"Care Compagne e cari Compagni,
il mio intervento parte da una piccola riflessione che vorrei condividere con voi.
Vi siete mai chiesti cosa possa significare, per voi, il termini “compagni”? Personalmente, al di là del significato stupendo di “condividere il pane”, per me “compagno” è sinonimo di piena fiducia, di voglia di condividere, appunto: un’idea, un valore, un cammino.. anche le paure. Essere un “compagno” è molto di più di essere “amico”, perché il rapporto di fiducia è molto più profondo. È uno scegliersi, un atto di fede – se vogliamo – e di coraggio. Essere “compagno” in un mondo che celebra l’individualismo è un atto rivoluzionario!
Come tutti sapete, a Sinistra Unita ne abbiamo passate tante, abbiamo avuto anche persone che credevamo “compagni” e che però ci hanno pugnalato. Siamo caduti e abbiamo faticato a rialzarci, però siamo qui: quando è stato il momento di scegliere se rinunciare o riscattarci, il legame di cui vi parlavo prima si è riacceso, e da quel momento abbiamo iniziato a ricostruire, passo dopo passo, a migliorarci e a parlarci – sì!, perché non si parlava più.
L’entusiasmo e la caparbietà hanno “contagiato” piano piano tutti noi, e la sfiducia a poco a poco ha lasciato il passo alla voglia di provarci, di nuovo, perché i valori e le idee sono più forti della rinuncia, perché le persone possono sorprenderci e perché ognuno rappresenta un tesoro.
Questa voglia di riscatto è quella che ci ha portato in questi mesi ad incontrarci e discutere ogni argomento del documento base, a far sì che questo rappresenti le nostro radici, chi eravamo, chi siamo e soprattutto chi saremo.
Ci troviamo il nostro DNA, i nostri valori quali l’equità, i diritti, la dignità, la giustizia, la cultura..e i nostri metodi, basati sulla trasparenza, sulla coerenza, sulla programmazione.
In un passaggio abbiamo scritto: “siamo un Partito di sinistra progressista che lavora per un cambiamento radicale, con radici solide che incontrano idee e percorsi diversi; siamo proiettati nel futuro perché le scelte di oggi sono le conseguenze del domani”.
In questo passaggio ci siamo noi, la nostra cultura, cosa intendiamo per cambiamento, ovvero nuovi metodi, solidità, rispetto, solidarietà e legalità: il rilancio della politica e del Paese devono necessariamente partire da queste fondamenta.
Il rispetto: mai tema è stato più attuale, basti pensare che solo poche settimane fa c’è stato l’attentato alla redazione Charlie Hebdo, e che in Nigeria quelli di Boko Haram usano delle bambine per compiere attentati e, ultimo ma non ultimo, il bambino che, accanto a suo padre, ha ucciso delle persone prese prigioniere dall’ISIS.
Rispetto della diversità, coraggio del dialogo: sono fattori culturali che stiamo tutti perdendo di vista.. chi perché accecato dall’odio, chi dalla paura. Penso che ognuno di noi debba invertire rotta, deve cambiare il proprio sguardo sul mondo: la paura deve far spazio alla tenerezza.. sì..sembra una parola strana da usare in un intervento politico, ma penso che caratterizzi meglio ciò che l’umanità in questo momento ha più bisogno.
Dobbiamo pensare che nessuno deve rimanere solo: nella solitudine e nell’umiliazione l’essere umano è vulnerabile e preda dei fanatismi e degli integralismi. Ma come fare, vi chiederete? La parola chiave è CULTURA!
In questi tempi di crisi profonda del nostro sistema socio-economico, parlare di Cultura, è come parlare di un alieno, quando in realtà è attraverso un investimento forte in cultura e istruzione che si rilancia il Paese. È un fattore di sviluppo economico imprescindibile – e i paesi nordici, in questo, insegnano - .
La cultura rappresenta il fattore che più di ogni altro determina l’economia e la civiltà di un Paese..
Ho da poco riletto uno dei miei libri preferiti, “Lezioni Americane” di Italo Calvino, e quando tratta di un tema astratto come la leggerezza, Calvino cita Paul Valéry: “Il faut être léger comme l'oiseau, et non comme la plume”. Ecco, io questa frase la associo alla cultura perché rappresentano entrambe la determinazione. La leggerezza che può essere declinata come semplicità nella complessità diventa l’immagine più alta del significato di cultura.
Tutto questo per dirvi che senza cultura non esistono sviluppo, lavoro, diritti..neanche la democrazia esisterebbe.
Per cultura, non bisogna intendere solo l’istruzione, ma anche il senso dello Stato, la consapevolezza, lo sviluppo economico, la dignità del lavoro.
Se siamo arrivati a presentare il progetto del lavoro minimo di cittadinanza, che consente ai disoccupati over 50 che hanno finito gli ammortizzatori sociali di fare un lavoro –minimo – retribuito, non ci siamo arrivati per caso, ma è stato un’evoluzione culturale in piena regola.
