Presidente, Amiche ed Amici dell’Ufficio di Presidenza, illustrissimi Delegati, stimati Ospiti, Amiche ed Amici,
avere l’onore di aprire i lavori del XX Congresso del Partito Democratico Cristiano Sammarinese mi riempie di soddisfazione ma nello stesso tempo di emozione e di trepidazione per l’importanza e le conseguenze che possono scaturire da questo appuntamento.
Il primo pensiero in questo mio intervento è rivolto alla Reggenza, che è per tutti noi sammarinesi la garanzia della nostra democrazia e libertà, alla quale invio un saluto.
Voglio rivolgere un pensiero particolare anche a tutti coloro che hanno lavorato per questo Congresso,
in primis alle persone della segreteria, Lucia, Serena, Tonino e Manuel
ma anche a tutti coloro che in queste ultime settimane hanno collaborato perché questo momento centrale nella vita del Partito potesse avere luogo.
Hanno lavorato in condizioni difficili per il poco tempo a disposizione e pertanto tutti dobbiamo calorosamente ringraziarli perché è solo grazie alla loro sensibilità, intelligenza e generosità se siamo qui ora e ci auguriamo che tutto potrà funzionare al meglio.
Permettetemi poi di ringraziare il Presidente e tutti i membri del Consiglio Centrale uscente, tutte le Sezioni e gli amici che si sono adoperati per la buona riuscita di questo Congresso Politico. Grazie
A nessuno sfugge l’importanza di questo momento.
La Democrazia Cristiana è il Partito di maggioranza relativa:
da 69 anni è sulla scena della vita politica sammarinese e dal suo nascere ad oggi è sempre stata un punto di riferimento imprescindibile per la vita sociale e politica del Paese,
sia quando ha avuto funzioni di Governo, sia quando è stata all’opposizione.
Il nostro Congresso non è quindi un momento qualunque della vita politica del Paese: è un evento importante che porta con se un significato politico che va oltre ai confini stessi della DC.
La prospettiva del Paese è il primo aspetto su cui dobbiamo concentrare la nostra attenzione, ricordando che la politica e quindi l’esistenza e l’azione del Partito non avrebbero senso compiuto se non in ordine alla possibilità di affrontare i comuni problemi che la comunità vive e trovare le condizioni migliori per superarli.
Il momento che il Paese sta vivendo è sicuramente complesso.
Con maggiori certezze rispetto a qualche anno fa, quando abbiamo assunto la guida del Paese in procedura rafforzata Moneyvall appena deliberata e i rapporti istituzionali e politici con l’Italia al lumicino,
ma le difficoltà non sono cessate.
Il momento è complesso, non tanto per le condizioni in cui si trovano i sammarinesi, ma quanto per le incertezze che il futuro riserva.
Alle difficoltà legate alla crisi economica che tutti i Paesi occidentali stanno vivendo si aggiunge, infatti, la necessità di sostenere il nuovo modello di economia e di sviluppo, che abbiamo scelto, basato sulla trasparenza e sull’adeguamento agli standard internazionali,
ed ancor di più, come realizzare e sostenere le scelte necessarie al Paese dovendo fare i conti anche con i populismi che sono cresciuti e si sono rafforzati in questi ultimi anni sulla reazione facile da cavalcare di chi ha maggiormente ha subito gli effetti negativi della suddetta crisi.
Ma per realizzare ciò che serve, da dove partire?
La Politica, i partiti sono in grado di sostenere e di portare a compimento il percorso di cambiamento che tutti diciamo di volere?
E’ da queste domande che ha inizio la nostra riflessione sul Partito.
Domande che affiorano in un momento dalla vita politica sammarinese profondamento segnato dalle vicende del Paese.
In un contesto di crisi economica che non ha risparmiato nessun paese al mondo, fin tanto da arrivare a cambiare anche gli equilibri politici su scala globale,
San Marino,
solo, e con le sue sole forze,
ha affrontato gli ultimi 8 anni di tempesta grazie allo sforzo di quei partiti, DC in testa, che hanno abbandonato la logica del consenso e della popolarità ad ogni costo per abbracciare con forza il coraggio delle scelte necessarie al Paese.
SE OGGI IL NOSTRO SISTEMA ECONOMICO, ANCORCHÉ INDEBOLITO E PROVATO, È ANCORA VIVO,
E SE OGGI SAN MARINO È ANCORA UNA NAZIONE SOVRANA CHE NON HA ABDICATO DI FRONTE ALLE PROPRIE DIFFICOLTÀ,
LO DOBBIAMO AL CORAGGIO DI QUEI PARTITI CHE, COME LA DC, HANNO SAPUTO RACCOGLIERE UNA SFIDA
E HANNO SAPUTO ASSUMERSI IL PESO DI SCELTE IMPOPOLARI E DIFFICILI DA COMPRENDERE PER LA CITTADINANZA.
Ma tutto questo ha avuto un prezzo.
La logica del sacrificio, leggero e accettabile, ma pur sempre un sacrificio si è scontrata contro il muro dei tanti che hanno saputo vedere solo cosa hanno perso senza sforzarsi di capire quali importanti valori, economici ed ideali, abbiamo in realtà contribuito a difendere e preservare.
Accanto a ciò si è affacciata la crisi morale della politica, emersa quando l’azione della magistratura ha tolto il velo ad un sottobosco della politica caratterizzato da interessi personali e partitici che prevalevano sul bene comune.
Questi due elementi che vi ho descritto, assieme ad una buona dose di populismo e di demagogia sono gli ingredienti principali di quel cocktail letale che rappresenta oggi la crisi della politica.
Amici, questo veleno che ha ammalato la politica,
che l’ha resa fragile, insicura e irrazionale non è senza cura,
partendo da quelle domande che mi sono posto, che ci siamo posti all’inizio,
possiamo invertire questo stato di cose che caratterizza lo scenario politico sammarinese.
Uno scenario fatto di vecchie volpi riciclate in nuovi pollai,
di progetti politici nati solo per la sopravvivenza politica di qualcuno,
di progetti politici nati contro qualcuno e non per il Paese.
Uno scenario dove dietro alla parola “cambiamento” si nascondono la mediocrità dell’incompetenza, dell’inesperienza e dell’incoscienza e l’astrattezza dell’ideologia.
