Una presa di posizione arrivata come un fulmine a ciel sereno sul processo di unificazione. Non se l’aspettava il Segretario dei Democratici, Giuseppe Morganti, non l’ha assolutamente gradita il segretario socialista Mauro Chiaruzzi. Intanto, spiegano i due leader, perché Zona Franca contesta l’inesistente. Nessun documento è stato votato al termine della Conferenza programmatica, ma si è solo stilato un comunicato stampa, un testo di sintesi dei due giorni di lavori da destinare agli organi d’informazione, nulla di più. Che loro non fossero d’accordo lo si era registrato già nelle ultime battute dell’assemblea ma avrebbe avuto senso – dichiara Morganti – una contestazione immediata o al massimo il giorno dopo. Perché – si chiede il segretario del PdD, questa presa di posizione arriva oggi, a quasi un mese di distanza? Una domanda per la quale Morganti non ha risposta. Più chiaro è il leader dei socialisti: “Lo vedo – dichiara - come un elemento di rottura e non mi sembra assolutamente per il fine che ci siamo prefissati, anzi. Se qualcuno ha altri obiettivi rispetto a quelli dichiarati – aggiunge Chiaruzzi – lo dica apertamente senza mezzi termini. Anche se – spiega – la questione è tutta interna al Partito dei Democratici e non voglio correre il rischio di intromettermi o compiere ingerenza alcuna. Una patata bollente tutta di Morganti, dunque, che martedì sera ha cercato di verificare la possibilità di mediazione. In una cena precedentemente fissata, alla quale avrebbe dovuto prendere parte anche Chiaruzzi, ha discusso con gli aderenti di Zona Franca, ma anziché ammorbidirsi il clima sempre essersi teso ancora di più. E’ strano – commenta Morganti – anche perché abbiamo tutti lo stesso obiettivo, la volontà di dare soluzioni a problemi comuni, come quello di un nuovo metodo della politica, affrancato dai vecchi schemi. Ma in questo modo – aggiunge – non si contribuisce alla ricerca di soluzioni; si inseriscono solo elementi di diffidenza che portano all’opposto del risultato che si vuole conseguire. Scontri inutili – li definisce Morganti – che non giovano al progetto che invece si dichiara di condividere.
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