Al centro del dibattito le quattro libertà fondamentali (libera circolazione delle persone, delle merci, dei servizi e dei capitali all'interno dell'Unione), considerate dai più lo scoglio maggiore da superare per un piccolo Stato. In realtà tutti i relatori hanno rilevato le difficoltà in generale del sistema sammarinese ad aprirsi, al di là del negoziato con l'UE per la presenza di molti condizionamenti. E' evidente, ad esempio – si è detto - che servano limiti quantitativi alla libera circolazione delle persone in territorio, ma occorre gettare le basi per un sistema economico aperto verso l'esterno, capace di attrarre investimenti, di abbattere quelle barriere burocratiche e linguistiche che disincentivano chi voglia investire a San Marino. Per Sandro Pavesi (OSLA), “l'avvicinamento all'Unione non è un'opportunità, ma proprio un'esigenza”. “Non dobbiamo temere l'arrivo di ondate di persone – gli fa eco Gianluca Montanari (CDLS) – dopotutto fino ad ora i nostri confini non sono mai stati blindati, la presenza di migliaia di lavoratori frontalieri e di residenti italiani ne è la dimostrazione”. Francesco Biordi (USL) punta sulle opportunità: “Non solo doveri, l'Europa può supplire alle nostre mancanze in termini di infrastrutture e servizi alle imprese”. Per Emanuel Colombini (ANIS) “serve più coraggio. Bisogna aprirsi al mondo - dice - nonostante la resistenza opposta dai centri di potere. Giuliano Tamagnini (CSdL) spinge invece sul ruolo di supporto che devono necessariamente avere le banche se si vogliono aumentare gli investimenti in Repubblica. Fondamentale in quest'ottica – ricorda il PSD – sarà la ripresa dei lavori del tavolo di sviluppo decisa dal Governo.
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