L’inizio di questa legislatura lo sta dimostrando,
sono ormai trascorsi tre mesi ed il Consiglio è per lo più impegnato a dibattere su tematiche etiche, quasi per la necessità da parte di qualche forza politica di dimostrare che c’è, piuttosto che affrontare scelte sul contenimento della spesa pubblica e sul sostegno e rilancio dell’economia reale del Paese.
Le forze politiche stanno dimostrando la loro difficoltà nel creare aggregazione sulle cose da fare perché la contrapposizione, fine a se stessa, ha la prevalenza sulla necessità di confronto per trovare le linee comuni e le migliori soluzioni per il Paese.
Le forze politiche non riescono a creare quale dialogo costruttivo, che parte dall’ascolto e dalla legittimazione reciproca, forse perché troppo determinate a creare le condizioni nel Paese per forzare scelte già prese da pochi senza alcun confronto.
Sicuramente nasce da questa impostazione il maldestro tentativo di attacco alla DC, dove si vuole dar da intendere che è la causa di tutti i mali avendo, la DC, avuto responsabilità di Governo per lungo tempo.
Si omette, con fare disonesto, di prendere atto del ruolo che la DC ha avuto in questi 8 anni in cui è stata protagonista del processo di trasformazione e di accreditamento del Paese.
Sino alle elezioni del dicembre 2016, per 8 anni, siamo stati forza trainante dell’azione di Governo e punto di riferimento delle due Coalizioni di cui abbiamo fatto parte.
Se San Marino è stato nuovamente accreditato a livello internazionale non è frutto del caso ma del lavoro e delle scelte di questi 8 anni.
Adeguamenti della normativa per recepire le direttive internazionali per la cooperazione tra Stati, per la lotta al riciclaggio,
riforme strutturali come la riforma IGR e la riforma della PA,
il contenimento della spesa pubblica,
il conseguimento del pareggio di bilancio un anno prima rispetto all’obbiettivo prefissato.
Questi sono risultati resi possibili grazie all’impegno, la tenacia e la determinazione che abbiamo dimostrato e mantenuto sacrificando anche a volte una attenzione maggiore per la vita interna del Partito.
Tutto questo non lo diciamo noi.
Lo dicono gli osservatori internazionali nelle loro relazioni.
Le scelte sulle quali ci siamo battuti hanno consentito di creare le condizioni di uno sviluppo sostenibile, basato su un nuovo modello economico.
Chi ha vinto le elezioni nel mese di dicembre oggi può contare su prospettive di crescita economica sulle solide fondamenta da noi gettate.
Certo non sono tutte rose e fiori.
Il Paese ha ancora bisogno di coraggio, determinazione e coesione nelle sfide che deve affrontare.
Abbiamo guadagnato una credibilità esterna come Paese ma ora bisogna essere capaci di impostare politiche interne coerenti con gli impegni presi, politiche adeguate per guadagnare quella dimensione internazionale di cui il Paese necessita per crescere.
Abbiamo quindi un compito verso il Paese importante, seppur da Partito di opposizione.
Il percorso di trasparenza, di adeguamento e di mantenimento degli standard internazionali va perseguito senza tentennamenti, senza segni di incoerenza ne passi falsi.
Il rischio di un Governo che torni a tentennare od a proporre soluzioni parziali od incoerenti non è remoto e significherebbe vedere nuovamente crescere quella sfiducia verso di noi con il ripetersi di atteggiamenti di chiusura vissuti in passato.
La situazione delle finanze pubbliche va tenuta sotto controllo. Non c’è stato bisogno negli anni scorsi e non ci auguriamo che non c’è ne sia bisogno in futuro di politiche di “lacrime e sangue”
ma servono politiche serie, politiche di sviluppo, assieme a politiche di contenimento dei costi equamente distribuite che si realizzano per la maggior parte con una buona riorganizzazione della macchina pubblica.
Oggi ci sono le condizioni.
Dubito però che il nuovo Governo, visto l’approccio iniziale, come ho già detto, più attento a cavalcare battaglie ideologiche che proporre soluzioni,
dubito che il nuovo Governo sarà in grado di perseguire la strada tracciata per rilanciare l’economia del Paese.
Dobbiamo pertanto non solo vigilare ma anche fare proposte al Governo ed alla Maggioranza, e se saranno sordi le faremo al Paese.
La principale difficoltà nel governare rimane la non coesione politica politica che si manifesta di fronte al bisogno di determinazione nelle scelte, di partecipazione e di consenso per le misure impopolari che è necessario adottare.
La non coesione politica che, anche per effetto dell’attuale legge elettorale, difficilmente porta a cadute improvvise di governo ma ha quale conseguenza l’inoperosità del governo stesso.
Noi lo abbiamo subito negli ultimi due anni di legislatura.
Anni in cui siamo stati bloccati nella nostra azione da veti incrociati che non ci hanno permesso di capitalizzare i grandi risultati raggiunti nei primi periodi della scorsa legislatura.
Certo abbiamo sicuramente commesso anche tanti errori e non abbiamo comunicato al meglio le cose fatte.
Ma se abbiamo perso le elezioni, io ne sono sicuro, le ragioni sono molteplici.
Non condivido chi banalizza individuando principalmente in una scarsa comunicazione la causa dell’esito elettorale insoddisfacente.
Ho preso in esame la rassegna stampa e, grazie al lavoro svolto da tutti i candidati anche attraverso un organizzato Ufficio Stampa, abbiamo realizzato un’enciclopedia tra interviste e comunicati inviata a tutta la stampa locale e non.
Abbiamo sfruttato al meglio gli spazi televisivi.
Suoi social network siamo stati i più cliccati, i più seguiti, anche rispetto a RETE, che sull’uso di questi strumenti è presa ad esempio.
Le ragioni della sconfitta non stanno quindi principalmente nella comunicazione.
Non condivido neppure chi tenta di deresponsabilizzarsi girando la patata bollente al risultato elettorale ottenuto dai nostri alleati di coalizione.
Se non saremo capaci di capire i nostri errori e gli scenari, nostro malgrado, che hanno influito sul risultato elettorale non potremo migliorarci per il futuro.
Come dicevo, dal mio punto di vista, i fattori sono molteplici.
C’è chi, trascurando gli impegni quale forza di maggioranza, ha avviato un progetto politico da dietro le quinte attento non ai bisogni del Paese, e quindi alla ricerca di condivisione ed assunzione di responsabilità nelle scelte,
ma un progetto politico impostato sulla ideologia che per avere successo doveva rendere inefficace l’azione del governo.
