Comincia Catia Tomasetti, 53 anni, avvocato dello studio Bonelli-Erede, specializzata in operazioni di finanza di progetto, ristrutturazioni, finanziamenti e di diritto bancario. Con una franchezza tutta femminile fa sapere di essere stata chiamata qualche mese fa da Celli credo, afferma, su indicazione di politici italiani. Spiega poi di avere sempre avuto un ruolo particolare con la politica perché suo padre ha militato nel pci e poi nelle sue declinazioni. Proprio per questo, dice, dalla politica mi sono tenuta lontanissima.
Ha sempre lavorato in finanza e su diverse crisi romagnole. “Ho assistito, ricorda, il cosiddetto Cavaliere Bianco che ha salvato il Credito di Romagna”. BCSM, sottolinea, ha un elevato livello di autonomia in un Europa dove la vera banca centrale è la BCE. Questo, per lei, comporta un aspetto decisionale più ampio all’interno di una Banca centrale europea che dovrà, ipotizza, unire all’afflato economico la visione politica. La Banca Centrale di San Marino, aggiunge, dovrà mantenere forte la sua indipendenza perché deve vigilare ma deve essere anche una autorità dialogante. Catia Tomasetti definisce quella del Fondo Monetario una scelta obbligata per San Marino perché “aiuta a ricostruire una immagine molto danneggiata negli ultimi anni, una corsia preferenziale e una garanzia di trasparenza e di correttezza” Un presidente di Banca Centrale, conclude, dovrà dialogare con l’FMI ma soprattutto aprire il mercato bancario interno all’Europa.
La franchezza iniziale si conferma nel dialogo con i commissari. A Roberto Ciavatta che si è soffermato, in particolare, sulla precedente governante ha detto “so dei fascicoli aperti e questi non mi ha fatto prendere a cuor leggero la scelta di candidarmi”. Chiunque voi scegliate, ha aggiunto, spero che abbia anche con il voto della minoranza. Perché chi assumerà questo ruolo deve essere rappresentativo di tutti.
Tocca poi a Giacomo Neri, 55 anni, professore di strategia e politica aziendale alla Cattolica di Milano. Esperienze all'estero, nel tempo, ha seguito per i maggiori gruppi, progetti del settore Banking. Il suo è stato un intervento molto tecnico e molto documentato. Veniamo dalla peggiore crisi del dopoguerra, premette, che ha creato instabilità sul sistema bancario-finanziario, colpendo il tessuto industriale italiano e anche la Repubblica. Per San Marino, aggiunge, l’aggravante è legata alla difficoltà di mantenere un adeguato flusso di liquidità estera. E’ chiarissimo, sottolinea, che la crisi è dovuta a a business model errati. Il livello degli Npl sammarinesi, aggiunge, è a livello patologico, sono vicini alla metà della ricchezza complessiva generata dalla nazione. E sono frutto di un errore di management evidente.
Perché, si è chiesto, non c’è stato un adeguato intervento preventivo dell’attività di vigilanza? Non è dipeso, risponde, dal sottodimensionamento di Banca Centrale e neppure dalla carenza di investimenti fatti dalla Repubblica in Bcsm che sono stati 5 volte superiori a quelli di altri Paesi. È mancato qualcosa, afferma, da parte della governance. Giacomo Neri premette di condividere larga parte di quanto scritto dal Fondo Monetario ma non tutta la parte che riguarda Banca Centrale. La tipicità, sottolinea, è che l’azionista di riferimento è pubblico.
L’indipendenza è un dato di fatto, rimarca, ma non può non esserci una funzione forte di raccordo perché da questa sorta di acefalità di controllo di BCSM sono derivati problemi significativi. Neri fa anche sapere di avere parlato, ai massimi livelli di Banca d'Italia, delle difficoltà incontrate dal memorandum.
Conosco i problemi, afferma , e non si può prescindere dalla loro soluzione. Servono anche relazioni costruttive con i grandi investitori privati internazionali e un piano strategico leggero. La riforma statutaria, aggiunge, deve essere coerente con quella della Banca Centrale e non si deve svilire la funzione del Consiglio direttivo. La vigilanza, sottolinea Neri, ha funzionato male: ci sono state 12 visite a un soggetto vigilato che pesa poco più dello 0%. E bisogna portare in Repubblica le persone migliori, altrimenti il debito verrà utilizzato per tappare i buchi.
