“I nostri figli hanno mangiato il pane della camorra e il paese ancora non ha reagito”. Alessandro Rossi, nel suo discorso di chiusura alla festa di Sinistra Unita, invita la cittadinanza a fare sentire la propria voce, a non essere più solo spettatrice ma protagonista per un reale cambiamento. “Costruire il nuovo costa fatica, nessun politico ha la bacchetta magica” – spiega - e richiama ad un impegno collettivo che riporti al centro dell’agire l’etica pubblica. Guarda al passato, ai valori di un tempo: una volta – ammette - c’era contrabbando ma anche genialità diplomatica, solidarietà, una forte tensione democratica. La sua previsione è impietosa: “se oggi venissero centomila sfollati – dice - li cacceremmo con i fucili”, e ricorda la proposta del suo partito - che ha lasciato tutti freddi - di dare ospitalità ai rifugiati libici. Poi un’analisi sul fermento degli ultimi tempi. La politica – dichiara il coordinatore di SU – è bloccata sulla Costituente Socialista, che tutti sanno basarsi solo su logiche di potere. “Ma in momenti di crisi - rimarca - non ci si può permettere di escludere nessuno dal dialogo politico. “Per questo – dice – continueremo a parlare con la sinistra moderata e ci siederemo ad un tavolo per capire quale sia la sua direzione di marcia”. Annuncia anche il confronto con le forze moderate di centro, per costruire un’alternativa che rifugga le frammentazioni e che guardi oltre le ideologie del 20esimo secolo. Nel corso della festa si è poi tenuto il confronto sui grandi problemi che assillano il paese: dagli ultimi scandali finanziari, alle infiltrazioni malavitose, ai difficili rapporti con l’Italia. Un’analisi che si è sviluppata sotto il titolo provocatorio, tra profezia e attualità: 2012, fine del mondo o fine di San Marino?
Monica Fabbri
Monica Fabbri
Riproduzione riservata ©