E’ la risposta all’ultimatum lanciato da Stati Uniti e Unione Europea: adeguarsi o finire sulla lista nera dei paradisi fiscali. Dopo Liechtenstein, Andorra, Austria e Belgio, anche la Svizzera allenta i cordoni sul segreto bancario. Quella che da sempre è considerata la cassaforte del mondo apre la porta alla cooperazione con gli altri Paesi sul tema della lotta all'evasione fiscale.
Il Governo elvetico ha annunciato che accetterà gli standard dell'OSCE e si impegnerà a rinforzare lo scambio di informazioni con gli altri Stati. Ma lo farà solo caso per caso e sulla base di richieste concrete e giustificate. Le misure che non riguardano solo l’Europa: il tentativo è di normalizzare tutti i Paesi, nel mondo, che finora garantivano il segreto bancario. Singapore, Hong Kong, le isole Cayman hanno già annunciato che rispetteranno le norme dell’OSCE, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico. Ai primi di aprile il G20, che si riunirà a Londra, pubblicherà la lista dei buoni e dei cattivi. E chi sarà in quella sbagliata dovrà sopportare pesanti conseguenze economiche e finanziarie.
Un rischio che, secondo il Segretario di Stato agli Affari Esteri, il Titano non corre perché esistono due diverse liste dell’OSCE. Nella prima ci sono i paesi con bassa fiscalità ed altri parametri simili ai paradisi fiscali, ma che assicurano una adeguata collaborazione. Nella seconda sono inseriti i veri paradisi fiscali, i Paesi che non danno alcuna forma di cooperazione per la lotta alle frodi e all’evasione fiscale. “Noi - afferma Antonella Mularoni - siamo da tempo nella prima e secondo le informazioni in nostro possesso non c’è alcuna intenzione di trasferire San Marino nella lista dei paesi non collaborativi. Questo non significa - conclude - che non dobbiamo fare una riflessione sul nostro futuro ed è quello che stiamo facendo.”
Sonia Tura
Il Governo elvetico ha annunciato che accetterà gli standard dell'OSCE e si impegnerà a rinforzare lo scambio di informazioni con gli altri Stati. Ma lo farà solo caso per caso e sulla base di richieste concrete e giustificate. Le misure che non riguardano solo l’Europa: il tentativo è di normalizzare tutti i Paesi, nel mondo, che finora garantivano il segreto bancario. Singapore, Hong Kong, le isole Cayman hanno già annunciato che rispetteranno le norme dell’OSCE, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico. Ai primi di aprile il G20, che si riunirà a Londra, pubblicherà la lista dei buoni e dei cattivi. E chi sarà in quella sbagliata dovrà sopportare pesanti conseguenze economiche e finanziarie.
Un rischio che, secondo il Segretario di Stato agli Affari Esteri, il Titano non corre perché esistono due diverse liste dell’OSCE. Nella prima ci sono i paesi con bassa fiscalità ed altri parametri simili ai paradisi fiscali, ma che assicurano una adeguata collaborazione. Nella seconda sono inseriti i veri paradisi fiscali, i Paesi che non danno alcuna forma di cooperazione per la lotta alle frodi e all’evasione fiscale. “Noi - afferma Antonella Mularoni - siamo da tempo nella prima e secondo le informazioni in nostro possesso non c’è alcuna intenzione di trasferire San Marino nella lista dei paesi non collaborativi. Questo non significa - conclude - che non dobbiamo fare una riflessione sul nostro futuro ed è quello che stiamo facendo.”
Sonia Tura
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