Incredulità e sconcerto ha provocato la decisione, scaturita dopo due ore di riunione straordinaria dell’Ufficio di Presidenza, di impedire la pubblicazione di taluni atti della Commissione antimafia relativi all’inchiesta Fincapital. E’ certo che, sotto il profilo strettamente giuridico, non può essere invocato il “segreto istruttorio” o la “segretazione degli atti”: si tratta infatti di una inchiesta chiusa, che è stata resa pubblica con la lettura delle conclusioni in Consiglio, in udienza pubblica, che ha ottenuto, fra l’altro, il risultato di qualificare, ingiustamente, la nostra Repubblica, in ogni parte del mondo, come un Paese mafioso.
I cittadini e le persone che dalle conclusioni della Commissione sono stati chiamati in causa per collusione con ambienti mafiosi hanno il diritto di conoscere, in modo completo ed esaustivo, tutti gli atti, documenti e testimonianze che hanno portato i commissari ad adottare quelle conclusioni. Ogni protezionismo a tale conoscenza è lesivo dei diritti fondamentali garantiti dalla nostra carta costituzionale, ed in particolare della libertà di stampa.
Le forze politiche che, attraverso l’Ufficio di Presidenza, si oppongono alla pubblicazione degli atti con il pretesto di salvaguardare ad ogni costo il lavoro della commissione, oltre alla violazione dei diritti delle persone, rendono un cattivo servizio al lavoro compiuto dai commissari, che – in nome di inesistenti segreti – possono essere sospettati di aver compiuto un’inchiesta parziale o strumentale a talune strategie politiche o personalistiche.
I cittadini e le persone che dalle conclusioni della Commissione sono stati chiamati in causa per collusione con ambienti mafiosi hanno il diritto di conoscere, in modo completo ed esaustivo, tutti gli atti, documenti e testimonianze che hanno portato i commissari ad adottare quelle conclusioni. Ogni protezionismo a tale conoscenza è lesivo dei diritti fondamentali garantiti dalla nostra carta costituzionale, ed in particolare della libertà di stampa.
Le forze politiche che, attraverso l’Ufficio di Presidenza, si oppongono alla pubblicazione degli atti con il pretesto di salvaguardare ad ogni costo il lavoro della commissione, oltre alla violazione dei diritti delle persone, rendono un cattivo servizio al lavoro compiuto dai commissari, che – in nome di inesistenti segreti – possono essere sospettati di aver compiuto un’inchiesta parziale o strumentale a talune strategie politiche o personalistiche.
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