L'era del cinghiale bianco non sarà certo il disco che ha venduto di più della discografia di Franco Battiato, ma è rimasto un caposaldo nella vita musicale del Maestro siciliano che dal 1979, anno di pubblicazione, in poi l'ha inserita in svariate raccolte e non ha terminato un concerto senza prima averla riproposta. Ma che significato ha, cosa vuol dire? L'era del cinghiale bianco è un riferimento che ci riporta alla cultura celtica, indicando un periodo remoto di splendore della stessa, come una sorta di età dell'oro perduta e comune a molte culture. In senso più generale il cinghiale per i celti indica un simbolo di vitalità e forza, ma non solo, la sua carne veniva sepolta insieme ai defunti per accompagnarli nell'aldilà. Era inoltre l'animale che spesso simboleggiava la Dea Madre. Del cinghiale bianco se ne parla anche nella leggenda di San Pietro al Monte, nella quale un principe va a caccia di un temibile cinghiale bianco e la caccia porterà il principe su territori del divino, poi alla cecità e ad altri incontri magici.
Battiato per realizzare questa canzone prende spunto da un saggio: "Simboli della scienza sacra" di René Guénon, pubblicato nel 1962, dove il cinghiale viene analizzato come elemento della mitologia celtica. Decantato come un animale sacro e simbolo dell'autorità spirituale, che viene contrapposta all'orso che invece raffigura l'emblema del potere temporale. Figura della tradizione Indù che identifica la nostra stessa era e quindi, l'era del cinghiale bianco, oltre a rappresentare il terzo dei dieci avatar di Vishnu.
Questa, per gli Indù, rappresentata una fase mitologica e magica per l'uomo nella quale si raggiunge la conoscenza assoluta in senso spirituale. Battiato, dal canto suo, sfrutta il legame per esprimere con una minima presa di coscienza a ridimensionare tutti i piccoli insignificanti problemi quotidiani è possibile elevarsi ad uno stato di conoscenza interiore completa. Al brano collabora anche Giusto Pio a cui è affidato il violino protagonista nel tappeto musicale introduttivo e che va ad accompagnare l'altro strumento predominante della canzone, la chitarra elettrica. Si percepisce chiaramente di Battiato l'aspirazione al raggiungimento di una dimensione spirituale, un messaggio che l'autore siciliano fa passare anche attraverso il minimo utilizzo delle parole. Formato volutamente da solo due brevi strofe che oltre al ritornello lasciano campo libero alla musica ed al pensiero. Un brano particolare, quindi, che ben identifica la personalità e l'unicità artistica di Franco Battiato, un cantautore di grande qualità e ben lontano dalla banalità di una certa musica di massa.
Grazie Maestro Battiato