Sonia Tura
Ha sempre lavorato in finanza e su diverse crisi romagnole. “Ho assistito, ricorda, il cosiddetto Cavaliere Bianco che ha salvato il Credito di Romagna”. BCSM, sottolinea, ha un elevato livello di autonomia in un Europa dove la vera banca centrale è la BCE. Questo, per lei, comporta un aspetto decisionale più ampio all’interno di una Banca centrale europea che dovrà, ipotizza, unire all’afflato economico la visione politica. La Banca Centrale di San Marino, aggiunge, dovrà mantenere forte la sua indipendenza perché deve vigilare ma deve essere anche una autorità dialogante. Catia Tomasetti definisce quella del Fondo Monetario una scelta obbligata per San Marino perché “aiuta a ricostruire una immagine molto danneggiata negli ultimi anni, una corsia preferenziale e una garanzia di trasparenza e di correttezza” Un presidente di Banca Centrale, conclude, dovrà dialogare con l’FMI ma soprattutto aprire il mercato bancario interno all’Europa.
La franchezza iniziale si conferma nel dialogo con i commissari. A Roberto Ciavatta che si è soffermato, in particolare, sulla precedente governante ha detto “so dei fascicoli aperti e questi non mi ha fatto prendere a cuor leggero la scelta di candidarmi”. Chiunque voi scegliate, ha aggiunto, spero che abbia anche con il voto della minoranza. Perché chi assumerà questo ruolo deve essere rappresentativo di tutti.
Tocca poi a Giacomo Neri, 55 anni, professore di strategia e politica aziendale alla Cattolica di Milano. Esperienze all'estero, nel tempo, ha seguito per i maggiori gruppi, progetti del settore Banking. Il suo è stato un intervento molto tecnico e molto documentato. Veniamo dalla peggiore crisi del dopoguerra, premette, che ha creato instabilità sul sistema bancario-finanziario, colpendo il tessuto industriale italiano e anche la Repubblica. Per San Marino, aggiunge, l’aggravante è legata alla difficoltà di mantenere un adeguato flusso di liquidità estera. E’ chiarissimo, sottolinea, che la crisi è dovuta a a business model errati. Il livello degli Npl sammarinesi, aggiunge, è a livello patologico, sono vicini alla metà della ricchezza complessiva generata dalla nazione. E sono frutto di un errore di management evidente.
Perché, si è chiesto, non c’è stato un adeguato intervento preventivo dell’attività di vigilanza? Non è dipeso, risponde, dal sottodimensionamento di Banca Centrale e neppure dalla carenza di investimenti fatti dalla Repubblica in Bcsm che sono stati 5 volte superiori a quelli di altri Paesi. È mancato qualcosa, afferma, da parte della governance. Giacomo Neri premette di condividere larga parte di quanto scritto dal Fondo Monetario ma non tutta la parte che riguarda Banca Centrale. La tipicità, sottolinea, è che l’azionista di riferimento è pubblico.
L’indipendenza è un dato di fatto, rimarca, ma non può non esserci una funzione forte di raccordo perché da questa sorta di acefalità di controllo di BCSM sono derivati problemi significativi. Neri fa anche sapere di avere parlato, ai massimi livelli di Banca d'Italia, delle difficoltà incontrate dal memorandum.
Conosco i problemi, afferma , e non si può prescindere dalla loro soluzione. Servono anche relazioni costruttive con i grandi investitori privati internazionali e un piano strategico leggero. La riforma statutaria, aggiunge, deve essere coerente con quella della Banca Centrale e non si deve svilire la funzione del Consiglio direttivo. La vigilanza, sottolinea Neri, ha funzionato male: ci sono state 12 visite a un soggetto vigilato che pesa poco più dello 0%. E bisogna portare in Repubblica le persone migliori, altrimenti il debito verrà utilizzato per tappare i buchi.
Sonia Tura
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