Non a caso la maggioranza scaturita dalle urne delle ultime elezioni vede tra i suoi protagonisti la parte che si è scissa dal PSD, che non ha mai nascosto la volontà di perseguire un progetto di alternativa alla DC, di cui Marina Lazzarini, l’allora Segretario Politico del PSD, nostro principale alleato, ne era il principale sostenitore
ed Alleanza Popolare, nel momento in cui gli equilibri interni di quel movimento si sono spostati a favore della parte anti-democristiana.
Un nostro errore, se si vuole vuol parlare di errore, è stato quello di pensare prima che al Partito alla necessità del Paese:
il Paese infatti ha bisogno di un governo capace di realismo, capace di fare le scelte necessarie, capace di essere coerente con gli impegni presi.
SE IL CAMBIO DI GOVERNO È STATO MOTIVATO DALLA INADEGUATEZZA RISPETTO A QUESTA NECESSITÀ MI SEMBRA CHE L’ATTUALE GOVERNO DALLE PRIME MOSSE SIA DISTANTE DA QUESTA CONCRETEZZA.
Se con sincerità esaminiamo il quadro Paese nel momento elettorale non possiamo prendere atto che:
i commercianti erano arrabbiati con il Governo uscente per la SMAC, ma anche per la poca presenza turistica o comunque, se questa c’era, per la scarsa capacità di acquisto dei turisti, per il trenino, tra chi lo voleva e chi no, ecc. ecc.;
le forze di polizia indispettite, tutte, anche quelle che non ne erano toccate, per i provvedimenti urgenti presi prima della caduta del Governo per assicurare maggiore operatività alla Gendarmeria, resosi necessari per i costanti veti posti da AP e da quella parte del PSD che poi ha scelto un’altra strada politica che ha ostacolato la realizzazione del dipartimento di polizia sui quali i nostri Segretari hanno invece lavorato per l’intera legislatura;
i doppi cittadini, sammarinesi ed americani, delusi per le problematiche connesse al FACTA;
la stragrande maggioranza degli operatori dell’ISS, in aperta ostilità verso il Direttore Generale, e di conseguenza verso il Governo, contestato più per la sua difficoltà nel gestire i rapporti che per le sue competenze;
molti contrariati dalla determinazione del Partito ad ostacolare richieste o tentativi di politica clientelare;
le preoccupazioni di tutto il settore bancario e finanziario per la mancanza di indicazioni precise circa lo sviluppo del sistema e la soluzione dei problemi da tutti riconosciuti;
le non risposte di occupazione al mondo giovanile per una ripartenza economica molto lenta;
le incertezze insinuate sulla tenuta del sistema pensionistico;
come potete constatare i fronti aperti erano veramente tanti.
Non trascuriamo poi le conseguenze determinate dalla PREFERENZA UNICA.
Già era difficile con le tre preferenze che non si manifestasse all’interno della stessa lista la ricerca affannosa del consenso personale,
con la preferenza unica questo fattore è largamente esploso.
In primo luogo non posso non sottolineare la difficoltà a trovare disponibilità alla candidatura per la paura di ottenere pochi consensi ma in parte anche perché ostacolate da altri candidati che temevano di perdere consenso personale.
Quante persone sulle quali abbiamo investito in questi anni con incarichi e visibilità non hanno dato disponibilità alla candidatura?
Quanti tra coloro che si riempiono la bocca di rinnovamento e cambiamento si sono adoperati per accrescere numero e qualità dei candidati DC?
Purtroppo mi sono trovato solo con pochi amici a tentare di rafforzare la lista con persone, anche solo simpatizzanti, per arrivare a 60 candidature.
Non ci sono riuscito troppi di coloro che avrebbero potuto aiutarmi erano già lanciati nella propria campagna elettorale, preoccupati soprattutto di non perdere consenso personale.
Siamo riusciti a raggiungere solo quota 43 candidati.
Questo ha pesato fortemente a sfavore del Partito.
Consentitemi però a questo punto di ringraziare personalmente ed a nome queste persone competenti e qualificate dalle quali possiamo rilanciarci.
Trascurando poi i colpi bassi tra candidati, anche questi ci sono stati purtroppo, non posso non sottolineare come alla vigilia del ballottaggio in tanti, dando per scontata la vittoria, erano più concentrati sul ruolo da ricoprire nelle Segreterie di Stato piuttosto che lavorare per confermare il consenso del primo turno e portarne di nuovo.
Come vedete di fattori sul perché abbiamo perso le elezioni ne ho già elencati tanti e altri sicuramente si potrebbero aggiungere.
Ma torniamo a noi, torniamo ad interrogarci su cosa dobbiamo fare per rilanciare il Partito.
Certamente abbiamo l’obbligo di domandarci cosa non ha funzionato e cosa ha determinato la nostra sconfitta elettorale ma oggi dobbiamo svolgere al meglio in nostro ruolo di opposizione e soprattutto interrogarci su quello che è necessario fare per essere pronti a tornare alla guida del Paese.
Essere pronti a tornare alla guida il Paese significa per noi formare da subito un squadra di persone che sia preparata, forte e coesa per affrontare le future sfide, anche in ragione dei ritardi che l’azione dell’attuale governo sta accumulando.
Compito principale della nuova classe dirigente che scaturirà da questo Congresso, assieme al Gruppo Consigliare ed al Movimento giovanile è pertanto quello di adoperarsi per essere pronti.
Pronti negli uomini, nei progetti ma soprattutto allineati al Paese.
Dobbiamo essere consapevoli che oggi l’esperienza di quello che può unire un popolo è in crisi.
Non dobbiamo quindi interessarci solo di quello che avviene in Consiglio, dobbiamo soprattutto interessarci di quello che succede nella società.
Dobbiamo impegnarci nel sociale perché emerga di nuovo forte il modello di società di cui abbiamo bisogno.
Una società che possa credere nella possibilità di realizzare un futuro migliore ha bisogno di persone che abbiano desiderio di studiare, abbiano desiderio di lavorare, abbiano desiderio di farsi una famiglia, abbiano desiderio di vivere
e questo va favorito anche dalle azioni politiche con un’attenzione particolare a tutte le forme di solidarietà e di aggregazione sociale perché queste rappresentano il contributo più significativo di quel protagonismo della persona che ci sta a cuore.
