Finalmente nell’ultima seduta della Commissione Interni è stata posta in discussione la proposta di legge di iniziativa popolare per la libertà di scelta sulla trasmissione del cognome ai figli. Alla seduta era presente Vanessa Muratori, prima firmataria della bozza in esame, la quale ha aderito alla richiesta formulata dal Segretario di Stato per gli Affari Interni di rimandare l’esame del comma alla prossima seduta della commissione e comunque non oltre il prossimo ottobre.
Il rinvio, accolto da tutti i commissari presenti, è stato motivato da un’esigenza di approfondimento, aperto oltre che ai promotori anche a tutte le forze politiche, per presentare emendamenti che possano rendere più chiari e di più facile applicazione alcuni aspetti procedurali della riforma.
Immaginatevi la nostra sorpresa alla notizia, riportata con grande rilievo dalla stampa, che la Democrazia Cristiana chiede a gran voce di modificare la normativa in materia e che è già al lavoro per approntare un progetto di legge e allineare finalmente la Repubblica alle direttive europee.
Nonostante la disponibilità della Democrazia Cristiana a discutere dell'argomento, dopo anni di chiusura totale, debba essere registrata in maniera positiva, non possiamo non considerare triste il tentativo, ancora una volta, di appropriarsi di una tematica portata avanti da alcuni cittadini attivi con un Progetto di Legge di iniziativa popolare.
Si tratta di un Progetto di Legge composto da quattro semplicissimi articoli che hanno fatto la muffa in Commissione per più di un anno. Se la DC fosse stata così interessata all'argomento, avrebbe potuto presentare pochi, semplici emendamenti, per rendere il Progetto di Legge adeguato "alle normative europee" e approvarlo.
Invece no. Dopo più di un anno troviamo titoloni a caratteri cubitali su tutti i giornali in cui si dice che la DC propone, in cui si dice che la DC presenta, in cui insomma la DC si appropria di una tematica portata avanti da altri e che, rientrando nel campo dei diritti, non dovrebbe portare il marchio di nessuna parte politica.
Il rinvio, accolto da tutti i commissari presenti, è stato motivato da un’esigenza di approfondimento, aperto oltre che ai promotori anche a tutte le forze politiche, per presentare emendamenti che possano rendere più chiari e di più facile applicazione alcuni aspetti procedurali della riforma.
Immaginatevi la nostra sorpresa alla notizia, riportata con grande rilievo dalla stampa, che la Democrazia Cristiana chiede a gran voce di modificare la normativa in materia e che è già al lavoro per approntare un progetto di legge e allineare finalmente la Repubblica alle direttive europee.
Nonostante la disponibilità della Democrazia Cristiana a discutere dell'argomento, dopo anni di chiusura totale, debba essere registrata in maniera positiva, non possiamo non considerare triste il tentativo, ancora una volta, di appropriarsi di una tematica portata avanti da alcuni cittadini attivi con un Progetto di Legge di iniziativa popolare.
Si tratta di un Progetto di Legge composto da quattro semplicissimi articoli che hanno fatto la muffa in Commissione per più di un anno. Se la DC fosse stata così interessata all'argomento, avrebbe potuto presentare pochi, semplici emendamenti, per rendere il Progetto di Legge adeguato "alle normative europee" e approvarlo.
Invece no. Dopo più di un anno troviamo titoloni a caratteri cubitali su tutti i giornali in cui si dice che la DC propone, in cui si dice che la DC presenta, in cui insomma la DC si appropria di una tematica portata avanti da altri e che, rientrando nel campo dei diritti, non dovrebbe portare il marchio di nessuna parte politica.
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