Maggioranza promossa, secondo Alleanza Popolare, dopo l’ultimo Consiglio, nel quale sono stati approvati importanti ed attesi progetti di legge, come la finanziaria, che riduce la spesa corrente, la normativa sui giochi e l’ordine del giorno su telecomunicazioni e caso antenne. Ap, soddisfatta per quanto portato a termine, annuncia però querele, nei confronti di chi, dice Mario Venturini, “ci ha attaccati in modo indegno e vergognoso, dipingendo i provvedimenti adottati come il lasciapassare alla Repubblica del gioco d’azzardo”.
“Inspiegabile anche l’atteggiamento dei partiti dell’astensione – aggiunge Fernando Bindi – il programma di governo prevedeva l’istituzione di un ente pubblico dei giochi e la gestione delle sale a società private. Hanno chiesto che lo Stato avesse la maggioranza anche sulla società di gestione e l’abbiamo concesso. I loro – conclude – sono inutili moralismi”.
Quindi il caso Scaramella. Ap racconta che un consigliere democristiano, Cesare Gasperoni, nel gennaio 2005 chiese a Bindi se conoscesse tale Mario Scaramella: il governo straordinario aveva già predisposto le due delibere per la consulenza. Ap decise di informarsi da politici italiani, i quali risposero di stare molto attenti al personaggio, che era estremamente pericoloso e in grado di controllare telefoni e sistemi informatici.
A febbraio giunsero altre informazioni, in base alle quali Scaramella, non certo per conto del governo straordinario puntualizza Ap, sarebbe giunto in Repubblica per controllare il patrimonio di Gabriele Gatti e di sua moglie e che stava per scoprire dove fosse custodito.
“Avrebbe dunque ficcato il naso – puntualizza Venturini – negli affari privati di alcuni politici, non solo di Gatti. Risulta avesse una lista di nomi da controllare. Abbiamo deciso di avvertirlo. Il nostro – aggiunge ancora Venturini – è stato un atto di pura cortesia. Lo abbiamo incontrato io e Bindi a Mercatino Conca, l’8 febbraio 2005. E’ stato un incontro di dieci minuti nel quale gli abbiamo consigliato di stare attento su un soggetto definito pericoloso”.
“Non ci siamo posti il problema – dice Bindi – se Gatti avesse o non avesse già conosciuto Scaramella. Ma l’intromissione di un personaggio come quello ci sembrava banditesca”. “Capisco sia difficile comprendere – continua Venturini – i motivi che ci hanno spinto ad avvertire una persona considerata l’avversario politico di sempre. L’etica però dice altre cose, ed accettare questi metodi per noi significava cadere nella barbarie. Il paradosso, semmai – conclude – è che dopo averlo avvisato, Gatti abbia continuato ad intrattenere rapporti piuttosto stretti con questo personaggio”.
“Inspiegabile anche l’atteggiamento dei partiti dell’astensione – aggiunge Fernando Bindi – il programma di governo prevedeva l’istituzione di un ente pubblico dei giochi e la gestione delle sale a società private. Hanno chiesto che lo Stato avesse la maggioranza anche sulla società di gestione e l’abbiamo concesso. I loro – conclude – sono inutili moralismi”.
Quindi il caso Scaramella. Ap racconta che un consigliere democristiano, Cesare Gasperoni, nel gennaio 2005 chiese a Bindi se conoscesse tale Mario Scaramella: il governo straordinario aveva già predisposto le due delibere per la consulenza. Ap decise di informarsi da politici italiani, i quali risposero di stare molto attenti al personaggio, che era estremamente pericoloso e in grado di controllare telefoni e sistemi informatici.
A febbraio giunsero altre informazioni, in base alle quali Scaramella, non certo per conto del governo straordinario puntualizza Ap, sarebbe giunto in Repubblica per controllare il patrimonio di Gabriele Gatti e di sua moglie e che stava per scoprire dove fosse custodito.
“Avrebbe dunque ficcato il naso – puntualizza Venturini – negli affari privati di alcuni politici, non solo di Gatti. Risulta avesse una lista di nomi da controllare. Abbiamo deciso di avvertirlo. Il nostro – aggiunge ancora Venturini – è stato un atto di pura cortesia. Lo abbiamo incontrato io e Bindi a Mercatino Conca, l’8 febbraio 2005. E’ stato un incontro di dieci minuti nel quale gli abbiamo consigliato di stare attento su un soggetto definito pericoloso”.
“Non ci siamo posti il problema – dice Bindi – se Gatti avesse o non avesse già conosciuto Scaramella. Ma l’intromissione di un personaggio come quello ci sembrava banditesca”. “Capisco sia difficile comprendere – continua Venturini – i motivi che ci hanno spinto ad avvertire una persona considerata l’avversario politico di sempre. L’etica però dice altre cose, ed accettare questi metodi per noi significava cadere nella barbarie. Il paradosso, semmai – conclude – è che dopo averlo avvisato, Gatti abbia continuato ad intrattenere rapporti piuttosto stretti con questo personaggio”.
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