Snellire il lavoro della corte europea dei diritti dell’uomo. Questo il motivo della due giorni di colloquio che la presidenza sammarinese ha voluto per rendere più efficace l’azione dei giudici di Strasburgo.
In diversi hanno chiesto di liberare l’organismo dagli iter meno importanti come la ricevibilità o meno dei ricorsi: 90 mila casi pendenti e la lunghezza dei processi non facilitano la garanzia del rispetto dei diritti dell’uomo.
Nel suo intervento, il Presidente Fiorenzo Stolfi ha ricordato che da subito si possono introdurre dei meccanismi di snellimento, senza protocollo 14, cioà la riforma ulteriore della convenzione sui diritti umani. Per entrare a regime necessita della ratifica di tutti e 46 gli stati membri, e all’appello manca la Federazione russa.
Da parte sia del Presidente Stolfi che del Segretario generale del Consiglio d'Europa, Terry Davis, l’auspicio che anche quest’ ultimo Stato membro possa ratificare il protocollo.
Un richiamo alla Russia è arrivato anche da Jean Paul Costa, Presidente della Corte Europea di Strasburgo: “San Marino ha una relazione particolare con la nostra Corte – ha poi ricordato – grazie all’iniziativa del giudice Federico Bigi che portò proprio qui, il 3 settembre 1992, la sola sessione plenaria della Corte che si sia mai svolta al di fuori della sua sede naturale”.
Il Presidente del Comitato dei saggi, Gil Rodriguez Iglesias -il gruppo istituito proprio per studiare gli strumenti per snellire il lavoro della corte europea- ha spiegato quali potrebbero essere le strade: decentralizzare la sua azione, istituire un Comitato giudiziario che possa prendersi carico di alcune cause senza venire meno alle garanzie del giusto processo, informare gli stati membri del lavoro dei giudici europei per prevenire il numero dei ricorsi. Con l’obiettivo di passare dagli attuali 5 anni a un solo anno e mezzo di processo per arrivare a sentenza.
Domani si proseguirà con gli ultimi interventi e le conclusioni della due giorni di lavori.
In diversi hanno chiesto di liberare l’organismo dagli iter meno importanti come la ricevibilità o meno dei ricorsi: 90 mila casi pendenti e la lunghezza dei processi non facilitano la garanzia del rispetto dei diritti dell’uomo.
Nel suo intervento, il Presidente Fiorenzo Stolfi ha ricordato che da subito si possono introdurre dei meccanismi di snellimento, senza protocollo 14, cioà la riforma ulteriore della convenzione sui diritti umani. Per entrare a regime necessita della ratifica di tutti e 46 gli stati membri, e all’appello manca la Federazione russa.
Da parte sia del Presidente Stolfi che del Segretario generale del Consiglio d'Europa, Terry Davis, l’auspicio che anche quest’ ultimo Stato membro possa ratificare il protocollo.
Un richiamo alla Russia è arrivato anche da Jean Paul Costa, Presidente della Corte Europea di Strasburgo: “San Marino ha una relazione particolare con la nostra Corte – ha poi ricordato – grazie all’iniziativa del giudice Federico Bigi che portò proprio qui, il 3 settembre 1992, la sola sessione plenaria della Corte che si sia mai svolta al di fuori della sua sede naturale”.
Il Presidente del Comitato dei saggi, Gil Rodriguez Iglesias -il gruppo istituito proprio per studiare gli strumenti per snellire il lavoro della corte europea- ha spiegato quali potrebbero essere le strade: decentralizzare la sua azione, istituire un Comitato giudiziario che possa prendersi carico di alcune cause senza venire meno alle garanzie del giusto processo, informare gli stati membri del lavoro dei giudici europei per prevenire il numero dei ricorsi. Con l’obiettivo di passare dagli attuali 5 anni a un solo anno e mezzo di processo per arrivare a sentenza.
Domani si proseguirà con gli ultimi interventi e le conclusioni della due giorni di lavori.
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