Il dibattito su Asset è infuocato. Ci si arriva dopo il riferimento del Segretario alle Finanze sul Cis. L'opposizione è nervosa, “a microfoni spenti nulla di nuovo – dicono – rispetto quanto già si sapeva”. Ma la sua rabbia esplode quando a prendere la parola, questa volta su Asset e subito dopo il Segretario Guidi, è l'ex titolare delle Finanze Simone Celli. Un passo indietro. Nel suo riferimento Eva Guidi parte dalla premessa dell'autonomia di Banca Centrale e rimarca che le sentenze di accoglimento dei provvedimenti impugnati non entrano nel contenuto dei riscontri oggettivi dei provvedimenti in vigore. Sono state infatti circostanze oggettive riconducibili all'assenza della sana e prudente gestione – spiega - ad avere portato l'Autorità di Vigilanza ad applicarli. Ribadendo, poi, che è in totale autonomia che Via del Voltone dispone e gestisce l'amministrazione straordinaria e la liquidazione coatta amministrativa.
Quando prende la parola Simone Celli, l'opposizione abbandona l'aula. Il consigliere di SSD, ex segretario alle Finanze, difende le scelte compiute e definisce corretto l'orientamento del CCR sulla base degli elementi informativi che vennero messi a disposizione dalla Vigilanza. Punta il dito contro un'opposizione che "incapace di dare sostanza ad un progetto politico ha intrapreso la strada dello scontro frontale". Respinge le accuse di responsabilità politiche perché i vizi formali del commissariamento – afferma – diventano marginali rispetto alla gravità della sostanza. Dai documenti emergeva con chiarezza una situazione terribile di Asset. Celli fa riferimento all'audit sui presidi antiriclaggio predisposti dallo studio Retter e dal team guidato da Giambattista Duso, esperti che nulla avevano a che vedere con il cerchio magico di savorelliana memoria.
L'Aula s'infiamma. Per Alessandro Cardelli l'intervento di Celli è una provocazione, “ l'ex Segretario alle Finanze ha aperto lo show” - commenta Grazia Zafferani. “ Non si capisce dove finisce Confuorti ed inizi Celli” ironizza Marianna Bucci, stupendosi che abbia magnificato la relazione di Giambattista Duso considerando i collegamenti con Confuorti. Rete sottolinea di non aver mai contestato il commissariamento in sé ma le sue modalità, con l'unico obiettivo di affossare la banca, contro il sistema.” Non è accettabile per Pasquale Valentini parlare di intervento formale. “La sentenza è chiara e parla di sviamento di potere, violazioni di legge, inattendibilità delle verifiche, difetto di istruttoria. Ci dice che non c'è la sostanza, che non ci sono i fatti. Da questa vicenda dovranno emergere responsabilità individuali perché c'è chi ha guidato quegli atti. La sentenza conferma che stiamo servendo un progetto. E' documentato che bisognava fare così e per farlo siamo stati disposti a tutto”.
Tutta l'opposizione richiama alle responsabilità politiche Governo e CCR, per aver avallato e difeso atti e persone. Dal riferimento del Segretario Guidi – tuona Dalibor Riccardi – mi sarei aspettato un mea culpa su poca prudenza e troppa fiducia verso qualcuno, non lo scaricabarile su Banca Centrale”. Spera che questo mea culpa arrivi da consiglieri di maggioranza che invece, quando prendono la parola, stigmatizzano una minoranza che ha già la sentenza definitiva in tasca. Alessandro Bevitori richiama alla prudenza e fa parallelismi col passato, ricordando il caso Finproject finito nelle pagine del conto Mazzini e la liquidazione coatta della Banca Commerciale ceduta ad un euro proprio ad Asset, che poté godere del credito d'imposta e dello spostamento degli attivi. Nel 2016 Banca Centrale ne sollevò dall'incarico i vertici che nonostante tutto continuarono ad imporre le loro regole nel cda. “Non possiamo fare finta di nulla – dice – rispetto alle gravi violazioni in Asset”. Anche Michele Muratori ricorda che si tratta di una sentenza di primo grado e nell'attesa della sentenza definitiva si dice sostenitore della sostanza piuttosto che della forma. “Oggi per l'opposizione è un giorno di festa ma il paese ha bisogno di ben altro che di una tifoseria da curva nord”. “Quando ero in maggioranza mi sono reso conto che facevo parte inconsapevolmente di un disegno. Non potevo accettarlo”, così Tony Margiotta che ricorda i giorni del commissariamento, “il continuo cambio di posizioni del governo per le azioni di Banca Centrale, in cerca dei documenti necessari per la gestione del caos”. La sentenza della Pasini “ un pugno dello stomaco. Avrei preferito sbagliarmi”.
