Si voterà in un solo giorno, con l’election day, dunque, il prossimo 25 maggio”… Ops, scusate, questo vale solo per l’Italia dove, nonostante siano oltre 51 milioni gli italiani chiamati a votare, sono riusciti, in ottica di contenimento della spesa (la nostra “spending review”), ad accorpare più consultazioni in un solo giorno! Ed invece a San Marino? I Comitati Promotori per l’abrogazione della Legge sulla Libera Professione ISS e sul Decreto Fondiss, hanno cercato in ogni modo, rendendosi disponibili anche a posticipare le date di svolgimento dei Referendum, affinché non venissero “duplicate” spese pubbliche che pesano nelle tasche di tutti i Cittadini.
I costi della democrazia esistono, ma dobbiamo distinguere bene la democrazia rappresentativa da quella diretta, in questo caso il Referendum. Nella prima, i Cittadini delegano il proprio potere politico a dei loro rappresentanti tramite elezioni; nel secondo
caso, i Cittadini esprimono una propria volontà direttamente, senza tramiti e senza distorsioni, vedendo applicato, in poco tempo, quanto votato. Costi che possono, anzi, devono essere ottimizzati. Non la pensa invece così il maggior partito
della Repubblica, la Democrazia Cristiana che invece, pochi giorni prima che venisse stabilita la data della Consultazione Referendaria, aveva espresso tutta la sua contrarietà ad un’unica
consultazione, il “famigerato” Election Day che chiedeva, con evidenti risparmi di spesa, di accorpare la votazione dei Referendum alle elezioni delle Giunte di Castello. Comunque queste si terranno, in ogni caso, a fine Novembre, con ulteriori costi in capo al bilancio dello Stato ed agli stessi Cittadini.
I costi dell’ultima delibera, autorizzati fino alla somma di € 223.000,00 rispecchiano, nelle tipologie di spese, quelli delle precedenti Consultazioni Referendarie… tranne due. Innanzitutto non sono previste le spese per “l’organizzazione del servizio d’ordine” che nelle ultime Consultazioni costavano, in media, circa € 25.000,00. Probabilmente riconoscono ai Cittadini il rango di persone “civili” e tale servizio è stato considerato superfluo. Più
verosimilmente, il costo ci sarà ugualmente, ma non lo si è voluto mostrare! Altro punto, la spesa per la “fornitura di stampati e lavori tipografici vari”: dal 2010 ad oggi è più che triplicato passando da € 24.500,00 nel 2010, ad € 65.000,00 nel 2013 ed alla cifra ancora maggiore, pari ad € 85.000,00 per queste Consultazioni Referendarie. Inoltre, un raffronto tra le delibere di costi per le ultime Consultazioni Referendarie e le Elezioni delle Giunte del 2009 mostra come tali costi siano pienamente speculari e completamente sovrapponibili. Il tipo di servizio prestato dai vari organismi è il medesimo e le spese per tali servizi sono comparabili. Quindi, se da una parte non si lavora per ottimizzare
le spese, dall’altra comunque non si risparmia nell’effettuare votazioni congiunte: il risparmio derivante sarebbe stato quasi totale!!
Il peggio, comunque, è quello che si legge dietro le parole espresse nel comunicato della Democrazia Cristiana sull’Election Day: “…Una strategia politica per sviare l'attenzione sui
quesiti referendari, che, così come presentati, non otterrebbero il supporto della cittadinanza…” completamente in antitesi rispetto alle scelte effettuate in questi giorni dai partiti di
maggioranza, vista la costituzione del Comitato Contrario supportato proprio pubblicamente da Bene Comune.
Forse sono state sbagliate le previsioni iniziali e questo “supporto della cittadinanza” con il quorum al 25% ha molte più probabilità di quelle preventivate di vedere abrogato quanto richiesto. Quindi meglio “scendere in campo” direttamente? San Marino Bene Comune ha evidentemente fatto un buco nell’acqua e si è contraddetta clamorosamente più e più volte. Il nostro Movimento è comunque soddisfatto di questo ripensamento in quanto la politica, la buona politica, dovrebbe sempre coinvolgere la Cittadinanza nelle scelte più importanti e proprio attraverso gli strumenti di democrazia diretta questa partecipazione si manifesta in maniera chiara e netta.
