Torniamo sulla questione dell’intestazione di una piazza ad Alcide De Gasperi per confermare la posizione di SU: la dedicazione è un atto di grande valenza simbolica, culturale oltre che politica, e non può celebrare solo gli eroi di una parte, per quanto egemonica essa sia o sia stata.
E’ un fatto che il travagliato periodo post bellico che va dal 1948 al 1957 non sia ancora materia esclusiva degli storici, viste le diverse interpretazioni politiche dei fatti. Inoltre il nostro desiderio di vedere intitolata una piazza anche a Enrico Berlinguer non è una partigianeria priva di fondamento.
Mettendo a confronto i rapporti con San Marino dei due importanti uomini politici si notano alcune circostanze: nel 1951 c’era il blocco dei nostri confini disposto dal Ministro degli Interni Mario Scelba e Presidente del Consiglio era Alcide De Gasperi che non risulta fosse intervenuto ad alleviare o annullare il blocco. L’Italia era infatti inadempiente per il versamento del canone doganale e De Gasperi vi provvide solo nel 1953 con un anticipo grazie al quale si poterono pagare gli stipendi. Questi erano in arretrato di sei mesi a causa delle gravissime condizioni indotte alla Repubblica dal boicottaggio economico disposto dall’Italia a partire dal 1948. Boicottaggio culminato con il blocco dei nostri confini.
La scusa del blocco era l’apertura di un casinò a San Marino non autorizzato dall’Italia, ma la vera causa, in tempi di guerra fredda tra ovest ed est, era il governo sammarinese social-comunista regolarmente eletto, e ciò disturbava molto Italia e USA.
Si vuole allora intitolare una piazza a De Gasperi, anche se persistono molte ombre e ambiguità sul suo ruolo di amico della Repubblica. Di sicuro il suo governo ha tentato per ben nove anni di sovvertire, con una vera e propria attività eversiva, il volere dei cittadini sammarinesi e non dobbiamo dimenticare che la Democrazia Cristiana riuscì solo nel 1957 a occupare il potere grazie all’illecita intromissione nelle nostre questioni interne di Italia e Usa, intromissione di cui si è avuto prova, qualche anno fa, dalla pubblicazione degli archivi segreti americani.
Torniamo a Enrico Berlinguer: anche lui si è guadagnato un posto nel cuore dei sammarinesi. Era infatti Segretario Nazionale della Federazione Giovanile Comunista Italiana quando organizzò, in pieno blocco, una manifestazione di sostegno al nostro legittimo governo e contro la prepotenza italo-americana. Centinaia di democratici emiliano-romagnoli per una notte si misurarono contro le cariche e gli spari della polizia, della Celere e di reparti con le autoblindo lungo il tracciato della strada Rimini-San Marino, per opporsi all’odioso blocco che aveva messo in ginocchio la nostra Repubblica.
E’ un fatto che il travagliato periodo post bellico che va dal 1948 al 1957 non sia ancora materia esclusiva degli storici, viste le diverse interpretazioni politiche dei fatti. Inoltre il nostro desiderio di vedere intitolata una piazza anche a Enrico Berlinguer non è una partigianeria priva di fondamento.
Mettendo a confronto i rapporti con San Marino dei due importanti uomini politici si notano alcune circostanze: nel 1951 c’era il blocco dei nostri confini disposto dal Ministro degli Interni Mario Scelba e Presidente del Consiglio era Alcide De Gasperi che non risulta fosse intervenuto ad alleviare o annullare il blocco. L’Italia era infatti inadempiente per il versamento del canone doganale e De Gasperi vi provvide solo nel 1953 con un anticipo grazie al quale si poterono pagare gli stipendi. Questi erano in arretrato di sei mesi a causa delle gravissime condizioni indotte alla Repubblica dal boicottaggio economico disposto dall’Italia a partire dal 1948. Boicottaggio culminato con il blocco dei nostri confini.
La scusa del blocco era l’apertura di un casinò a San Marino non autorizzato dall’Italia, ma la vera causa, in tempi di guerra fredda tra ovest ed est, era il governo sammarinese social-comunista regolarmente eletto, e ciò disturbava molto Italia e USA.
Si vuole allora intitolare una piazza a De Gasperi, anche se persistono molte ombre e ambiguità sul suo ruolo di amico della Repubblica. Di sicuro il suo governo ha tentato per ben nove anni di sovvertire, con una vera e propria attività eversiva, il volere dei cittadini sammarinesi e non dobbiamo dimenticare che la Democrazia Cristiana riuscì solo nel 1957 a occupare il potere grazie all’illecita intromissione nelle nostre questioni interne di Italia e Usa, intromissione di cui si è avuto prova, qualche anno fa, dalla pubblicazione degli archivi segreti americani.
Torniamo a Enrico Berlinguer: anche lui si è guadagnato un posto nel cuore dei sammarinesi. Era infatti Segretario Nazionale della Federazione Giovanile Comunista Italiana quando organizzò, in pieno blocco, una manifestazione di sostegno al nostro legittimo governo e contro la prepotenza italo-americana. Centinaia di democratici emiliano-romagnoli per una notte si misurarono contro le cariche e gli spari della polizia, della Celere e di reparti con le autoblindo lungo il tracciato della strada Rimini-San Marino, per opporsi all’odioso blocco che aveva messo in ginocchio la nostra Repubblica.
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