In riferimento a quanto scritto nel comunicato congiunto dei partiti e movimenti di opposizione, ripreso oggi dai quotidiani locali, in qualità di titolare della Segreteria di Stato per gli Affari Esteri desidero esprimere alcune considerazioni in risposta alle accuse gratuite che mi sono state mosse.
Dal dicembre 2012 ad oggi l’attività di politica estera è stata un susseguirsi di eventi e circostanze che hanno permesso il raggiungimento di risultati fruttuosi. Mi riferisco, in particolare, alla ratifica e all’entrata in vigore del Protocollo di modifica della Convenzione tra la Repubblica di San Marino e la Repubblica italiana per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le frodi fiscali, alla conclusione di altre convenzioni in materia fiscale e di doppia imposizione, allo stabilimento di relazioni diplomatiche e alla stipula di convenzioni in ambito culturale e turistico con nuovi Paesi, che hanno proiettato sempre più il nostro Paese verso l’esterno, con il sostegno della stessa Unione Europea, che da ultima, proprio ieri, nell’incontro di Bruxelles con il Presidente della Commissione UE Barroso, ha confermato l'interesse nel consolidare il percorso di integrazione già avviato.
Quanto agli Organismi Internazionali, numerose sono state le occasioni di partecipazione a Ministeriali, Assemblee Generali e Riunioni di Alto livello del sottoscritto e dei funzionari del Dipartimento: in queste importanti platee San Marino ha sempre fatto sentire la propria voce, anche tramite decise prese di posizione su temi di scottante attualità. La considerazione di cui San Marino gode nei consessi internazionali è ben nota: di recente, a rimarcarla, il Segretario Generale dell’ONU, Ban Ki-moon, nella sua visita ufficiale dell’aprile scorso; così come la stima per le attività che quotidianamente vengono svolte dal Dipartimento per tramite delle Rappresentanze Diplomatiche e Consolari all’estero, ma anche per i risultati di questo costante lavoro, che non tardano ad arrivare: è di ieri la notizia della “promozione” dell’OCSE, che ci conferma “Paese virtuoso”, mettendo in evidenzia i passi compiuti dalla nostra Repubblica sulla strada della trasparenza, riconoscendone la validità e la rispondenza agli standard internazionali.
Credo che anche solo questo sintetico riferimento alla concretezza dell’azione di politica estera smentisca con evidenza la definizione di una politica “vuota di ogni sostanza”.
Ma c’è un’altra riflessione che va oltre alle considerazioni sulla mia persona e al lavoro svolto in politica estera.
E’ grave il fatto che, paradossalmente, le critiche più aspre arrivino nel momento in cui si stanno per raggiungere i risultati sperati, quando invece si dovrebbe fare quadrato per sostenere il Paese dai detrattori esterni. Purtroppo dobbiamo constatare che, tra coloro che oggi si mostrano strenui difensori del bene dello Stato, si nascondono anche quanti hanno creato i problemi in cui ancora ci dibattiamo, e che spesso, quando si parla di politica estera, gli stessi non si trattengono dal disprezzare il lavoro del Dipartimento Affari Esteri e del Corpo Diplomatico e Consolare. Questi paladini sono coloro che, mentre lamentano il ritardo nell’uscita dalla black list italiana, non disdegnano di allearsi con chi vuole impedirlo, dipingendo il Paese come un covo di corrotti e malfattori.
Il paradosso su cui tutti ci dobbiamo confrontare è allora il seguente: a chi giova tutto ciò? Vogliamo veramente che il Paese possa raggiungere pienamente l’obiettivo di una propria collocazione credibile e dignitosa a livello internazionale o vogliamo continuare a ostacolare questo processo, rifacendoci con nostalgia a quel “passato” che ci ha portato in procedura rafforzata Moneyval e in lista grigia OCSE?
Su questo interrogativo e sulle necessarie risposte credo si debbano concentrare allora maggioranza e opposizione, se veramente vogliono il bene del Paese.
Comunicato stampa
Dal dicembre 2012 ad oggi l’attività di politica estera è stata un susseguirsi di eventi e circostanze che hanno permesso il raggiungimento di risultati fruttuosi. Mi riferisco, in particolare, alla ratifica e all’entrata in vigore del Protocollo di modifica della Convenzione tra la Repubblica di San Marino e la Repubblica italiana per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le frodi fiscali, alla conclusione di altre convenzioni in materia fiscale e di doppia imposizione, allo stabilimento di relazioni diplomatiche e alla stipula di convenzioni in ambito culturale e turistico con nuovi Paesi, che hanno proiettato sempre più il nostro Paese verso l’esterno, con il sostegno della stessa Unione Europea, che da ultima, proprio ieri, nell’incontro di Bruxelles con il Presidente della Commissione UE Barroso, ha confermato l'interesse nel consolidare il percorso di integrazione già avviato.
Quanto agli Organismi Internazionali, numerose sono state le occasioni di partecipazione a Ministeriali, Assemblee Generali e Riunioni di Alto livello del sottoscritto e dei funzionari del Dipartimento: in queste importanti platee San Marino ha sempre fatto sentire la propria voce, anche tramite decise prese di posizione su temi di scottante attualità. La considerazione di cui San Marino gode nei consessi internazionali è ben nota: di recente, a rimarcarla, il Segretario Generale dell’ONU, Ban Ki-moon, nella sua visita ufficiale dell’aprile scorso; così come la stima per le attività che quotidianamente vengono svolte dal Dipartimento per tramite delle Rappresentanze Diplomatiche e Consolari all’estero, ma anche per i risultati di questo costante lavoro, che non tardano ad arrivare: è di ieri la notizia della “promozione” dell’OCSE, che ci conferma “Paese virtuoso”, mettendo in evidenzia i passi compiuti dalla nostra Repubblica sulla strada della trasparenza, riconoscendone la validità e la rispondenza agli standard internazionali.
Credo che anche solo questo sintetico riferimento alla concretezza dell’azione di politica estera smentisca con evidenza la definizione di una politica “vuota di ogni sostanza”.
Ma c’è un’altra riflessione che va oltre alle considerazioni sulla mia persona e al lavoro svolto in politica estera.
E’ grave il fatto che, paradossalmente, le critiche più aspre arrivino nel momento in cui si stanno per raggiungere i risultati sperati, quando invece si dovrebbe fare quadrato per sostenere il Paese dai detrattori esterni. Purtroppo dobbiamo constatare che, tra coloro che oggi si mostrano strenui difensori del bene dello Stato, si nascondono anche quanti hanno creato i problemi in cui ancora ci dibattiamo, e che spesso, quando si parla di politica estera, gli stessi non si trattengono dal disprezzare il lavoro del Dipartimento Affari Esteri e del Corpo Diplomatico e Consolare. Questi paladini sono coloro che, mentre lamentano il ritardo nell’uscita dalla black list italiana, non disdegnano di allearsi con chi vuole impedirlo, dipingendo il Paese come un covo di corrotti e malfattori.
Il paradosso su cui tutti ci dobbiamo confrontare è allora il seguente: a chi giova tutto ciò? Vogliamo veramente che il Paese possa raggiungere pienamente l’obiettivo di una propria collocazione credibile e dignitosa a livello internazionale o vogliamo continuare a ostacolare questo processo, rifacendoci con nostalgia a quel “passato” che ci ha portato in procedura rafforzata Moneyval e in lista grigia OCSE?
Su questo interrogativo e sulle necessarie risposte credo si debbano concentrare allora maggioranza e opposizione, se veramente vogliono il bene del Paese.
Comunicato stampa
Riproduzione riservata ©