Anche le nostre assemblee precongressuali hanno evidenziato l’importanza della cultura e hanno sottolineato il fatto che per un Paese, in particolare per San Marino, è necessario non solo non tagliare, ma al contrario investire in cultura ed istruzione se si vuole credere nel proprio futuro.
Sono profondamente convinta che il futuro della nostra Repubblica passi necessariamente da qui, perché il lavoro stesso passa dalla cultura, così come lo sviluppo sostenibile, lo stato sociale, la laicità.
La politica deve avere il coraggio di mettere le ali a questo Paese, le deve rafforzare e irrobustire offrendogli gli strumenti più opportuni, perché per troppi anni si sono preferite le scorciatoie, gli opportunismi e l’ignoranza latente.. Ne è dimostrazione – lo si ricordava anche ieri sera – che siamo un Paese dove sembra non esista niente “per diritto”, ma ci siano solo “favori”: questa è una consuetudine deprimente per un Paese.
Ecco, San Marino deve voltare pagina, la politica deve voltare pagina. Bisogna far capire alle persone la necessità di riaffermare i propri diritti – e averne coscienza- , la volontà di trasparenza, certezza e coerenza delle azioni.. ma per fare tutto ciò è necessario parlarsi, scontrarsi anche, ma pretendere questo grande cambiamento di metodo: investire in cultura, per cambiare il Paese!, questo deve essere il motto!
Se a San Marino fosse prevalso questo orientamento, non ci saremmo trovati così, non avremmo avuto dei signorotti tanto potenti che per personale vanagloria hanno ridotto il Paese ad un cumolo di cenere.
Ricordiamoci che la percezione di San Marino all’estero è la cartina di tornasole della percezione interna al Paese: per questo motivo credo necessario cambiare le regole del gioco, ovvero iniziare a lavorare per far riacquistare fiducia alle persone, cercando gli strumenti giusti, i canali giusti.. non dobbiamo aver paura di volare, perché dalla crisi ci usciamo solo tutti insieme, con la forza dei nostri valori, il coraggio delle proprie scelte, il dovere della solidarietà e l’umiltà.
Per San Marino io vedo grandi opportunità, e nessuno mi può togliere dalla testa che il nostro paese possa non solo riscattarsi, ma rinascere e diventare un modello positivo".
Intervento di Vanessa D'Ambrosio
il mio intervento parte da una piccola riflessione che vorrei condividere con voi.
Vi siete mai chiesti cosa possa significare, per voi, il termini “compagni”? Personalmente, al di là del significato stupendo di “condividere il pane”, per me “compagno” è sinonimo di piena fiducia, di voglia di condividere, appunto: un’idea, un valore, un cammino.. anche le paure. Essere un “compagno” è molto di più di essere “amico”, perché il rapporto di fiducia è molto più profondo. È uno scegliersi, un atto di fede – se vogliamo – e di coraggio. Essere “compagno” in un mondo che celebra l’individualismo è un atto rivoluzionario!
Come tutti sapete, a Sinistra Unita ne abbiamo passate tante, abbiamo avuto anche persone che credevamo “compagni” e che però ci hanno pugnalato. Siamo caduti e abbiamo faticato a rialzarci, però siamo qui: quando è stato il momento di scegliere se rinunciare o riscattarci, il legame di cui vi parlavo prima si è riacceso, e da quel momento abbiamo iniziato a ricostruire, passo dopo passo, a migliorarci e a parlarci – sì!, perché non si parlava più.
L’entusiasmo e la caparbietà hanno “contagiato” piano piano tutti noi, e la sfiducia a poco a poco ha lasciato il passo alla voglia di provarci, di nuovo, perché i valori e le idee sono più forti della rinuncia, perché le persone possono sorprenderci e perché ognuno rappresenta un tesoro.
Questa voglia di riscatto è quella che ci ha portato in questi mesi ad incontrarci e discutere ogni argomento del documento base, a far sì che questo rappresenti le nostro radici, chi eravamo, chi siamo e soprattutto chi saremo.
Ci troviamo il nostro DNA, i nostri valori quali l’equità, i diritti, la dignità, la giustizia, la cultura..e i nostri metodi, basati sulla trasparenza, sulla coerenza, sulla programmazione.
In un passaggio abbiamo scritto: “siamo un Partito di sinistra progressista che lavora per un cambiamento radicale, con radici solide che incontrano idee e percorsi diversi; siamo proiettati nel futuro perché le scelte di oggi sono le conseguenze del domani”.
In questo passaggio ci siamo noi, la nostra cultura, cosa intendiamo per cambiamento, ovvero nuovi metodi, solidità, rispetto, solidarietà e legalità: il rilancio della politica e del Paese devono necessariamente partire da queste fondamenta.