Chi, più di persone educate dall’esperienza cristiana, e riunite da un comune sentire nello stesso Partito, ha il dovere di favorire queste azioni?
Chi ha il dovere di seguire un metodo di fare politica che stando dentro la realtà e possa garantire di scegliere per il bene di tutti?
Poi ci sono da curare i rapporti con gli altri Partiti e Movimenti.
In particolare i rapporti con coloro che hanno condiviso con noi la tornata elettorale avendo aderito ad un progetto di coalizione sacrificando per le esigenze di stabilità e competenza che ha il Paese posizioni ideologiche che, nella normalità le avrebbero visti contrapposti.
Abbiamo avviato già da qualche tempo un confronto perché una coalizione sorta per guidare il Paese in questa seconda importante fase di rilancio purtroppo non è uscita vincente.
Oggi quindi abbiamo il dovere di confrontarci per trovare la migliore soluzione e collocazione per portare avanti al meglio l’azione politica di opposizione, che tenga conto delle nostre diversità, non avendo più vincoli di Programma di Governo.
Programma di Governo che però riteniamo contenga quelle che sono i veri interventi di cui il Paese ha bisogno.
Dobbiamo quindi continuare un confronto serrato con il Partito Socialista, con il quale i punti in comune sono tanti e sicuramente in quanto l’alleato più naturale della DC;
dobbiamo continuare anche il dialogo ed il confronto con il PSD perché le emergenze che ci hanno fatto decidere di collaborare nell’ultima legislatura e di proporci assieme anche in quella in corso non sono terminate anzi temo, e spero di sbagliarmi per il Paese, che dopo questo governo ne avremo delle maggiori;
dobbiamo non disperdere il valore, e quindi ricercare il confronto, che anche una forza come Noi Sammarinesi rappresenta.
Dovremmo confrontarci anche con i Partiti e Movimenti facenti parte della attuale maggioranza ed anche con RETE e Movimento Democratico per il dovere che abbiamo verso il Paese di mettere a disposizione quello che siamo in grado di dare, anche da forza di opposizione.
La DC non è e non può essere un Partito che si sottrae al confronto.
Confronto che una forza politica che ha nel suo DNA la cultura della proposta e la cultura di governo non può sottrarsi alla necessità di definire con altri il percorso per il soddisfacimento dei bisogni del Paese.
Se anche avessimo il 51 % dei consensi non potremmo mai sottrarci al confronto con gli altri Partiti e con il Paese.
Lascio la responsabilità di Segretario Politico del PDCS dopo due mandati.
Sono stati mandati complessi, con delusioni e momenti di sconforto, soprattutto di fronte agli attacchi personali che in un determinato periodo mi sono arrivati, non tanto per piegare la mia persona ma, attraverso di me, per cercare di piegare il Partito e mettere in discussione il percorso intrapreso di trasparenza e legalità.
Voglio ringraziare la mia famiglia che non mi ha mai lasciato solo in quei momenti, soffrendo in silenzio, e voglio ringraziare anche i veri amici, che ho incontrato anche in politica, dai quali ho ricevuto vicinanza, sostegno e fiducia.
Ammetto però di aver avuto anche tante soddisfazioni e gioie per le quali sono in debito verso di Voi e verso il Partito.
Mi ha fatto piace, nonostante la sconfitta elettorale, di cui mi assumo la mia quota parte di responsabilità, essere avvicinato da tanti di voi che mi hanno chiesto di rimanere a condurre il Partito, per il senso di responsabilità dimostrato, per la capacità di ascolto verso tutti, per la capacità di gestire i momenti di tensione controllando anche le emozioni più forti.
Ma ripeto con convinzione che il Partito ha sicuramente bisogno dell’apporto e del sostegno di tutti noi, e quindi anche del mio apporto e sostegno,
ma grazie a quello che è stato seminato in questi anni sono certo che oggi il Partito abbia grandi prospettive e possa dimostrare anche attraverso i lavori di questo Congresso che il P.D.C.S. sa interpretare in modo autorevole ciò di cui il Paese ha bisogno ed ha le risorse umane per garantire una conduzione del Partito non incentrata sulla mia persona.
In questi anni, assieme al Capogruppo Mazza, abbiamo fatto scelte difficili,
abbiamo avviato un percorso di ricambio generazionale non forzato sia negli incarichi interni di Partito che nelle nomine di figure nelle Commissioni pubbliche, così molti giovani hanno potuto fare esperienza ed avvicinarsi alla politica attiva.
Per far questo ci siamo sempre sottratti alle proposte di accordi od accordini che sicuramente ci avrebbero reso la vita interna al Partito più facile ma che sono stati la causa di tante divisioni nel passato e non rappresentano quello che è per me l’interesse del Partito.
Non sono convinto che per ottenere un risultato politico, seppure fosse buono, si possa derogare a principi, valori, scendere a beceri compromessi o creare delle aspettative che non saranno mantenute.
Questo modello politico lo abbiamo superato e spero che non torni più in auge nella DC.
Sono convinto che il Partito continuerà a rafforzarsi e continuerà a testimoniare che il P.D.C.S. c’è per servire il Paese e per costruire il futuro con l’identità forte di cui è portatore.
Sento di mandare un forte incoraggiamento al Movimento giovanile che ha appena completato il proprio Congresso.
Un forte augurio di buon lavoro a Lorenzo e Mirco ed ai giovani che hanno assunto incarichi di direttivo perché sull’azione e sull’apporto dei giovani si gioca il futuro del Partito.
Grazie agli amici del Gruppo Consigliare, attuale e passato, alla segreteria, Lucia e Serena, ed anche a Barbara di cui a malincuore mi sono dovuto privare, non senza difficoltà operative, per ragioni di sostenibilità di bilancio; grazie a Manuel e Tonino che mi hanno supportato ma soprattutto sopportato; grazie al Capogruppo Alessandro ed al vecchio Capogruppo Gigi; grazie agli amici che discretamente in mille modi mi hanno fatto sentire sempre la loro vicinanza e il loro sostegno.
Chiedo scusa a tutti coloro che posso aver trascurato o sconcertato in qualcosa; se ciò è avvenuto non è stato certamente mia intenzione.
