consiliare ha ricordato come fosse stato modificato nel 2018 nonostante si fosse in un periodo di fortissima tensione politica; ha parlato inoltre della necessità di dare centralità all'UdP. Le regole d'ingaggio “si sono scritte già”. Sul Consiglio dei XII si è rivolto alla Maggioranza con toni sferzanti: abbiate il coraggio di abolirlo! Infine un appello; se si vogliono modificare delle cose si modifichi il regolamento consiliare. Secondo Gian Nicola Berti, AR, il Paese ha effettivamente bisogno di riforme istituzionali. Condivise però alcune preoccupazioni; da qui l'invito ad utilizzare il “buon senso”. Utilizzando anche gli strumenti già a disposizione. Le riforme del 2002 – ha rimarcato - hanno dato indicazioni utilissime alla semplificazione normativa che non sono state recepite. Da qui una domanda: se il processo che si sta per intraprendere sia corretto; e non si creino piuttosto duplicati di altre commissioni. “Quanti esperti costituzionalisti abbiamo all'interno dell'Aula?”. Sarà necessario allora dare incarico a consulenti per la formulazione di proposte sulle quali poi ragionare. Riflessioni anche sul principio di collegialità in Congresso, e sulla necessità di riconoscere maggiori poteri alla Reggenza; specie sulla gestione dei lavori in Consiglio. Poi Enrico Carattoni, che ha rivendicato l'impulso di RF nella scorsa Legislatura ad intervenire sulle riforme istituzionali. Ha parlato di una lenta erosione del ruolo del CGG; e dall'altra parte un “potere eccessivo” del Congresso. Questo “è il tema politico per eccellenza”; perplessità anche sull'ipotesi di “consulenti esterni” per formulare proposte. I consulenti a suo avviso dovranno avere conoscenza piena della realtà del Paese e lavorare su linee di indirizzo fornite dalla politica. Quanto alla questione della retribuzione del consigliere, ha chiesto che tutti siano messi nella condizione di svolgere il proprio ruolo. Ilaria Bacciocchi, PSD, ha parlato di “opportunità storica”. Un plauso allora all'operato del Segretario Belluzzi. Adeguarsi ai tempi che cambiano – ha osservato - non significa tradire le nostre origini ma onorarle. Auspicato il coinvolgimento di esperti di diritto sammarinese e costituzionalisti. Si è poi soffermata sul “modello misto” introdotto dalla riforma istituzionale del 2005. Il vero problema – ha aggiunto - sta nel contesto organizzativo e nella “perdita di cultura politica” degli ultimi anni. Rinnovata dunque la richiesta affinché i consiglieri siano messi nelle condizioni di poter svolgere il proprio ruolo. Ha ricordato poi come il Consiglio avesse approvato lo scorso anno solo 12 leggi; a fronte della mole di decreti e delibere del Governo.

Si è chiesta poi se il principio di collegialità per il Congresso non rappresenti in realtà un limite; da qui l'ipotesi dell'introduzione di un “Primo Ministro”. Riflessioni anche sulla possibilità di una riforma della Magistratura reggenziale; affinché ad esempio i Capi di Stato non siano necessariamente espressione della Maggioranza e Consiglieri. Credo che la volontà comune sia dare recepimento ad un punto del programma di governo ha osservato Massimo Andrea Ugolini, PDCS. A suo avviso i membri della Commissione dovranno dare le linee guida sulle quali agire; senza duplicazioni di funzioni. Abbiamo un assetto completamente diverso da quello degli altri Paesi – ha rimarcato -; copiare sistemi istituzionali è molto complicato per la realtà del Titano. Fondamentale allora “rimarcare quello che siamo”, a partire dalla collegialità nelle Istituzioni. Si è anche detto favorevole ad un'idea già espressa dai banchi di RETE affinché l'operatività dei decreti delegati coincida con la ratifica. Fra gli interventi in replica quello di Antonella Mularoni, RF; a suo avviso gli unici altri due Segretari di Stato che hanno preso la parola, oltre a Belluzzi, hanno stroncato il progetto. Si è chiesta quale sia il motivo. Quanto all'idea del “Premierato” ventilata dal PSD ha osservato come nel caso sia necessario un emendamento ad uno degli articoli del testo.

