Sono sicuro che quanto scriverò scontenterà taluni, ma voglio comunque dire come la penso: per me tutti i cittadini, che abbiano compiuto i 18 anni di età e che siano iscritti nelle liste elettorali, residenti o non residenti in territorio, hanno il diritto di votare i propri rappresentanti in Consiglio Grande e Generale.
Non mi piace usare troppi giri di parole, perché troppe e troppo spesso ne vengono usate e ad ogni tornata poi, si rinnovano le polemiche sulla inadeguatezza della legge elettorale. Io penso che il voto dei cittadini sammarinesi all’estero serva a San Marino e serva soprattutto a dare maggior valore alle comunità dei sammarinesi all’estero.
Le conclusioni dei lavori della Pre-Consulta di aprile mi trovano pienamente d’accordo: “relativamente all’esercizio del diritto di voto da parte dei cittadini residenti all’estero, (la Consulta) ribadisce la necessità di istituire il voto a distanza per tutti coloro che non sono nelle condizioni di poterlo esercitare in territorio”. Perché così accade nella maggioranza degli Stati democratici: i cittadini residenti all’estero espletano a distanza il loro diritto/dovere di voto.
Qualcuno potrebbe dire che i residenti all’estero sono in numero considerevole e possono condizionare pesantemente l’esito finale? Bene, anche in Inghilterra è così,il numero dei residenti all’estero è dello stesso ordine di grandezza dei residenti in territorio, ma lì, per evitare possibili sbilanciamenti dell’esito e determinare una maggioranza non condivisa da chi dovrà sottostarvi quotidianamente, hanno subordinato il voto ad un periodo limitato di residenza all’estero.
La mia posizione è la seguente:
i concittadini che dimorano (per un periodo limitato) in un Paese con il quale sia stato possibile concludere una intesa che possa garantire la regolarità del voto, dovrebbero essere iscritti in una apposita anagrafe consolare di quel Paese per poter così scegliere di votare per corrispondenza oppure poter tornare a San Marino, rinnovando la scelta ad ogni elezione. Non dovrebbe essere previsto alcun rimborso per le spese di viaggio eventualmente sostenute.
Nel caso in cui il cittadino sammarinese dimorasse in un Paese con il quale non sia stato possibile concludere alcuna intesa che possa garantire la regolarità del voto, il voto dovrebbe essere possibile solo rientrando a San Marino ma con un rimborso delle spese di viaggio sostenute.
Il voto estero in passato è stato controllato, diretto, utilizzato con finalità politiche interne. Imbarazzante cecità. E oggi ? San Marino è in grado di evitare le distorsioni che riguardano il voto di scambio?
Ma chi sono gli “altri” sammarinesi? Votano? per chi votano? perché votano? quanti realmente votano? Mi risulta che all’ultima tornata elettorale il 70% (su 10.000 iscritti alle liste elettorali, ben 7.000) di loro non abbia votato e se si analizzasse il voto estero si verificherebbe una sostanziale uniformità dei consensi espressi dagli abitanti all’interno del territorio e da quelli fuori territorio.
Epifanio Troina
Non mi piace usare troppi giri di parole, perché troppe e troppo spesso ne vengono usate e ad ogni tornata poi, si rinnovano le polemiche sulla inadeguatezza della legge elettorale. Io penso che il voto dei cittadini sammarinesi all’estero serva a San Marino e serva soprattutto a dare maggior valore alle comunità dei sammarinesi all’estero.
Le conclusioni dei lavori della Pre-Consulta di aprile mi trovano pienamente d’accordo: “relativamente all’esercizio del diritto di voto da parte dei cittadini residenti all’estero, (la Consulta) ribadisce la necessità di istituire il voto a distanza per tutti coloro che non sono nelle condizioni di poterlo esercitare in territorio”. Perché così accade nella maggioranza degli Stati democratici: i cittadini residenti all’estero espletano a distanza il loro diritto/dovere di voto.
Qualcuno potrebbe dire che i residenti all’estero sono in numero considerevole e possono condizionare pesantemente l’esito finale? Bene, anche in Inghilterra è così,il numero dei residenti all’estero è dello stesso ordine di grandezza dei residenti in territorio, ma lì, per evitare possibili sbilanciamenti dell’esito e determinare una maggioranza non condivisa da chi dovrà sottostarvi quotidianamente, hanno subordinato il voto ad un periodo limitato di residenza all’estero.
La mia posizione è la seguente:
i concittadini che dimorano (per un periodo limitato) in un Paese con il quale sia stato possibile concludere una intesa che possa garantire la regolarità del voto, dovrebbero essere iscritti in una apposita anagrafe consolare di quel Paese per poter così scegliere di votare per corrispondenza oppure poter tornare a San Marino, rinnovando la scelta ad ogni elezione. Non dovrebbe essere previsto alcun rimborso per le spese di viaggio eventualmente sostenute.
Nel caso in cui il cittadino sammarinese dimorasse in un Paese con il quale non sia stato possibile concludere alcuna intesa che possa garantire la regolarità del voto, il voto dovrebbe essere possibile solo rientrando a San Marino ma con un rimborso delle spese di viaggio sostenute.
Il voto estero in passato è stato controllato, diretto, utilizzato con finalità politiche interne. Imbarazzante cecità. E oggi ? San Marino è in grado di evitare le distorsioni che riguardano il voto di scambio?
Ma chi sono gli “altri” sammarinesi? Votano? per chi votano? perché votano? quanti realmente votano? Mi risulta che all’ultima tornata elettorale il 70% (su 10.000 iscritti alle liste elettorali, ben 7.000) di loro non abbia votato e se si analizzasse il voto estero si verificherebbe una sostanziale uniformità dei consensi espressi dagli abitanti all’interno del territorio e da quelli fuori territorio.
Epifanio Troina
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