Per il segretario agli Interni la minoranza si è costruita la sua verità: 4 criminali del CCR che hanno scippato una banca trasparente e che operava nella piena legittimità. “E' questo – dice – che dobbiamo combattere. Non avete la più pallida idea del travaglio e delle difficoltà nel subire certe decisioni”. Invita ad andare alla sostanza “nessuno – dice – ha perso i suoi risparmi”. Nicola Renzi riporta alla sentenza sul conto Mazzini. “Non raccontiamoci la frottola che i problemi del sistema siano nati in questa legislatura e per le idee distorte di una maggioranza o qualche membro di governo. Le licenze bancarie sono state concesse in tempi dominati da logiche spartitorie di centri di potere. Evitiamo le santificazioni”.
C'è chi ancora non si arrende alla speranza di un Consiglio unito per uscire dalla crisi.
“Se si alzano sempre i toni e ci si spara contro – dice Jader Tosi - non rimane altro che andare in trincea e difendersi. Serve la politica nel suo inseme”. “C'è necessità di riavvicinare sistema bancario sammariense all'economia reale e al suo sviluppo, evitanto che vada in mano a speculatori come è stato e come vogliamo non sia più” - aggiunge Nicola Selva. “Siamo noi in Aula a dover mettere le basi perché ciò non avvenga, ma sono anche i sammarinesi negli istituti che devono dare un indirizzo di rilancio al nuovo sistema”.
Per Marco Nicolini “non possiamo aspettare che la magistratura ci dica se questo paese deve rimanere in piedi o meno, non possiamo più prescindere dall'unità d'intenti. Il Consiglio ha l'ultima occasione per dimostrare la propria utilità in questa legislatura e Bcsm ha un'occasione di rivincita su un passato oscuro. In questo momento esacerbare i toni per andare contro il governo significa andare contro il paese”. Ma per Francesco Mussoni si può ragionare solo dopo che la maggioranza avrà dichiarato il fallimento” mentre Denise Bronzetti non capisce perché oggi “ci si arrampichi sui muri negando l'evidenza su quanto fatto da governo e ccr mentre alla luce di quello che sta succedendo in queste ore tutto tace, come se le questioni non stessero sullo stesso piano, con un istituto nel mirino e l'altro come se fosse fuori confine, trattati con due pesi e due misure”.
“I problemi del sistema bancario non sono finiti e nascono con Asset banca”, ribadisce Roberto Ciavatta. “Ci dicono che era amministrato male. Oggi sta accadendo una cosa simile ma anche in questo caso la banca non va chiusa. Va tutelato il sistema”. La sentenza della Pasini parla di sviamento di potere: “nessuno, nel caso di Asset, si è mai posto il problema di salvare l'istituto. Si voleva che saltasse. Oggi dovremo preoccuparci degli impatti sul sistema. “Non ce la caveremo con meno di 100 milioni. Non possiamo fare spallucce è giunto il momento di stabilire chi deve pagare. Per Ciavatta è dovere della Guidi portare avanti azioni di responsabilità nei confronti di Grais e Savorelli e di tutti coloro richiamati nell'ordinanza, compreso il CCR, in solido personalmente. Sarà nostra cura farlo. Anche andando in tribunale”.
Per Andrea Zafferani “avremmo già da tempo concentraci sull'architettura istituzionale del nostro sistema, interrogandoci se la legge e i poteri date a Banca Centrale per risolvere certe situazioni siano giusti, se vada rivista la sua autonomia e se vanno trovati contropoteri. Non è stato mai fatto, se non in senso polemico e oggi si è persa un'occasione”.
Concorda Luca Boschi: “Noi ci confrontiamo su colpevoli e trame ma mai sulle soluzioni da portare ad un sistema malato. Se continuiamo a tenere il livello così basso i problemi non li risolveremo mai. Nessuna banca si salva da sola”.