A seguire il Segretario di Stato Belluzzi, che ha ricordato la condivisione al momento del deposito del PdL. Lavoro che è frutto di una mediazione, ha sottolineato. Fondamentali a suo avviso due tematiche: le tempistiche e le consulenze. Infine un omaggio a Renzo Bonelli e Leo Marino Dominici, senza i quali – ha rimarcato – non avremmo avuto la Carta dei Diritti del '74. Michela Pelliccioni, DML, ha a sua volta posto l'accento sulla diversità di vedute – riguardo al PdL – in seno al Congresso. E anche sul tema del rafforzamento della collegialità in Congresso, ha ricordato come in Maggioranza vi siano differenze di vedute. Si è passati poi all'esame del PdL articolo per articolo. Interventi già a partire dall'art. 2, relativo alla composizione della Commissione. 2 Presidenti – uno di Maggioranza e uno di Opposizione – e 18 Consiglieri; quelli espressione delle forze governative con una maggioranza inferiore ai 2/3 (3 PSD, 3 Libera/PS, 4 PDCS, 2 AR, 2 RF, 2 DML, 2 RETE). Da RETE la richiesta di quale sia la ratio della non concessione di una totale pariteticità come avvenuto invece per le Commissioni d'inchiesta e per quella Antimafia. Si dovrebbe chiedere ai gruppi e ai capigruppo, ha sottolineato dal canto suo il Segretario di Stato Belluzzi. Si è voluto trovare un compromesso accettabile, ha rimarcato Massimo Andrea Ugolini, PDCS, insistendo fra le altre cose sul concetto della doppia Presidenza e sul bilanciamento nella composizione per garantire rappresentatività e partecipazione anche per i gruppi più piccoli. Sulla stessa linea il PSD. L'articolo è stato infine approvato per alzata di mano. Relativo ai compiti della Presidenza, quello successivo. Convocazione e validità delle sedute, invece, il focus dell'Articolo 4. Poi il regime delle sedute, con la previsione del criterio della maggioranza dei 2/3 per le deliberazioni della Commissione. L'articolo 5 prevede tuttavia che qualora nelle prime due votazioni non si raggiunga il quorum si proceda a maggioranza assoluta. Fra gli articoli chiave il 6, sulle competenze della Commissione. Fra gli obiettivi il rafforzamento del ruolo di indirizzo politico del Consiglio, il potenziamento dell'esercizio del potere legislativo, la valorizzazione dello status di Consigliere. E poi misure per rendere più efficace il funzionamento del Congresso di Stato. Necessaria, alla luce di simili target, la definizione di un quadro ordinamentale con lo studio di misure su vari fronti: dalla delimitazione del perimetro della decretazione alla questione del recepimento delle normative europee, alla semplificazione normativa. Sul tavolo anche una possibile revisione dell'Istituto reggenziale, una definizione della disciplina del Consiglio dei XII, un perfezionamento delle disposizioni relative al Collegio Garante e al Consiglio Giudiziario. Diverse le perplessità espresse da Gian Matteo Zeppa; e anche Mirko Dolcini, DML, ha richiamato al “buon senso”. Ma purtroppo alcune volte manca, ha osservato; da qui la necessità di mettere mano in alcuni casi alle regole. Articolo 6 infine approvato. Così come l'articolo 7, sull'attività della Commissione; dove si prevede fra l'altro la nomina – sempre con la maggioranza dei 2/3 – di consulenti. Relativo agli oneri per lo Stato, invece, l'articolo 8; dove si prevede come ai membri dell'organismo sia riconosciuto un emolumento pari a quello percepito dai membri delle Commissioni Consiliari Permanenti. Infine le dichiarazioni di voto. La prima risposta alla necessità di rendere più autorevole il CGG viene da questa legge, ha rimarcato Libera. L'intero PdL è stato poi approvato all'unanimità. I lavori sono quindi ripresi dal Comma – precedentemente interrotto - sugli indirizzi generali per la predisposizione del Piano Sanitario 2024-2026. Si era in fase di repliche. Da Libera apprezzamento per gli spunti contenuti nell'OdG di Maggioranza; e l'invito a salvaguardare il carattere universalistico della Sanità sammarinese; posto inoltre l'accento sulla necessità di evitare strumentalizzazioni su questo tema. Nessuna strumentalizzazione, ha obiettato RF; ricordando le perplessità, anche metodologiche, già espresse sul Piano. RETE ha ribadito l'assenza di contrarietà preconcette; definendo però vago l'ordine del giorno, e confermando le preoccupazioni per le liste d'attesa. DML ha ribadito le proprie perplessità; ravvisando sostanzialmente una eccessiva vaghezza nelle linee di indirizzo. Sarà il Piano sanitario ad ampliare le linee di indirizzo, ha replicato il Segretario Mularoni, in chiusura di dibattito. Sul dossier nuovo Ospedale ha ricordato le criticità delle strutture esistenti. La progettazione dovrà essere in linea con il Piano, che si auspica venga depositato a breve. L'idea è quella di una struttura multispecialistica, con l'obiettivo di essere attrattivi anche per il Circondario. Ribadita la volontà di mantenere standard elevati per la Sanità pubblica; così come l'attenzione per le problematiche degli anziani, anche con un eventuale ampliamento dell'attuale RSA. Posti infine in votazione gli indirizzi generali per la predisposizione del Piano sanitario e Socio-sanitario; 39 favorevoli, 15 astenuti. Focus poi sull'OdG già presentato dalla Maggioranza. Una dimostrazione – ad avviso del Segretario alla Sanità – di come vi sia condivisione tra le forze governative. Da Mariella Mularoni anche un ringraziamento all'attuale DG dell'ISS Bevere; di cui ho avuto una valutazione positiva, ha spiegato. A suo avviso è stato attaccato impropriamente. Il contratto – ha ricordato - scade nel 2027, e dovrà essere onorato. Secondo RETE vi è ancora molta confusione in maggioranza su questo tema. Bevere – ha osservato Emanuele Santi - paga il fatto di essere arrivato in un momento nel quale a capo della Segretaria vi era Roberto Ciavatta. “Spendiamo soldi pubblici per dei giochini politici”. RF ha parlato di “contenuti discutibili” nell'OdG, con punti che ricalcano le linee di indirizzo del Piano sanitario. Focus piuttosto sulle “ultime 5 righe”, sul “contenuto politico”. Vorremmo sapere se il DG Bevere avesse obiettivi di risultato. Se sono stati raggiunti non lo possiamo cacciare; oppure avremo un costo molto alto. Ipotizzate allora “cambiali elettorali”, e una politicizzazione dell'ISS. “Un'elencazione di principi”, nell'OdG, ad avviso di Motus. Ravvisato un gap di “visione” sul nuovo Ospedale; e poi la questione Bevere. “Non lo mandano via”, ha detto Fabio Righi; nel testo si parla di “rinnovo”, o di “futuro”, non di “diverso”. Abbiamo chiesto da tempo un superamento dell'attuale Comitato Esecutivo ISS, ha sottolineato Gemma Cesarini, Libera; e ciò non si basa su una valutazione qualitativa – ha aggiunto - ma su una scelta politica per una rinnovata mission. Denise Bronzetti, AR, ha ricordato come l'OdG sia un dispositivo politico che impegna il Governo; noi – ha preferito - avremmo preferito che quel Piano Sanitario, e di conseguenza la sintesi delle linee guida, contenesse una parte sulla implementazione dei servizi su chi vive oggi dei disagi sociali. Quanto alla parte finale – quella riguardante il Comitato Esecutivo - “vigileremo attentamente”. Ribadita la volontà di tenere la politica fuori dall'ISS. Infine la votazione dell'OdG; approvato con 34 voti favorevoli e 13 astenuti.





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