
Tematiche di rilievo sul tavolo di Strasburgo, messe a fuoco dal Presidente dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, Theodoros Rousopoulos e dal Segretario Generale Alain Berset. Anche alla luce del conflitto russo-ucraino, il primo macro tema affrontato è quello della "salvaguardia della democrazia", con particolare accento sul come proteggere le democrazie europee dalle spinte autoritarie. La posizione di San Marino, forte di una consolidata democrazia rappresentativa, nell'intervento di Oscar Mina, che guarda al ruolo dell'Europa. “Credo sia necessario – dice Oscar Mina - che l'Europa possa pensare di essere roccaforte convinta della democrazia, ma questa posizione non è né scontata e né garantita per sempre. Lo stiamo vedendo. L'Unione Europea, il Consiglio d'Europa, la Corte Europea dei diritti dell'uomo sono pilastri che difendono la democrazia e i valori liberali. Tuttavia, negli ultimi anni, l'Europa ha affrontato delle sfide crescenti, l'ascesa dei movimenti populisti, per esempio, e soprattutto quelli autoritari, aggressivi; la crisi della rappresentanza politica, la disinformazione e le interferenze esterne. Quindi, concludo brevemente dicendo questo. Mantenere la democrazia significa che l'Europa deve assolutamente rafforzare le proprie istituzioni, garantire l'applicazione dello stato di diritto in tutti gli Stati membri, e non solo; promuovere una cultura politica che valorizzi la partecipazione, la trasparenza e soprattutto i diritti umani”.
Altro tema al centro dei lavori “come garantire la libertà d'espressione in tempi di polarizzazione e di incertezza” e strettamente legato l'ultimo capitolo all'attenzione delle delegazioni, relativo alla “violenza contro personaggi politici”. Un fenomeno che si allarga anche in Europa: “tra Germania e Francia oltre duemila casi all'anno; "la violenza – dice Katia Savoretti – non può essere tollerata come dimensione ordinaria della vita insieme. Il modo in cui è stata intesa la violenza nella democrazia, in particolare quella che si manifesta in politica, si può equiparare ad un malessere diffuso, prevalente, oltre la soglia del dialogo e che scuote la società. La violenza non è una malattia, ma la manifestazione di uno stato di sofferenza, con una radice più profonda sicuramente. Per esempio, l'esclusione o l'irrilevanza, oggettive o percepite, in cui alcune fasce della società che si sentono confinate quando si tratta di affrontare le questioni che riguardano la vita pubblica. E questo è il senso vero del malessere. Se in politica la dimensione è conflittuale e intrinseca, occorre individuare gli strumenti opportuni affinché non deflagri in violenza. La scelta delle democrazie è stata quella di dotarsi di strumenti che favoriscono un'ampia partecipazione individuale come, ad esempio, il riconoscimento e la tutela dell'uguaglianza tra i cittadini, dei diritti civili e politici, e collettiva, ovvero la libertà di associarsi, di costituire partiti, di informare”.
Nel video, estratti dagli interventi di Oscar Mina e Maria Katia Savoretti