I dati dell’economia reale e quelli della finanza pubblica sono molto preoccupanti. Lo dimostra la caduta verticale del PIL (-31%) e la conseguente perdita di posti di lavoro passati dai 19.965 del 2008 ai 18.884 attuali. Ben 1081 posti in meno durante il governo delle meraviglie.
Il quadro tendenziale evidenzia un peggioramento che coinvolge anche la flessione molto forte della spesa in conto capitale e l’aumento altrettanto forte del debito pubblico. Non parliamo della famigerata spesa corrente (95%). I provvedimenti approvati dal Consiglio dimostrano l’appannamento generalizzato della qualità delle politiche pubbliche, nonché la caduta della capacità progettuale. Se non ci si rende conto che bisogna cambiare lo Stato in profondità; che è indispensabile affinare la politica della spesa smontando e rimontando gli ingranaggi pubblici senza fermare la macchina; che è necessario impostare il bilancio per programmi; che è urgente innovare al servizio di idee e di azioni a sostegno di un nuovo ciclo di sviluppo e di crescita, si rimane nel campo delle favole e del pressappochismo.
Il nostro Paese ha bisogno di una pubblica amministrazione con obiettivi e risultati economici, sociali e finanziari. Bisogna capire dove si deve cambiare, innovare, retrocedere, avanzare con un MOTORE che non necessita di più carburante, bensì di una completa revisione. Lo sviluppo si può ottenere solo cambiando lo Stato. E’ dunque indispensabile definire un contratto unico per tutti i lavoratori pubblici e privati mettendoli sullo stesso piano, garantendo la flessibilità e i medesimi diritti economici e normativi; raggruppare in poche direzioni generali altamente informatizzate e professionalizzate tutti gli uffici pubblici per dare servizi d’avanguardia al cittadino e all’impresa; utilizzare la spending review come ricamo finanziario e non come segheria; ridurre al minimo la burocrazia e mettere un tetto alle retribuzioni; diffondere una nuova cultura del lavoro al servizio della Repubblica.
Comunicato stampa
Il quadro tendenziale evidenzia un peggioramento che coinvolge anche la flessione molto forte della spesa in conto capitale e l’aumento altrettanto forte del debito pubblico. Non parliamo della famigerata spesa corrente (95%). I provvedimenti approvati dal Consiglio dimostrano l’appannamento generalizzato della qualità delle politiche pubbliche, nonché la caduta della capacità progettuale. Se non ci si rende conto che bisogna cambiare lo Stato in profondità; che è indispensabile affinare la politica della spesa smontando e rimontando gli ingranaggi pubblici senza fermare la macchina; che è necessario impostare il bilancio per programmi; che è urgente innovare al servizio di idee e di azioni a sostegno di un nuovo ciclo di sviluppo e di crescita, si rimane nel campo delle favole e del pressappochismo.
Il nostro Paese ha bisogno di una pubblica amministrazione con obiettivi e risultati economici, sociali e finanziari. Bisogna capire dove si deve cambiare, innovare, retrocedere, avanzare con un MOTORE che non necessita di più carburante, bensì di una completa revisione. Lo sviluppo si può ottenere solo cambiando lo Stato. E’ dunque indispensabile definire un contratto unico per tutti i lavoratori pubblici e privati mettendoli sullo stesso piano, garantendo la flessibilità e i medesimi diritti economici e normativi; raggruppare in poche direzioni generali altamente informatizzate e professionalizzate tutti gli uffici pubblici per dare servizi d’avanguardia al cittadino e all’impresa; utilizzare la spending review come ricamo finanziario e non come segheria; ridurre al minimo la burocrazia e mettere un tetto alle retribuzioni; diffondere una nuova cultura del lavoro al servizio della Repubblica.
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