Ancora grazie e sosteniamoci in questa nuova avventura,
viva il Partito Democratico Cristiano Sammarinese, viva San Marino.
avere l’onore di aprire i lavori del XX Congresso del Partito Democratico Cristiano Sammarinese mi riempie di soddisfazione ma nello stesso tempo di emozione e di trepidazione per l’importanza e le conseguenze che possono scaturire da questo appuntamento.
Il primo pensiero in questo mio intervento è rivolto alla Reggenza, che è per tutti noi sammarinesi la garanzia della nostra democrazia e libertà, alla quale invio un saluto.
Voglio rivolgere un pensiero particolare anche a tutti coloro che hanno lavorato per questo Congresso,
in primis alle persone della segreteria, Lucia, Serena, Tonino e Manuel
ma anche a tutti coloro che in queste ultime settimane hanno collaborato perché questo momento centrale nella vita del Partito potesse avere luogo.
Hanno lavorato in condizioni difficili per il poco tempo a disposizione e pertanto tutti dobbiamo calorosamente ringraziarli perché è solo grazie alla loro sensibilità, intelligenza e generosità se siamo qui ora e ci auguriamo che tutto potrà funzionare al meglio.
Permettetemi poi di ringraziare il Presidente e tutti i membri del Consiglio Centrale uscente, tutte le Sezioni e gli amici che si sono adoperati per la buona riuscita di questo Congresso Politico. Grazie
A nessuno sfugge l’importanza di questo momento.
La Democrazia Cristiana è il Partito di maggioranza relativa:
da 69 anni è sulla scena della vita politica sammarinese e dal suo nascere ad oggi è sempre stata un punto di riferimento imprescindibile per la vita sociale e politica del Paese,
sia quando ha avuto funzioni di Governo, sia quando è stata all’opposizione.
Il nostro Congresso non è quindi un momento qualunque della vita politica del Paese: è un evento importante che porta con se un significato politico che va oltre ai confini stessi della DC.
La prospettiva del Paese è il primo aspetto su cui dobbiamo concentrare la nostra attenzione, ricordando che la politica e quindi l’esistenza e l’azione del Partito non avrebbero senso compiuto se non in ordine alla possibilità di affrontare i comuni problemi che la comunità vive e trovare le condizioni migliori per superarli.
Il momento che il Paese sta vivendo è sicuramente complesso.
Con maggiori certezze rispetto a qualche anno fa, quando abbiamo assunto la guida del Paese in procedura rafforzata Moneyvall appena deliberata e i rapporti istituzionali e politici con l’Italia al lumicino,
ma le difficoltà non sono cessate.
Il momento è complesso, non tanto per le condizioni in cui si trovano i sammarinesi, ma quanto per le incertezze che il futuro riserva.
Alle difficoltà legate alla crisi economica che tutti i Paesi occidentali stanno vivendo si aggiunge, infatti, la necessità di sostenere il nuovo modello di economia e di sviluppo, che abbiamo scelto, basato sulla trasparenza e sull’adeguamento agli standard internazionali,
ed ancor di più, come realizzare e sostenere le scelte necessarie al Paese dovendo fare i conti anche con i populismi che sono cresciuti e si sono rafforzati in questi ultimi anni sulla reazione facile da cavalcare di chi ha maggiormente ha subito gli effetti negativi della suddetta crisi.
Ma per realizzare ciò che serve, da dove partire?
La Politica, i partiti sono in grado di sostenere e di portare a compimento il percorso di cambiamento che tutti diciamo di volere?
E’ da queste domande che ha inizio la nostra riflessione sul Partito.
Domande che affiorano in un momento dalla vita politica sammarinese profondamento segnato dalle vicende del Paese.
In un contesto di crisi economica che non ha risparmiato nessun paese al mondo, fin tanto da arrivare a cambiare anche gli equilibri politici su scala globale,
San Marino,
solo, e con le sue sole forze,
ha affrontato gli ultimi 8 anni di tempesta grazie allo sforzo di quei partiti, DC in testa, che hanno abbandonato la logica del consenso e della popolarità ad ogni costo per abbracciare con forza il coraggio delle scelte necessarie al Paese.
SE OGGI IL NOSTRO SISTEMA ECONOMICO, ANCORCHÉ INDEBOLITO E PROVATO, È ANCORA VIVO,
E SE OGGI SAN MARINO È ANCORA UNA NAZIONE SOVRANA CHE NON HA ABDICATO DI FRONTE ALLE PROPRIE DIFFICOLTÀ,
LO DOBBIAMO AL CORAGGIO DI QUEI PARTITI CHE, COME LA DC, HANNO SAPUTO RACCOGLIERE UNA SFIDA
E HANNO SAPUTO ASSUMERSI IL PESO DI SCELTE IMPOPOLARI E DIFFICILI DA COMPRENDERE PER LA CITTADINANZA.
Ma tutto questo ha avuto un prezzo.
La logica del sacrificio, leggero e accettabile, ma pur sempre un sacrificio si è scontrata contro il muro dei tanti che hanno saputo vedere solo cosa hanno perso senza sforzarsi di capire quali importanti valori, economici ed ideali, abbiamo in realtà contribuito a difendere e preservare.
Accanto a ciò si è affacciata la crisi morale della politica, emersa quando l’azione della magistratura ha tolto il velo ad un sottobosco della politica caratterizzato da interessi personali e partitici che prevalevano sul bene comune.
Questi due elementi che vi ho descritto, assieme ad una buona dose di populismo e di demagogia sono gli ingredienti principali di quel cocktail letale che rappresenta oggi la crisi della politica.
Amici, questo veleno che ha ammalato la politica,
che l’ha resa fragile, insicura e irrazionale non è senza cura,
partendo da quelle domande che mi sono posto, che ci siamo posti all’inizio,
possiamo invertire questo stato di cose che caratterizza lo scenario politico sammarinese.
Uno scenario fatto di vecchie volpi riciclate in nuovi pollai,
di progetti politici nati solo per la sopravvivenza politica di qualcuno,
di progetti politici nati contro qualcuno e non per il Paese.
Uno scenario dove dietro alla parola “cambiamento” si nascondono la mediocrità dell’incompetenza, dell’inesperienza e dell’incoscienza e l’astrattezza dell’ideologia.