Il rispetto: mai tema è stato più attuale, basti pensare che solo poche settimane fa c’è stato l’attentato alla redazione Charlie Hebdo, e che in Nigeria quelli di Boko Haram usano delle bambine per compiere attentati e, ultimo ma non ultimo, il bambino che, accanto a suo padre, ha ucciso delle persone prese prigioniere dall’ISIS.
Rispetto della diversità, coraggio del dialogo: sono fattori culturali che stiamo tutti perdendo di vista.. chi perché accecato dall’odio, chi dalla paura. Penso che ognuno di noi debba invertire rotta, deve cambiare il proprio sguardo sul mondo: la paura deve far spazio alla tenerezza.. sì..sembra una parola strana da usare in un intervento politico, ma penso che caratterizzi meglio ciò che l’umanità in questo momento ha più bisogno.
Dobbiamo pensare che nessuno deve rimanere solo: nella solitudine e nell’umiliazione l’essere umano è vulnerabile e preda dei fanatismi e degli integralismi. Ma come fare, vi chiederete? La parola chiave è CULTURA!
In questi tempi di crisi profonda del nostro sistema socio-economico, parlare di Cultura, è come parlare di un alieno, quando in realtà è attraverso un investimento forte in cultura e istruzione che si rilancia il Paese. È un fattore di sviluppo economico imprescindibile – e i paesi nordici, in questo, insegnano - .
La cultura rappresenta il fattore che più di ogni altro determina l’economia e la civiltà di un Paese..
Ho da poco riletto uno dei miei libri preferiti, “Lezioni Americane” di Italo Calvino, e quando tratta di un tema astratto come la leggerezza, Calvino cita Paul Valéry: “Il faut être léger comme l'oiseau, et non comme la plume”. Ecco, io questa frase la associo alla cultura perché rappresentano entrambe la determinazione. La leggerezza che può essere declinata come semplicità nella complessità diventa l’immagine più alta del significato di cultura.
Tutto questo per dirvi che senza cultura non esistono sviluppo, lavoro, diritti..neanche la democrazia esisterebbe.
Per cultura, non bisogna intendere solo l’istruzione, ma anche il senso dello Stato, la consapevolezza, lo sviluppo economico, la dignità del lavoro.
Se siamo arrivati a presentare il progetto del lavoro minimo di cittadinanza, che consente ai disoccupati over 50 che hanno finito gli ammortizzatori sociali di fare un lavoro –minimo – retribuito, non ci siamo arrivati per caso, ma è stato un’evoluzione culturale in piena regola.
Anche le nostre assemblee precongressuali hanno evidenziato l’importanza della cultura e hanno sottolineato il fatto che per un Paese, in particolare per San Marino, è necessario non solo non tagliare, ma al contrario investire in cultura ed istruzione se si vuole credere nel proprio futuro.
Sono profondamente convinta che il futuro della nostra Repubblica passi necessariamente da qui, perché il lavoro stesso passa dalla cultura, così come lo sviluppo sostenibile, lo stato sociale, la laicità.
La politica deve avere il coraggio di mettere le ali a questo Paese, le deve rafforzare e irrobustire offrendogli gli strumenti più opportuni, perché per troppi anni si sono preferite le scorciatoie, gli opportunismi e l’ignoranza latente.. Ne è dimostrazione – lo si ricordava anche ieri sera – che siamo un Paese dove sembra non esista niente “per diritto”, ma ci siano solo “favori”: questa è una consuetudine deprimente per un Paese.
Ecco, San Marino deve voltare pagina, la politica deve voltare pagina. Bisogna far capire alle persone la necessità di riaffermare i propri diritti – e averne coscienza- , la volontà di trasparenza, certezza e coerenza delle azioni.. ma per fare tutto ciò è necessario parlarsi, scontrarsi anche, ma pretendere questo grande cambiamento di metodo: investire in cultura, per cambiare il Paese!, questo deve essere il motto!
Se a San Marino fosse prevalso questo orientamento, non ci saremmo trovati così, non avremmo avuto dei signorotti tanto potenti che per personale vanagloria hanno ridotto il Paese ad un cumolo di cenere.
Ricordiamoci che la percezione di San Marino all’estero è la cartina di tornasole della percezione interna al Paese: per questo motivo credo necessario cambiare le regole del gioco, ovvero iniziare a lavorare per far riacquistare fiducia alle persone, cercando gli strumenti giusti, i canali giusti.. non dobbiamo aver paura di volare, perché dalla crisi ci usciamo solo tutti insieme, con la forza dei nostri valori, il coraggio delle proprie scelte, il dovere della solidarietà e l’umiltà.
Per San Marino io vedo grandi opportunità, e nessuno mi può togliere dalla testa che il nostro paese possa non solo riscattarsi, ma rinascere e diventare un modello positivo".
Intervento di Vanessa D'Ambrosio
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