Il successo al vertice di Bruxelles, dove dopo una notte di tensione passa la sua linea, rafforza Mario Monti anche sul fronte italiano. “Abbiamo fatto passi avanti”, rivendica il professore. Il presidente del Consiglio riconosce che adesso la sua posizione è più salda; ribadisce che l'Italia “non ha alcuna intenzione, almeno per ora, di chiedere la copertura dello scudo antispread”, e che non sarà necessaria una manovra economica aggiuntiva oltre alla spending review che dovrebbe essere varata dal Consiglio dei ministri agli inizi della prossima settimana. Certo, ammette, la situazione economica è difficile ma non catastrofica come la dipinge Confindustria, cui il premier riserva una stoccata con un sostanziale no comment. Proprio per questo puntualizza che intende restare al governo fino al 2013, sulla scia del monito lanciato ieri dal presidente Napolitano. La maggioranza plaude al presidente del Consiglio. “Ha fatto bene e la partita continua”, dice Bersani; e lodi al professore arrivano anche Enrico Letta e dal leader dell’Udc Casini, ma pure da diversi settori del Pdl. Se la maggioranza ritrova un minimo di compattezza dopo le polemiche e le divisioni sulle riforme istituzionali, l’opposizione resta critica. Maroni, che domani ufficializzerà al congresso della Lega la propria candidatura a segretario del Carroccio anche se resta l’incognita di Bossi, si dice “scettico” sul successo di Monti, sostenendo che il governo “è debolissimo e non ha idee contro la crisi”. Duro il giudizio anche di Di Pietro e Vendola, che si giurano reciproco sostegno in vista di primarie del centrosinistra, e considerano “nefasta” l’idea di una grosse koalition in salsa italiana.
Da Roma Francesco Bongarrà
Da Roma Francesco Bongarrà
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