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Riforme istituzionali: tensioni nella maggioranza

11 giu 2005
Riforme istituzionali: tensioni nella maggioranza
E’ tensione nella maggioranza sulle riforme istituzionali, dove si registrano diversità fra DC e PSD. La riunione che per la terza volta ha messo allo stesso tavolo tutte le forze politiche, doveva sciogliere i nodi rimasti irrisolti, relativi al Congresso di Stato e alla Reggenza, ma proprio una divergenza fra le due forze della coalizione ha reso impossibile lo scioglimento delle riserve. Da definire c’era l’uscita della Reggenza dal Congresso di Stato, con l’assunzione del ruolo di guida dell’esecutivo da un Segretario di Stato a turno, e l’incompatibilità con il ruolo di consigliere una volta assunto l’incarico alla Segreteria di Stato, poi la sostituzione in seno all’assemblea consigliare dei Capitani Reggenti durante il semestre. Se su questi ultimi due punti la DC è disposta a discuterne, sul primo, quello cioè che ipotizza l’uscita della Reggenza dal Congresso di Stato, la DC non condivide. Pronta la reazione dell’alleato di governo, che contesta alla democrazia cristiana una posizione conservatrice, ancorata al passato e rileva che questa ipotesi era già contemplata nella nuova carta dei diritti del 2002. La DC ribadisce che quell’aspetto, della Reggenza fuori dal Congresso di Stato, non lo condivide e l’indicazione è scaturita nella riunione della direzione e del gruppo consigliare della vigilia; 'sugli altri punti – dichiara il Segretario democristiano, Pier Marino Menicucci - siamo pronti a ragionare e lo faremo con molto senso di responsabilità, come sempre abbiamo fatto su questo tema. Riconfermiamo il nostro impegno sulle riforme – aggiunge Menicucci sottolineando che sugli altri punti l’accordo c’è e questo – dichiara – è assolutamente importante'. La riunione sulle riforme si è conclusa con la decisione di rinviare il confronto posticipandolo alle verifiche dei singoli partiti all’interno dei rispettivi organismi.
Per Alleanza Popolare siamo di fronte ad un nuovo fallimento del Governo Straordinario. Per AP l’unica strada da seguire è quella delle elezioni anticipate. 'Prima – dichiara – si riscriva la legge elettorale e poi si sciolga il Consiglio Grande e Generale e si vada al voto entro l’autunno'.

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