“Avete perso le tre partite più importanti per questo paese nel settore bancario – dice Pedini Amati. “La più grande responsabilità di maggioranza e Governo è avere concesso la manleva ai primi che dovrebbero pagare”. Per Enrico Carattoni solo Banca Centrale ha il potere di rivalersi con chi ha commesso errori formali o sostanziali. Se ci sono responsabilità politiche saranno i cittadini a deciderlo con il loro voto. Quelle penali sarà il tribunale ad accertarlo. Ma è squalificante in aula tirare per la giacchetta questo o quel giudice come ha fatto la Dc. Così si strumentalizzano i magistrati”.
MF
Quando prende la parola Simone Celli, l'opposizione abbandona l'aula. Il consigliere di SSD, ex segretario alle Finanze, difende le scelte compiute e definisce corretto l'orientamento del CCR sulla base degli elementi informativi che vennero messi a disposizione dalla Vigilanza. Punta il dito contro un'opposizione che "incapace di dare sostanza ad un progetto politico ha intrapreso la strada dello scontro frontale". Respinge le accuse di responsabilità politiche perché i vizi formali del commissariamento – afferma – diventano marginali rispetto alla gravità della sostanza. Dai documenti emergeva con chiarezza una situazione terribile di Asset. Celli fa riferimento all'audit sui presidi antiriclaggio predisposti dallo studio Retter e dal team guidato da Giambattista Duso, esperti che nulla avevano a che vedere con il cerchio magico di savorelliana memoria.
L'Aula s'infiamma. Per Alessandro Cardelli l'intervento di Celli è una provocazione, “ l'ex Segretario alle Finanze ha aperto lo show” - commenta Grazia Zafferani. “ Non si capisce dove finisce Confuorti ed inizi Celli” ironizza Marianna Bucci, stupendosi che abbia magnificato la relazione di Giambattista Duso considerando i collegamenti con Confuorti. Rete sottolinea di non aver mai contestato il commissariamento in sé ma le sue modalità, con l'unico obiettivo di affossare la banca, contro il sistema.” Non è accettabile per Pasquale Valentini parlare di intervento formale. “La sentenza è chiara e parla di sviamento di potere, violazioni di legge, inattendibilità delle verifiche, difetto di istruttoria. Ci dice che non c'è la sostanza, che non ci sono i fatti. Da questa vicenda dovranno emergere responsabilità individuali perché c'è chi ha guidato quegli atti. La sentenza conferma che stiamo servendo un progetto. E' documentato che bisognava fare così e per farlo siamo stati disposti a tutto”.
Tutta l'opposizione richiama alle responsabilità politiche Governo e CCR, per aver avallato e difeso atti e persone. Dal riferimento del Segretario Guidi – tuona Dalibor Riccardi – mi sarei aspettato un mea culpa su poca prudenza e troppa fiducia verso qualcuno, non lo scaricabarile su Banca Centrale”. Spera che questo mea culpa arrivi da consiglieri di maggioranza che invece, quando prendono la parola, stigmatizzano una minoranza che ha già la sentenza definitiva in tasca. Alessandro Bevitori richiama alla prudenza e fa parallelismi col passato, ricordando il caso Finproject finito nelle pagine del conto Mazzini e la liquidazione coatta della Banca Commerciale ceduta ad un euro proprio ad Asset, che poté godere del credito d'imposta e dello spostamento degli attivi. Nel 2016 Banca Centrale ne sollevò dall'incarico i vertici che nonostante tutto continuarono ad imporre le loro regole nel cda. “Non possiamo fare finta di nulla – dice – rispetto alle gravi violazioni in Asset”. Anche Michele Muratori ricorda che si tratta di una sentenza di primo grado e nell'attesa della sentenza definitiva si dice sostenitore della sostanza piuttosto che della forma. “Oggi per l'opposizione è un giorno di festa ma il paese ha bisogno di ben altro che di una tifoseria da curva nord”. “Quando ero in maggioranza mi sono reso conto che facevo parte inconsapevolmente di un disegno. Non potevo accettarlo”, così Tony Margiotta che ricorda i giorni del commissariamento, “il continuo cambio di posizioni del governo per le azioni di Banca Centrale, in cerca dei documenti necessari per la gestione del caos”. La sentenza della Pasini “ un pugno dello stomaco. Avrei preferito sbagliarmi”.