L’inizio di questa legislatura lo sta dimostrando,
sono ormai trascorsi tre mesi ed il Consiglio è per lo più impegnato a dibattere su tematiche etiche, quasi per la necessità da parte di qualche forza politica di dimostrare che c’è, piuttosto che affrontare scelte sul contenimento della spesa pubblica e sul sostegno e rilancio dell’economia reale del Paese.
Le forze politiche stanno dimostrando la loro difficoltà nel creare aggregazione sulle cose da fare perché la contrapposizione, fine a se stessa, ha la prevalenza sulla necessità di confronto per trovare le linee comuni e le migliori soluzioni per il Paese.
Le forze politiche non riescono a creare quale dialogo costruttivo, che parte dall’ascolto e dalla legittimazione reciproca, forse perché troppo determinate a creare le condizioni nel Paese per forzare scelte già prese da pochi senza alcun confronto.
Sicuramente nasce da questa impostazione il maldestro tentativo di attacco alla DC, dove si vuole dar da intendere che è la causa di tutti i mali avendo, la DC, avuto responsabilità di Governo per lungo tempo.
Si omette, con fare disonesto, di prendere atto del ruolo che la DC ha avuto in questi 8 anni in cui è stata protagonista del processo di trasformazione e di accreditamento del Paese.
Sino alle elezioni del dicembre 2016, per 8 anni, siamo stati forza trainante dell’azione di Governo e punto di riferimento delle due Coalizioni di cui abbiamo fatto parte.
Se San Marino è stato nuovamente accreditato a livello internazionale non è frutto del caso ma del lavoro e delle scelte di questi 8 anni.
Adeguamenti della normativa per recepire le direttive internazionali per la cooperazione tra Stati, per la lotta al riciclaggio,
riforme strutturali come la riforma IGR e la riforma della PA,
il contenimento della spesa pubblica,
il conseguimento del pareggio di bilancio un anno prima rispetto all’obbiettivo prefissato.
Questi sono risultati resi possibili grazie all’impegno, la tenacia e la determinazione che abbiamo dimostrato e mantenuto sacrificando anche a volte una attenzione maggiore per la vita interna del Partito.
Tutto questo non lo diciamo noi.
Lo dicono gli osservatori internazionali nelle loro relazioni.
Le scelte sulle quali ci siamo battuti hanno consentito di creare le condizioni di uno sviluppo sostenibile, basato su un nuovo modello economico.
Chi ha vinto le elezioni nel mese di dicembre oggi può contare su prospettive di crescita economica sulle solide fondamenta da noi gettate.
Certo non sono tutte rose e fiori.
Il Paese ha ancora bisogno di coraggio, determinazione e coesione nelle sfide che deve affrontare.
Abbiamo guadagnato una credibilità esterna come Paese ma ora bisogna essere capaci di impostare politiche interne coerenti con gli impegni presi, politiche adeguate per guadagnare quella dimensione internazionale di cui il Paese necessita per crescere.
Abbiamo quindi un compito verso il Paese importante, seppur da Partito di opposizione.
Il percorso di trasparenza, di adeguamento e di mantenimento degli standard internazionali va perseguito senza tentennamenti, senza segni di incoerenza ne passi falsi.
Il rischio di un Governo che torni a tentennare od a proporre soluzioni parziali od incoerenti non è remoto e significherebbe vedere nuovamente crescere quella sfiducia verso di noi con il ripetersi di atteggiamenti di chiusura vissuti in passato.
La situazione delle finanze pubbliche va tenuta sotto controllo. Non c’è stato bisogno negli anni scorsi e non ci auguriamo che non c’è ne sia bisogno in futuro di politiche di “lacrime e sangue”
ma servono politiche serie, politiche di sviluppo, assieme a politiche di contenimento dei costi equamente distribuite che si realizzano per la maggior parte con una buona riorganizzazione della macchina pubblica.
Oggi ci sono le condizioni.
Dubito però che il nuovo Governo, visto l’approccio iniziale, come ho già detto, più attento a cavalcare battaglie ideologiche che proporre soluzioni,
dubito che il nuovo Governo sarà in grado di perseguire la strada tracciata per rilanciare l’economia del Paese.
Dobbiamo pertanto non solo vigilare ma anche fare proposte al Governo ed alla Maggioranza, e se saranno sordi le faremo al Paese.
La principale difficoltà nel governare rimane la non coesione politica politica che si manifesta di fronte al bisogno di determinazione nelle scelte, di partecipazione e di consenso per le misure impopolari che è necessario adottare.
La non coesione politica che, anche per effetto dell’attuale legge elettorale, difficilmente porta a cadute improvvise di governo ma ha quale conseguenza l’inoperosità del governo stesso.
Noi lo abbiamo subito negli ultimi due anni di legislatura.
Anni in cui siamo stati bloccati nella nostra azione da veti incrociati che non ci hanno permesso di capitalizzare i grandi risultati raggiunti nei primi periodi della scorsa legislatura.
Certo abbiamo sicuramente commesso anche tanti errori e non abbiamo comunicato al meglio le cose fatte.
Ma se abbiamo perso le elezioni, io ne sono sicuro, le ragioni sono molteplici.
Non condivido chi banalizza individuando principalmente in una scarsa comunicazione la causa dell’esito elettorale insoddisfacente.
Ho preso in esame la rassegna stampa e, grazie al lavoro svolto da tutti i candidati anche attraverso un organizzato Ufficio Stampa, abbiamo realizzato un’enciclopedia tra interviste e comunicati inviata a tutta la stampa locale e non.
Abbiamo sfruttato al meglio gli spazi televisivi.
Suoi social network siamo stati i più cliccati, i più seguiti, anche rispetto a RETE, che sull’uso di questi strumenti è presa ad esempio.
Le ragioni della sconfitta non stanno quindi principalmente nella comunicazione.
Non condivido neppure chi tenta di deresponsabilizzarsi girando la patata bollente al risultato elettorale ottenuto dai nostri alleati di coalizione.
Se non saremo capaci di capire i nostri errori e gli scenari, nostro malgrado, che hanno influito sul risultato elettorale non potremo migliorarci per il futuro.
Come dicevo, dal mio punto di vista, i fattori sono molteplici.
C’è chi, trascurando gli impegni quale forza di maggioranza, ha avviato un progetto politico da dietro le quinte attento non ai bisogni del Paese, e quindi alla ricerca di condivisione ed assunzione di responsabilità nelle scelte,
ma un progetto politico impostato sulla ideologia che per avere successo doveva rendere inefficace l’azione del governo.
