Sembra che la gestazione sia stata un po' lunga e complessa e che sia cominciata con un libro del 1968, Do the Androids dream of electric sheep? di Philip Dick, prima che la pellicola diretta da Ridley Scott arrivasse sul grande schermo, destinata come sappiamo a diventare una leggenda.
Era il 1982 quando “Blade Runner” arrivava nelle sale cinematografiche, dopo interventi pesanti della produzione, sequenze ‘regalate’ da un altro regista, Stanley Kubrick (non proprio uno qualunque), versioni su versioni (se ne contano sette). Compreso il director’s cut con il finale voluto dallo stesso Scott e non con quello, lieto, voluto dai produttori. Senza contare un'attrice ingovernabile come Sean Young (la replicante Rachel), vittima dell’alcol e protagonista di parecchi eccessi ed un esordio desolante al botteghino. Insomma, tutti gli ingredienti per un radioso futuro: che infatti arrivò. Oggi festeggiamo il quarantennale da quella frase iconica derivata dal monologo pronunciato dal replicante Roy Batty.