Nella notte di venerdì, il Consiglio Grande e Generale, con 30 voti favorevoli e 21 contrari, ha approvato la nuova riforma fiscale.
La domanda doverosa è: questa legge tributaria, assolve al dovere pubblico di chiedere ai cittadini di contribuire veramente secondo ciò che hanno?
Per Sinistra Unita, la risposta è certamente NO. Fin da subito il governo ha escluso qualsivoglia dialogo con l’opposizione, portando avanti le trattative solo con le parti sociali e le Associazioni di categoria.
L’opposizione, ovvero oltre il 49% del Paese, ha provato fino all’ultimo di portare il proprio contributo, anche attraverso gli emendamenti in Commissione, ma la risposta è stata il silenzio. La riforma era blindata, ogni tentativo di modifica, respinto.
Questo è il quadro in cui è stata partorita la legge, portata avanti da un Governo sordo alle richieste dei cittadini e dei lavoratori, che impone maggiori sacrifici ai soliti noti, cioè ai lavoratori dipendenti e ai pensionati, mentre rimane immobile di fronte alla grande evasione, che non mette in campo gli strumenti necessari per accertare i redditi di tutte le categorie di lavoratori. Inoltre l’Esecutivo non fa nulla per riscuotere 180 milioni di monofase non pagata e regala centinaia di milioni a un sistema bancario senza trasparenza, e minaccia “ticket educativi” sulle medicine e le prestazioni specialistiche, i cui principali consumatori sono gli ammalati e gli anziani.
Di fronte a tutto ciò possiamo affermare che questa riforma ha mancato tutti i principali obiettivi strategici.
Le “maggiori entrate” non supereranno i 5 milioni di euro, con probabile peggioramento dello stato sociale.
In questa riforma, manca la garanzia del principio di equità del prelievo e del controllo. Il peso maggiore è destinato ai lavoratori dipendenti, i cosiddetti “redditi certi”, mentre i redditi molto alti sono letteralmente graziati.
La parte degli accertamenti è insoddisfacente; propone, infatti, soluzioni fiacche che, nella sostanza, non migliorano nulla.
Fra l’altro ci chiediamo: come si potrà portare avanti una politica mirata al sostegno delle persone in difficoltà quando non si conosce il reddito reale dei cittadini? Succederà, probabilmente, come accade da anni per l’assegno integrativo, che è spesso erogato a finti poveri.
Infine, la competitività del sistema: gli incentivi presenti nella riforma coinvolgono solo le medie e le grandi imprese, lasciando scoperte tutte le piccole realtà imprenditoriali, capaci di creare lavoro e ricchezza.
La domanda doverosa è: questa legge tributaria, assolve al dovere pubblico di chiedere ai cittadini di contribuire veramente secondo ciò che hanno?
Per Sinistra Unita, la risposta è certamente NO. Fin da subito il governo ha escluso qualsivoglia dialogo con l’opposizione, portando avanti le trattative solo con le parti sociali e le Associazioni di categoria.
L’opposizione, ovvero oltre il 49% del Paese, ha provato fino all’ultimo di portare il proprio contributo, anche attraverso gli emendamenti in Commissione, ma la risposta è stata il silenzio. La riforma era blindata, ogni tentativo di modifica, respinto.
Questo è il quadro in cui è stata partorita la legge, portata avanti da un Governo sordo alle richieste dei cittadini e dei lavoratori, che impone maggiori sacrifici ai soliti noti, cioè ai lavoratori dipendenti e ai pensionati, mentre rimane immobile di fronte alla grande evasione, che non mette in campo gli strumenti necessari per accertare i redditi di tutte le categorie di lavoratori. Inoltre l’Esecutivo non fa nulla per riscuotere 180 milioni di monofase non pagata e regala centinaia di milioni a un sistema bancario senza trasparenza, e minaccia “ticket educativi” sulle medicine e le prestazioni specialistiche, i cui principali consumatori sono gli ammalati e gli anziani.
Di fronte a tutto ciò possiamo affermare che questa riforma ha mancato tutti i principali obiettivi strategici.
Le “maggiori entrate” non supereranno i 5 milioni di euro, con probabile peggioramento dello stato sociale.
In questa riforma, manca la garanzia del principio di equità del prelievo e del controllo. Il peso maggiore è destinato ai lavoratori dipendenti, i cosiddetti “redditi certi”, mentre i redditi molto alti sono letteralmente graziati.
La parte degli accertamenti è insoddisfacente; propone, infatti, soluzioni fiacche che, nella sostanza, non migliorano nulla.
Fra l’altro ci chiediamo: come si potrà portare avanti una politica mirata al sostegno delle persone in difficoltà quando non si conosce il reddito reale dei cittadini? Succederà, probabilmente, come accade da anni per l’assegno integrativo, che è spesso erogato a finti poveri.
Infine, la competitività del sistema: gli incentivi presenti nella riforma coinvolgono solo le medie e le grandi imprese, lasciando scoperte tutte le piccole realtà imprenditoriali, capaci di creare lavoro e ricchezza.
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