Non a caso la maggioranza scaturita dalle urne delle ultime elezioni vede tra i suoi protagonisti la parte che si è scissa dal PSD, che non ha mai nascosto la volontà di perseguire un progetto di alternativa alla DC, di cui Marina Lazzarini, l’allora Segretario Politico del PSD, nostro principale alleato, ne era il principale sostenitore
ed Alleanza Popolare, nel momento in cui gli equilibri interni di quel movimento si sono spostati a favore della parte anti-democristiana.
Un nostro errore, se si vuole vuol parlare di errore, è stato quello di pensare prima che al Partito alla necessità del Paese:
il Paese infatti ha bisogno di un governo capace di realismo, capace di fare le scelte necessarie, capace di essere coerente con gli impegni presi.
SE IL CAMBIO DI GOVERNO È STATO MOTIVATO DALLA INADEGUATEZZA RISPETTO A QUESTA NECESSITÀ MI SEMBRA CHE L’ATTUALE GOVERNO DALLE PRIME MOSSE SIA DISTANTE DA QUESTA CONCRETEZZA.
Se con sincerità esaminiamo il quadro Paese nel momento elettorale non possiamo prendere atto che:
i commercianti erano arrabbiati con il Governo uscente per la SMAC, ma anche per la poca presenza turistica o comunque, se questa c’era, per la scarsa capacità di acquisto dei turisti, per il trenino, tra chi lo voleva e chi no, ecc. ecc.;
le forze di polizia indispettite, tutte, anche quelle che non ne erano toccate, per i provvedimenti urgenti presi prima della caduta del Governo per assicurare maggiore operatività alla Gendarmeria, resosi necessari per i costanti veti posti da AP e da quella parte del PSD che poi ha scelto un’altra strada politica che ha ostacolato la realizzazione del dipartimento di polizia sui quali i nostri Segretari hanno invece lavorato per l’intera legislatura;
i doppi cittadini, sammarinesi ed americani, delusi per le problematiche connesse al FACTA;
la stragrande maggioranza degli operatori dell’ISS, in aperta ostilità verso il Direttore Generale, e di conseguenza verso il Governo, contestato più per la sua difficoltà nel gestire i rapporti che per le sue competenze;
molti contrariati dalla determinazione del Partito ad ostacolare richieste o tentativi di politica clientelare;
le preoccupazioni di tutto il settore bancario e finanziario per la mancanza di indicazioni precise circa lo sviluppo del sistema e la soluzione dei problemi da tutti riconosciuti;
le non risposte di occupazione al mondo giovanile per una ripartenza economica molto lenta;
le incertezze insinuate sulla tenuta del sistema pensionistico;
come potete constatare i fronti aperti erano veramente tanti.
Non trascuriamo poi le conseguenze determinate dalla PREFERENZA UNICA.
Già era difficile con le tre preferenze che non si manifestasse all’interno della stessa lista la ricerca affannosa del consenso personale,
con la preferenza unica questo fattore è largamente esploso.
In primo luogo non posso non sottolineare la difficoltà a trovare disponibilità alla candidatura per la paura di ottenere pochi consensi ma in parte anche perché ostacolate da altri candidati che temevano di perdere consenso personale.
Quante persone sulle quali abbiamo investito in questi anni con incarichi e visibilità non hanno dato disponibilità alla candidatura?
Quanti tra coloro che si riempiono la bocca di rinnovamento e cambiamento si sono adoperati per accrescere numero e qualità dei candidati DC?
Purtroppo mi sono trovato solo con pochi amici a tentare di rafforzare la lista con persone, anche solo simpatizzanti, per arrivare a 60 candidature.
Non ci sono riuscito troppi di coloro che avrebbero potuto aiutarmi erano già lanciati nella propria campagna elettorale, preoccupati soprattutto di non perdere consenso personale.
Siamo riusciti a raggiungere solo quota 43 candidati.
Questo ha pesato fortemente a sfavore del Partito.
Consentitemi però a questo punto di ringraziare personalmente ed a nome queste persone competenti e qualificate dalle quali possiamo rilanciarci.
Trascurando poi i colpi bassi tra candidati, anche questi ci sono stati purtroppo, non posso non sottolineare come alla vigilia del ballottaggio in tanti, dando per scontata la vittoria, erano più concentrati sul ruolo da ricoprire nelle Segreterie di Stato piuttosto che lavorare per confermare il consenso del primo turno e portarne di nuovo.
Come vedete di fattori sul perché abbiamo perso le elezioni ne ho già elencati tanti e altri sicuramente si potrebbero aggiungere.
Ma torniamo a noi, torniamo ad interrogarci su cosa dobbiamo fare per rilanciare il Partito.
Certamente abbiamo l’obbligo di domandarci cosa non ha funzionato e cosa ha determinato la nostra sconfitta elettorale ma oggi dobbiamo svolgere al meglio in nostro ruolo di opposizione e soprattutto interrogarci su quello che è necessario fare per essere pronti a tornare alla guida del Paese.
Essere pronti a tornare alla guida il Paese significa per noi formare da subito un squadra di persone che sia preparata, forte e coesa per affrontare le future sfide, anche in ragione dei ritardi che l’azione dell’attuale governo sta accumulando.
Compito principale della nuova classe dirigente che scaturirà da questo Congresso, assieme al Gruppo Consigliare ed al Movimento giovanile è pertanto quello di adoperarsi per essere pronti.
Pronti negli uomini, nei progetti ma soprattutto allineati al Paese.
Dobbiamo essere consapevoli che oggi l’esperienza di quello che può unire un popolo è in crisi.
Non dobbiamo quindi interessarci solo di quello che avviene in Consiglio, dobbiamo soprattutto interessarci di quello che succede nella società.
Dobbiamo impegnarci nel sociale perché emerga di nuovo forte il modello di società di cui abbiamo bisogno.
Una società che possa credere nella possibilità di realizzare un futuro migliore ha bisogno di persone che abbiano desiderio di studiare, abbiano desiderio di lavorare, abbiano desiderio di farsi una famiglia, abbiano desiderio di vivere
e questo va favorito anche dalle azioni politiche con un’attenzione particolare a tutte le forme di solidarietà e di aggregazione sociale perché queste rappresentano il contributo più significativo di quel protagonismo della persona che ci sta a cuore.