Il 25 Maggio si partecipa, si decide e quindi è importante andare a votare.
comunicato stampa
I costi della democrazia esistono, ma dobbiamo distinguere bene la democrazia rappresentativa da quella diretta, in questo caso il Referendum. Nella prima, i Cittadini delegano il proprio potere politico a dei loro rappresentanti tramite elezioni; nel secondo
caso, i Cittadini esprimono una propria volontà direttamente, senza tramiti e senza distorsioni, vedendo applicato, in poco tempo, quanto votato. Costi che possono, anzi, devono essere ottimizzati. Non la pensa invece così il maggior partito
della Repubblica, la Democrazia Cristiana che invece, pochi giorni prima che venisse stabilita la data della Consultazione Referendaria, aveva espresso tutta la sua contrarietà ad un’unica
consultazione, il “famigerato” Election Day che chiedeva, con evidenti risparmi di spesa, di accorpare la votazione dei Referendum alle elezioni delle Giunte di Castello. Comunque queste si terranno, in ogni caso, a fine Novembre, con ulteriori costi in capo al bilancio dello Stato ed agli stessi Cittadini.
I costi dell’ultima delibera, autorizzati fino alla somma di € 223.000,00 rispecchiano, nelle tipologie di spese, quelli delle precedenti Consultazioni Referendarie… tranne due. Innanzitutto non sono previste le spese per “l’organizzazione del servizio d’ordine” che nelle ultime Consultazioni costavano, in media, circa € 25.000,00. Probabilmente riconoscono ai Cittadini il rango di persone “civili” e tale servizio è stato considerato superfluo. Più
verosimilmente, il costo ci sarà ugualmente, ma non lo si è voluto mostrare! Altro punto, la spesa per la “fornitura di stampati e lavori tipografici vari”: dal 2010 ad oggi è più che triplicato passando da € 24.500,00 nel 2010, ad € 65.000,00 nel 2013 ed alla cifra ancora maggiore, pari ad € 85.000,00 per queste Consultazioni Referendarie. Inoltre, un raffronto tra le delibere di costi per le ultime Consultazioni Referendarie e le Elezioni delle Giunte del 2009 mostra come tali costi siano pienamente speculari e completamente sovrapponibili. Il tipo di servizio prestato dai vari organismi è il medesimo e le spese per tali servizi sono comparabili. Quindi, se da una parte non si lavora per ottimizzare
le spese, dall’altra comunque non si risparmia nell’effettuare votazioni congiunte: il risparmio derivante sarebbe stato quasi totale!!
Il peggio, comunque, è quello che si legge dietro le parole espresse nel comunicato della Democrazia Cristiana sull’Election Day: “…Una strategia politica per sviare l'attenzione sui
quesiti referendari, che, così come presentati, non otterrebbero il supporto della cittadinanza…” completamente in antitesi rispetto alle scelte effettuate in questi giorni dai partiti di
maggioranza, vista la costituzione del Comitato Contrario supportato proprio pubblicamente da Bene Comune.
Forse sono state sbagliate le previsioni iniziali e questo “supporto della cittadinanza” con il quorum al 25% ha molte più probabilità di quelle preventivate di vedere abrogato quanto richiesto. Quindi meglio “scendere in campo” direttamente? San Marino Bene Comune ha evidentemente fatto un buco nell’acqua e si è contraddetta clamorosamente più e più volte. Il nostro Movimento è comunque soddisfatto di questo ripensamento in quanto la politica, la buona politica, dovrebbe sempre coinvolgere la Cittadinanza nelle scelte più importanti e proprio attraverso gli strumenti di democrazia diretta questa partecipazione si manifesta in maniera chiara e netta.
Il 25 Maggio si partecipa, si decide e quindi è importante andare a votare.
comunicato stampa
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