Per il segretario agli Interni la minoranza si è costruita la sua verità: 4 criminali del CCR che hanno scippato una banca trasparente e che operava nella piena legittimità. “E' questo – dice – che dobbiamo combattere. Non avete la più pallida idea del travaglio e delle difficoltà nel subire certe decisioni”. Invita ad andare alla sostanza “nessuno – dice – ha perso i suoi risparmi”. Nicola Renzi riporta alla sentenza sul conto Mazzini. “Non raccontiamoci la frottola che i problemi del sistema siano nati in questa legislatura e per le idee distorte di una maggioranza o qualche membro di governo. Le licenze bancarie sono state concesse in tempi dominati da logiche spartitorie di centri di potere. Evitiamo le santificazioni”.
C'è chi ancora non si arrende alla speranza di un Consiglio unito per uscire dalla crisi.
“Se si alzano sempre i toni e ci si spara contro – dice Jader Tosi - non rimane altro che andare in trincea e difendersi. Serve la politica nel suo inseme”. “C'è necessità di riavvicinare sistema bancario sammariense all'economia reale e al suo sviluppo, evitanto che vada in mano a speculatori come è stato e come vogliamo non sia più” - aggiunge Nicola Selva. “Siamo noi in Aula a dover mettere le basi perché ciò non avvenga, ma sono anche i sammarinesi negli istituti che devono dare un indirizzo di rilancio al nuovo sistema”.
Per Marco Nicolini “non possiamo aspettare che la magistratura ci dica se questo paese deve rimanere in piedi o meno, non possiamo più prescindere dall'unità d'intenti. Il Consiglio ha l'ultima occasione per dimostrare la propria utilità in questa legislatura e Bcsm ha un'occasione di rivincita su un passato oscuro. In questo momento esacerbare i toni per andare contro il governo significa andare contro il paese”. Ma per Francesco Mussoni si può ragionare solo dopo che la maggioranza avrà dichiarato il fallimento” mentre Denise Bronzetti non capisce perché oggi “ci si arrampichi sui muri negando l'evidenza su quanto fatto da governo e ccr mentre alla luce di quello che sta succedendo in queste ore tutto tace, come se le questioni non stessero sullo stesso piano, con un istituto nel mirino e l'altro come se fosse fuori confine, trattati con due pesi e due misure”.
“I problemi del sistema bancario non sono finiti e nascono con Asset banca”, ribadisce Roberto Ciavatta. “Ci dicono che era amministrato male. Oggi sta accadendo una cosa simile ma anche in questo caso la banca non va chiusa. Va tutelato il sistema”. La sentenza della Pasini parla di sviamento di potere: “nessuno, nel caso di Asset, si è mai posto il problema di salvare l'istituto. Si voleva che saltasse. Oggi dovremo preoccuparci degli impatti sul sistema. “Non ce la caveremo con meno di 100 milioni. Non possiamo fare spallucce è giunto il momento di stabilire chi deve pagare. Per Ciavatta è dovere della Guidi portare avanti azioni di responsabilità nei confronti di Grais e Savorelli e di tutti coloro richiamati nell'ordinanza, compreso il CCR, in solido personalmente. Sarà nostra cura farlo. Anche andando in tribunale”.
Per Andrea Zafferani “avremmo già da tempo concentraci sull'architettura istituzionale del nostro sistema, interrogandoci se la legge e i poteri date a Banca Centrale per risolvere certe situazioni siano giusti, se vada rivista la sua autonomia e se vanno trovati contropoteri. Non è stato mai fatto, se non in senso polemico e oggi si è persa un'occasione”.
Concorda Luca Boschi: “Noi ci confrontiamo su colpevoli e trame ma mai sulle soluzioni da portare ad un sistema malato. Se continuiamo a tenere il livello così basso i problemi non li risolveremo mai. Nessuna banca si salva da sola”.
“Avete perso le tre partite più importanti per questo paese nel settore bancario – dice Pedini Amati. “La più grande responsabilità di maggioranza e Governo è avere concesso la manleva ai primi che dovrebbero pagare”. Per Enrico Carattoni solo Banca Centrale ha il potere di rivalersi con chi ha commesso errori formali o sostanziali. Se ci sono responsabilità politiche saranno i cittadini a deciderlo con il loro voto. Quelle penali sarà il tribunale ad accertarlo. Ma è squalificante in aula tirare per la giacchetta questo o quel giudice come ha fatto la Dc. Così si strumentalizzano i magistrati”.
MF
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