Chi, più di persone educate dall’esperienza cristiana, e riunite da un comune sentire nello stesso Partito, ha il dovere di favorire queste azioni?
Chi ha il dovere di seguire un metodo di fare politica che stando dentro la realtà e possa garantire di scegliere per il bene di tutti?
Poi ci sono da curare i rapporti con gli altri Partiti e Movimenti.
In particolare i rapporti con coloro che hanno condiviso con noi la tornata elettorale avendo aderito ad un progetto di coalizione sacrificando per le esigenze di stabilità e competenza che ha il Paese posizioni ideologiche che, nella normalità le avrebbero visti contrapposti.
Abbiamo avviato già da qualche tempo un confronto perché una coalizione sorta per guidare il Paese in questa seconda importante fase di rilancio purtroppo non è uscita vincente.
Oggi quindi abbiamo il dovere di confrontarci per trovare la migliore soluzione e collocazione per portare avanti al meglio l’azione politica di opposizione, che tenga conto delle nostre diversità, non avendo più vincoli di Programma di Governo.
Programma di Governo che però riteniamo contenga quelle che sono i veri interventi di cui il Paese ha bisogno.
Dobbiamo quindi continuare un confronto serrato con il Partito Socialista, con il quale i punti in comune sono tanti e sicuramente in quanto l’alleato più naturale della DC;
dobbiamo continuare anche il dialogo ed il confronto con il PSD perché le emergenze che ci hanno fatto decidere di collaborare nell’ultima legislatura e di proporci assieme anche in quella in corso non sono terminate anzi temo, e spero di sbagliarmi per il Paese, che dopo questo governo ne avremo delle maggiori;
dobbiamo non disperdere il valore, e quindi ricercare il confronto, che anche una forza come Noi Sammarinesi rappresenta.
Dovremmo confrontarci anche con i Partiti e Movimenti facenti parte della attuale maggioranza ed anche con RETE e Movimento Democratico per il dovere che abbiamo verso il Paese di mettere a disposizione quello che siamo in grado di dare, anche da forza di opposizione.
La DC non è e non può essere un Partito che si sottrae al confronto.
Confronto che una forza politica che ha nel suo DNA la cultura della proposta e la cultura di governo non può sottrarsi alla necessità di definire con altri il percorso per il soddisfacimento dei bisogni del Paese.
Se anche avessimo il 51 % dei consensi non potremmo mai sottrarci al confronto con gli altri Partiti e con il Paese.
Lascio la responsabilità di Segretario Politico del PDCS dopo due mandati.
Sono stati mandati complessi, con delusioni e momenti di sconforto, soprattutto di fronte agli attacchi personali che in un determinato periodo mi sono arrivati, non tanto per piegare la mia persona ma, attraverso di me, per cercare di piegare il Partito e mettere in discussione il percorso intrapreso di trasparenza e legalità.
Voglio ringraziare la mia famiglia che non mi ha mai lasciato solo in quei momenti, soffrendo in silenzio, e voglio ringraziare anche i veri amici, che ho incontrato anche in politica, dai quali ho ricevuto vicinanza, sostegno e fiducia.
Ammetto però di aver avuto anche tante soddisfazioni e gioie per le quali sono in debito verso di Voi e verso il Partito.
Mi ha fatto piace, nonostante la sconfitta elettorale, di cui mi assumo la mia quota parte di responsabilità, essere avvicinato da tanti di voi che mi hanno chiesto di rimanere a condurre il Partito, per il senso di responsabilità dimostrato, per la capacità di ascolto verso tutti, per la capacità di gestire i momenti di tensione controllando anche le emozioni più forti.
Ma ripeto con convinzione che il Partito ha sicuramente bisogno dell’apporto e del sostegno di tutti noi, e quindi anche del mio apporto e sostegno,
ma grazie a quello che è stato seminato in questi anni sono certo che oggi il Partito abbia grandi prospettive e possa dimostrare anche attraverso i lavori di questo Congresso che il P.D.C.S. sa interpretare in modo autorevole ciò di cui il Paese ha bisogno ed ha le risorse umane per garantire una conduzione del Partito non incentrata sulla mia persona.
In questi anni, assieme al Capogruppo Mazza, abbiamo fatto scelte difficili,
abbiamo avviato un percorso di ricambio generazionale non forzato sia negli incarichi interni di Partito che nelle nomine di figure nelle Commissioni pubbliche, così molti giovani hanno potuto fare esperienza ed avvicinarsi alla politica attiva.
Per far questo ci siamo sempre sottratti alle proposte di accordi od accordini che sicuramente ci avrebbero reso la vita interna al Partito più facile ma che sono stati la causa di tante divisioni nel passato e non rappresentano quello che è per me l’interesse del Partito.
Non sono convinto che per ottenere un risultato politico, seppure fosse buono, si possa derogare a principi, valori, scendere a beceri compromessi o creare delle aspettative che non saranno mantenute.
Questo modello politico lo abbiamo superato e spero che non torni più in auge nella DC.
Sono convinto che il Partito continuerà a rafforzarsi e continuerà a testimoniare che il P.D.C.S. c’è per servire il Paese e per costruire il futuro con l’identità forte di cui è portatore.
Sento di mandare un forte incoraggiamento al Movimento giovanile che ha appena completato il proprio Congresso.
Un forte augurio di buon lavoro a Lorenzo e Mirco ed ai giovani che hanno assunto incarichi di direttivo perché sull’azione e sull’apporto dei giovani si gioca il futuro del Partito.
Grazie agli amici del Gruppo Consigliare, attuale e passato, alla segreteria, Lucia e Serena, ed anche a Barbara di cui a malincuore mi sono dovuto privare, non senza difficoltà operative, per ragioni di sostenibilità di bilancio; grazie a Manuel e Tonino che mi hanno supportato ma soprattutto sopportato; grazie al Capogruppo Alessandro ed al vecchio Capogruppo Gigi; grazie agli amici che discretamente in mille modi mi hanno fatto sentire sempre la loro vicinanza e il loro sostegno.
Chiedo scusa a tutti coloro che posso aver trascurato o sconcertato in qualcosa; se ciò è avvenuto non è stato certamente mia intenzione.
Ancora grazie e sosteniamoci in questa nuova avventura,
viva il Partito Democratico Cristiano Sammarinese, viva San Marino.
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